A due passi dall’Italia che come tutti i paesi limitrofi condividerà i rischi di questo crimine contro l’umanità
Nucleare:
il naufragio della classe dirigente francese
10 février 2022
Emmanuel Macron ha annunciato la costruzione di sei nuovi
reattori EPR e altri otto in progetto, il 10 febbraio a Belfort. Quest’annuncio
traduce l’incapacità della classe dirigente di questo paese a pensare il mondo
attuale.
La classe dirigente di questo paese è incredibilmente priva
di realismo. Vive in un regno magico
dove scienza, tecnica ed economia non esistono. Sarà bastato a questa classe
dirigente – che da tre decenni non fa quasi nulla contro il cambiamento
climatico, che continua a costruire autostrade, ampliare aeroporti,
moltiplicare i dispositivi di consumo energetico –, sarà bastato che una lobby
sostenuta da pochi abili comunicatori le dica da qualche anno “Il nucleare non
emette CO2”, per farle credere di aver trovato la soluzione a questa sfida ostinata:
come evitare l'aggravarsi del cambiamento climatico?
L'intero arco di destra, cui si aggiunge un partito comunista
che non smette più di morire per la sua arretratezza, promette quindi di
costruire dei reattori EPR a chi più ne ha più ne metta, ed è Macron che lancia
il ballo ufficiale giovedì 10 febbraio a Belfort.
Conviene smorzare questo entusiasmo mortifero, che riflette
soprattutto l'incapacità della classe dirigente francese nel pensare al mondo
attuale. Incapacità che spiega perché questo paese sta regredendo a tutti i
livelli, e se quello delle libertà non è il meno importante, quello
dell'intelligenza collettiva è il più significativo.
Ricordiamo quindi un semplice fatto: l'energia nucleare è
pericolosa. Senza entrare qui nel dibattito sulle conseguenze della catastrofe di
Chernobyl (1986) e di quella di Fukushima (2011), basti pensare che le regioni
colpite dalla ricaduta radioattiva in Bielorussia e Giappone restano
interessate da una radioattività dilagante, che rende la vita di centinaia di
migliaia di persone su migliaia di chilometri quadrati penosa, inquietante, desolante.
Il costo per i paesi interessati è di centinaia di miliardi di euro. E
l'ipotesi che un simile incidente avvenga in Francia è credibile quanto quella che
sopraggiunga una pandemia – come l’hanno previsto da anni naturalisti ed
ecologisti senza essere ascoltati, fino all’irruzione del Covid-19.
“Un incidente nucleare è
sempre possibile, ha ricordato Bernard Doroszczuk, presidente dell'Autorità
per la sicurezza nucleare (ASN), il 19 gennaio, e chi sostenesse il contrario si assumerebbe una grande responsabilità.
Penso che si debba rimanere vigili, che si debba rimanere realisti. Un
incidente nucleare è sempre possibile e questo richiede anticipazione”. Per
lo meno, comprendere la pertinenza di questa ipotesi implica fare di tutto per
mantenere la sicurezza al massimo livello. Diciamo, in breve, che le difficoltà
finanziarie di EDF e la pressione del governo sull'ASN fanno temere che non sia
così.
Nel mondo magico di questa classe dirigente, il problema delle scorie
radioattive non esiste: “È il volume di
una piscina olimpionica, sbraitano i venditori ambulanti, si scava una buca e il problema è risolto”.
La verità è che nessun Paese ha trovato una soluzione soddisfacente per questi
prodotti radioattivi per migliaia di anni, che la filiera francese ne ha moltiplicate
le categorie, complicando ulteriormente il problema, che il progetto di Bure,
imposto con la repressione e la corruzione delle coscienze, è tecnicamente inoperante,
che gli impianti di La Hague (nella Manica) sono saturati e pericolosi, e che
EDF e Orano accumulano rifiuti ai quattro angoli della Francia senza sapere che
cosa farne.
“In realtà la Francia non sa più costruire un reattore”.
