sabato 10 dicembre 2011

Occupy Earth




Il progresso continua mentre il punto di non ritorno s’avvicina
 

Mentre il pensiero religioso accompagna con la sua imbarazzante superstizione la democrazia spettacolare planetaria verso un unico inferno sacrificale, il pianeta intero è spinto meccanicamente a una reazione naturale che rischia, a termine, di espellere un buon numero di umani e una gran parte di forme del vivente fuori dal gioco della vita.

Il capitalismo è ormai visibilmente un nichilismo in cui le democrazie giudeocristiane morenti e le democrazie islamiche nascenti fondano sulla personalità autoritaria intrattenuta di una maggioranza addomesticata di ignoranti e di timorosi, di fanatici e di terrorizzati il loro potere di gestione delle mandrie di servitori volontari e non.

La pur folta minoranza di umani sparsa dovunque per il mondo è ridotta a spettatrice laica e impotente di un progresso religiosamente scientifico e di fedi più o meno dolcemente oscurantiste in uno spettacolo sociale osceno di liturgie idiote e di consumi alienati.

Che ognuno tiri le proprie conseguenze dai dati di fatto dell’informazione qui allegata, mi pare, però, più che mai certo che l’emancipazione del proletariato assoluto a cui è stata ridotta l’umanità intera (oltre le redditizie divisioni spettacolari in caste che hanno sostituito le classi sul palcoscenico di una storia confiscata) sarà opera dello stesso proletariato o non sarà affatto


Sergio Ghirardi



 SUD informa



da Durban: Summit sul clima

Warning! Delay kills you
Attenzione! Il ritardo ti uccide
Cuidado! El retraso te mata


Si conclude la 17° Conferenza Onu sul clima di Durban, Sudafrica. Dopo due settimane di lavori il solo commento possibile è che l'obiettivo numero uno, ovvero la riduzione di emissioni, è fallito. Kyoto scade tra un anno e  non c'è consenso su un nuovo regime vincolante. Unico impegno: la continuazione delle negoziazioni per arrivare ad  un patto entro il 2015, la cui validità potrebbe partire dal 2020. Decisamente troppo tardi per la scienza - che parla del picco massimo entro il 2015 - e per evitare la catastrofe, ovvero un aumento della temperatura media di circa 4°c (7 in  Africa) l'inabissamento di molti stati insulari e di migliaia di km di coste, desertificazione, eventi climatici estremi, e  350mila vittime l'anno destinate ad aumentare, di cui fanno parte anche le vittime delle alluvioni italiane di questo  autunno. 
Due anni fa alla Cop15 di Copenaghen erano presenti tutti i capi di Stato e ripetevano che i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per l'umanità. Solo due anni dopo e a situazione ambientale non certo migliorata, a Durban i capi di stato sono assenti e sui giornali quasi ovunque si parla solo di spread e debito, cancellando dalle prime pagine i rischi del caos climatico e le possibili alternative. Anzi, la crisi climatica è diventata spudorata occasione di speculazione per i mercati e la finanza, attraverso i noti meccanismi di carbon trade e redd+. Sullo sfondo, l'occasione fornita dalle grandi potenzialità economiche della green economy - non a caso strategico è il ruolo della Cina - venduta come ricetta per la febbre del pianeta ma in realtà benzina nel motore e nuova frontiera di espansione dello stesso modello di sviluppo che ha causato la crisi climatica ed economica. 
 
Una scelta irresponsabile e disastrosa per le sorti dell'umanità. Dall'altra parte la scienza richiama l'attenzione sulla necessità di agire rapidamente. Movimenti sociali, sindacati, comitati, organizzazioni e associazioni presenti a Durban hanno offerto soluzioni concrete per transitare verso un modello basato sulla sostenibilità sociale ed ambientale. Riconversione industriale, democrazia energetica, agricoltura organica sono le proposte a cui i governi e le forze politiche dovrebbero dare seguito. Facciamo in fretta.