Il progresso continua mentre il punto di non ritorno
s’avvicina
Mentre il pensiero religioso accompagna con la sua
imbarazzante superstizione la democrazia spettacolare planetaria verso un unico
inferno sacrificale, il pianeta intero è spinto meccanicamente a una reazione
naturale che rischia, a termine, di espellere un buon numero di umani e una
gran parte di forme del vivente fuori dal gioco della vita.
Il capitalismo è ormai visibilmente un nichilismo in cui
le democrazie giudeocristiane morenti e le democrazie islamiche nascenti
fondano sulla personalità autoritaria intrattenuta di una maggioranza
addomesticata di ignoranti e di timorosi, di fanatici e di terrorizzati il loro
potere di gestione delle mandrie di servitori volontari e non.
La pur folta minoranza di umani sparsa dovunque per il
mondo è ridotta a spettatrice laica e impotente di un progresso religiosamente
scientifico e di fedi più o meno dolcemente oscurantiste in uno spettacolo sociale
osceno di liturgie idiote e di consumi alienati.
Che ognuno tiri le proprie conseguenze dai dati di fatto dell’informazione
qui allegata, mi pare, però, più che mai certo che l’emancipazione del
proletariato assoluto a cui è stata ridotta l’umanità intera (oltre le redditizie
divisioni spettacolari in caste che hanno sostituito le classi sul palcoscenico
di una storia confiscata) sarà opera dello stesso proletariato o non sarà
affatto
Sergio Ghirardi
A SUD informa
da
Durban: Summit sul clima
Warning! Delay kills you
Attenzione! Il ritardo ti uccide
Cuidado! El retraso te mata
Si
conclude la 17°
Conferenza Onu sul clima di Durban, Sudafrica. Dopo due
settimane di lavori il solo commento possibile è che l'obiettivo numero uno,
ovvero la riduzione di emissioni, è fallito. Kyoto scade tra un anno e
non c'è consenso su un nuovo regime vincolante. Unico impegno: la
continuazione delle negoziazioni per arrivare ad un patto entro il 2015,
la cui validità potrebbe partire dal 2020. Decisamente troppo tardi per la
scienza - che parla del picco massimo entro il 2015 - e per evitare la
catastrofe, ovvero un aumento della temperatura media di circa 4°c (7 in Africa)
l'inabissamento di molti stati insulari e di migliaia di km di coste,
desertificazione, eventi climatici estremi, e 350mila vittime l'anno
destinate ad aumentare, di cui fanno parte anche le vittime delle alluvioni
italiane di questo autunno.
Due
anni fa alla Cop15 di Copenaghen erano presenti tutti i capi di Stato e
ripetevano che i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per
l'umanità. Solo due anni dopo e a situazione ambientale non certo migliorata, a
Durban i capi di stato sono assenti e sui giornali quasi ovunque si parla solo
di spread e debito, cancellando dalle prime pagine i rischi del caos climatico
e le possibili alternative. Anzi, la crisi climatica è diventata spudorata
occasione di speculazione per i mercati e la finanza, attraverso i noti
meccanismi di carbon trade e redd+. Sullo sfondo, l'occasione fornita dalle
grandi potenzialità economiche della green economy - non a caso strategico è il
ruolo della Cina - venduta come ricetta per la febbre del pianeta ma in realtà
benzina nel motore e nuova frontiera di espansione dello stesso modello di
sviluppo che ha causato la crisi climatica ed economica.
Una
scelta irresponsabile e disastrosa per le sorti dell'umanità. Dall'altra
parte la scienza richiama l'attenzione sulla necessità di agire rapidamente.
Movimenti sociali, sindacati, comitati, organizzazioni e associazioni presenti
a Durban hanno offerto soluzioni concrete per transitare verso un modello
basato sulla sostenibilità sociale ed ambientale. Riconversione industriale,
democrazia energetica, agricoltura organica sono le proposte a cui i governi e
le forze politiche dovrebbero dare seguito. Facciamo in fretta.