C'è un'altra questione cruciale su cui i "responsabili"
mostrano una sbalorditiva assenza di realismo: speculano sulla promessa di
nuovi reattori mentre la Francia non riesce a portare a termine — da più di
dieci anni! — il suo modello feticcio, il reattore EPR di Flamanville, mentre
uno di quelli costruiti in Cina, a Taishan, è fermo dal luglio 2021 per un
difetto ancora inesplicato. Un difetto che potrebbe del resto avere
ripercussioni anche sull’EPR di Flamanville... Per quanto riguarda i futuri EPR
che Macron e la brillante élite di questo paese intendono costruire, bisogna
sapere che si tratta di EPR2 dalle caratteristiche di sicurezza ridotte rispetto all’EPR, che il loro dossier di
realizzazione tecnica è tutt'altro che pronto, che uno studio
dell'amministrazione dell’ottobre 2021 stimava che questi EPR2 non potessero
essere messi in servizio prima del 2040 e che il loro costo sarebbe dell’ordine
di 9 miliardi di euro, secondo le rivelazioni del sito Contexte.
Altro “dettaglio”
imbarazzante: in effetti, la Francia non sa più costruire reattori, la politica
di globalizzazione sfrenata guidata dai neoliberisti ha svuotato di parte della
sua sostanza l'industria del Paese. È obbligato a riconoscere il fatto anche il
nuclearista Jean-Marc Jancovici, che indica su Le Journal du dimanche: “Se i
francesi non sanno più costruirli, possiamo prendere in considerazione di farci
aiutare da altri! Cinesi e russi sarebbero sicuramente felicissimi”. Non è
un'idea inverosimile: come mostra Marc Endeweld in L'Emprise (Seuil, 2022), i legami forgiati da un decennio da EDF in
Cina hanno portato parecchi responsabili francesi a pensare che i partner
cinesi potrebbero diventare costruttori di centrali molto accettabili. Per la
famosa indipendenza energetica, se ne riparlerà più tardi.
La cosa più assurda è che a livello mondiale l'industria nucleare
è in declino e che tutta la dinamica di produzione di elettricità é basata
sulle rinnovabili. Senza dubbio per un semplice motivo economico: essa è più
redditizia. Come notato dal World Nuclear
Industry Status Report, "Tra il
2009 e il 2020, i costi del solare sono diminuiti del 90% e dell'eolico del
70%, mentre i costi di costruzione del reattore nucleare sono aumentati del 33%".
La classe dirigente francese, insistendo nel voler rilanciare un'industria
obsoleta di cui ha perso il controllo, sta spingendo il paese in un vicolo
cieco che lo porterà al declino — anche nel caso che un incidente nucleare non venga a porre fine
definitivamente alle fantasie francesi. Il rilancio del nucleare è una
strategia industriale superata.
“Questa élite è un naufragio. E il nucleare è una chimera"
Infine, c'è una questione che è di fatto essenziale: nel magico
mondo in cui l'oligarchia francese vorrebbe vivere, il consumo energetico non
cambia veramente, si mantiene lo stesso tenore di vita medio (e le stesse
disuguaglianze), l'elettricità prende il posto del petrolio senza che si prendano
seriamente in considerazione altre questioni. Quindi Macron e altri si affidano
su UNO scenario di RTE (Réseau du transport d’électricité) presentato a ottobre. Questa pubblicazione è avvenuta a una
data che conveniva al calendario politico di Macron, ma non al rigore
metodologico. Perché questo scenario di riferimento, presentato da tutti i
media come il più attendibile, assume come ipotesi centrale una traiettoria di
mantenimento del consumo materiale. Un altro scenario capace d’immaginare una
vera politica di sobrietà, è previsto per la fine di febbraio, dopo che gli
annunci di Macron avranno fatto scalpore.
Questo mediocre trucco comunicativo mira a falsare il dibattito, a impedire di discutere davvero del futuro. Tuttavia, tra il cambiamento climatico, il picco del petrolio e l'industria nucleare sempre più senile, è quantomeno incerto che l'attuale struttura dei consumi e delle disuguaglianze possa essere mantenuta durevolmente. Sarebbe meglio mettere sul tavolo questa domanda cruciale: come ridurremo drasticamente i consumi materiali ed energetici per evitare la disintegrazione del mondo? È questa la domanda che la classe dirigente francese si rifiuta di affrontare e ci nasconde. Nulla, però, si costruisce sui miraggi e le menzogne. Questa élite è un naufragio. E il nucleare è una chimera.
Nucléaire : le naufrage de la classe dirigeante
française
10 février 2022
Emmanuel
Macron a annoncé la construction de six nouveaux EPR,
et huit autres en projet, le 10 février à Belfort. Cette annonce traduit
l’incapacité de la classe dirigeante de ce pays à penser le monde actuel.
La
classe dirigeante de ce pays est d’un confondant irréalisme. Elle vit dans un
royaume magique où la science, la technique et l’économie n’existent pas. Il
aura suffi à cette classe dirigeante — qui depuis trois décennies ne fait quasiment rien contre
le changement climatique, qui continue à construire des autoroutes, à
agrandir des aéroports, à multiplier les dispositifs de consommation
énergétique —, il lui aura suffi qu’un lobby appuyé par quelques
communicants habiles lui dise depuis quelques années « Le
nucléaire n’émet pas de CO2 »,
pour qu’elle croie avoir trouvé la solution à cet entêtant défi : comment
éviter l’aggravation du changement climatique ?
Tout
l’arc de la droite, auquel se raccroche un parti communiste qui n’en finit pas
de mourir de son passéisme, promet donc de construire des EPR à qui mieux mieux,
M. Macron lançant le bal officiel jeudi 10 février
à Belfort.
Il
convient de doucher cet enthousiasme mortifère, qui traduit surtout
l’incapacité de la classe dirigeante française à penser le monde actuel.
Incapacité qui explique que ce pays régresse sur tous les plans, celui des libertés n’étant
pas le moindre, celui de l’intelligence collective étant le plus significatif.
Rappelons
donc un simple fait : l’énergie nucléaire est dangereuse. Sans entrer ici
dans le débat sur les conséquences de la catastrophe de Tchernobyl (1986) et de
celle de Fukushima (2011),
qu’il suffise de dire que les régions affectées par les retombées radioactives
en Biélorussie et au Japon restent affectées par une radioactivité rampante,
qui rend la vie de centaines de milliers de gens sur des milliers de kilomètres
carrés pénible, inquiétante, maladive. Le coût pour les pays concernés se
compte en centaine de milliards d’euros. Et l’hypothèse qu’un tel accident se
produise en France est aussi crédible que celle qu’une pandémie survienne —
comme l’ont dit depuis des années naturalistes et écologistes sans être
entendus, jusqu’à l’irruption du Covid-19.
« Un
accident nucléaire est toujours possible, a
rappelé Bernard Doroszczuk, président de l’Autorité de sûreté nucléaire (ASN), le 19 janvier dernier, et
ceux qui prétendraient le contraire prennent une grande responsabilité. Je
pense qu’il faut rester vigilant, qu’il faut rester réaliste. Un accident
nucléaire est toujours possible et cela suppose de l’anticipation. » À
tout le moins, comprendre la pertinence de cette hypothèse implique de tout
faire pour maintenir la sûreté au plus haut niveau. Disons, en bref, que les
difficultés financières d’EDF et
les pressions du gouvernement sur l’ASN permettent
de craindre que ce ne soit pas le cas.
Dans
le monde magique de cette classe dirigeante, le problème des déchets
radioactifs n’existe pas : « C’est
le volume d’une piscine olympique, clament les
bonimenteurs, creusons un trou et voilà. » La
vérité est qu’aucun pays n’a trouvé de solution satisfaisante à ces produits
radioactifs pendant des milliers d’années, que la filière française en a
multiplié les catégories, compliquant encore le problème, que le projet de
Bure, imposé par la répression et
l’achat des consciences, est techniquement biaisé, que les installations de La
Hague (Manche) sont saturées et dangereuses, et qu’EDF et Orano accumulent des déchets aux quatre coins de la France sans
savoir qu’en faire.
« La
France ne sait en fait plus construire de réacteur »
Il
est un autre enjeu crucial sur lequel les « responsables » font
preuve d’un irréalisme stupéfiant : ils spéculent sur l’engagement de
nouveaux réacteurs alors que la France est incapable d’achever — en plus de dix
ans ! — son modèle
fétiche, l’EPR de
Flamanville, tandis que l’un de ceux construits en Chine, à Taishan,
est à l’arrêt depuis juillet 2021 pour un défaut encore inexpliqué. Défaut qui
pourrait par ailleurs se répercuter sur l’EPR de Flamanville...
Quant aux futurs EPR
que M. Macron et la brillante élite de ce pays envisagent de construire, il faut
savoir qu’il s’agit d’EPR2 aux
caractéristiques de sûreté allégées par rapport à l’EPR, que leur dossier de
réalisation technique est loin d’être prêt, qu’une étude de l’administration d’octobre 2021 estimait que ces EPR2 ne pourraient pas
être mis en service avant 2040 et que leur coût serait de l’ordre de 9
milliards d’euros, selon les révélations du site Contexte.
Autre « détail » embarrassant :
la France ne sait en fait plus construire de réacteurs, la politique de
mondialisation sans frein conduit par les néolibéraux ayant vidé l’industrie du
pays d’une partie de sa substance. C’est ce que même le nucléariste Jean-Marc Jancovici est
obligé de reconnaître, indiquant dans Le Journal du dimanche : « Si
les Français ne savent plus les construire, nous pouvons envisager de nous
faire aider par d’autres !
Les Chinois et les Russes seraient sûrement ravis. » Ce
n’est pas une idée farfelue : comme le montre Marc Endeweld dans L’Emprise
(Seuil,
2022), les liens forgés depuis une décennie par EDF en Chine ont conduit
nombre de responsables français à penser que les partenaires chinois pourraient
faire des constructeurs de centrales très acceptables. Pour la fameuse
indépendance, on repassera.
Le
plus absurde est qu’au niveau mondial, l’industrie nucléaire est en déclin, et
que toute la dynamique de production d’électricité se fait autour des
renouvelables. Sans doute pour une raison économique simple : elle est
plus rentable. Comme le constate le World Nuclear Industry Status Report, « entre
2009 et 2020, les coûts du solaire ont baissé de 90 %
et ceux de l’éolien de 70 %,
tandis que les coûts de construction des réacteurs nucléaires ont augmenté de
33 % ».
En s’obstinant à vouloir relancer une industrie dépassée qu’elle ne maîtrise
plus vraiment, la classe dirigeante française est en train d’enfoncer le pays
dans une impasse, qui va l’enfoncer dans le déclin — même si un accident
nucléaire ne vient pas mettre un terme définitif aux fantasmes français.
Relancer le nucléaire est une stratégie industrielle dépassée.
« Cette
élite est un naufrage. Et le nucléaire une chimère »
Enfin,
il y a un enjeu qui est en fait essentiel : dans le monde magique où
voudrait vivre l’oligarchie française, la consommation énergétique ne change
pas vraiment, on maintient le même niveau de vie moyen (et les mêmes
inégalités), l’électricité vient remplacer le pétrole sans que l’on ait
sérieusement à se poser d’autres questions. Ainsi, M. Macron et d’autres
s’appuient sur UN scénario
de RTE (Réseau
du transport d’électricité) présenté en octobre. Cette
publication a eu lieu à une date qui convenait au calendrier politique de
M. Macron, mais pas à la rigueur méthodologique. Car ce scénario de
référence, présenté par tous les médias comme le plus fiable, prend comme
hypothèse centrale une trajectoire de maintien de la consommation
matérielle. Un autre scénario,
imaginant une vraie politique de sobriété,
est lui attendu pour fin février — après que les annonces de M. Macron
auront fait le buzz.
Cette
médiocre entourloupe de communication vise à biaiser le débat, à empêcher que
l’on discute vraiment de l’avenir. Mais entre changement climatique, pic de
pétrole et industrie nucléaire de plus en plus sénile, il est pour le moins
incertain que l’actuelle structure de consommation et d’inégalités pourra se
maintenir durablement. Il vaudrait mieux poser sur la table cette question
cruciale : comment allons-nous réduire fortement consommations matérielle
et énergétique pour empêcher le délitement du monde ?
C’est cette question que refuse d’aborder et que nous cache la classe
dirigeante française. Mais on ne bâtit rien sur les mirages et les mensonges.
Cette élite est un naufrage. Et le nucléaire une chimère.