1) In Francia si
comincia sempre con il tema della catastrofe nucleare per scivolare poi sulla
transizione energetica. La logica vorrebbe invece che tutta l’Europa si
decidesse a intervenire rapidamente perché se il nucleare è LA catastrofe annunciata, bisogna
innanzi tutto darsi la possibilità di fermarlo immediatamente.
C’è una conditio sine qua non: nessuna transizione energetica sarà
possibile senza prima uno stop definitivo del nucleare.
2) Ricordiamo che
non bisogna confondere energia primaria e energia elettrica, consumo e produzione,
prima di precisare che il nucleare corrisponde, a livello mondiale, a 2%
dell’energia primaria e a 13,6% di produzione di elettricità. Il nucleare è
dunque una piccola parte della produzione energetica e persino la soluzione,
assai poco simpatica in verità, di rimpiazzarlo in un primo tempo con delle
centrali termiche fossili certamente inquinanti, produrrebbe una dose limitata
di gas a effetto serra, diminuendo invece immediatamente e drasticamente il
numero di pallottole all’uranio arricchito nella roulette russa nucleare.
Nell’attesa
impaziente, evidentemente, di arrivare in fretta ad abolirla del tutto.
3) Il declino del
nucleare è già cominciato innescando, ma solo relativamente, il processo
d’abbandono di questa energia letale. La questione è dunque ormai quella di
uscire immediatamente dal nucleare, cioè prima dell’inevitabile catastrofe,
oppure progressivamente, toccandosi i coglioni per scongiurare il peggio.
Prova del déclino
del nucleare: riduzione della capacità di istallazioni a partire dal 2008 e
riduzione della parte del nucleare nel mix mondiale elettrico dal 18 al 13,6 %.
Nei giorni scorsi, in Francia, la Corte dei Conti ha clamorosamente denunciato
che il nucleare ha prezzi esorbitanti e destinati ancora a salire, mentre non
ha più i mezzi per rinnovare l’attuale parco reattori, la cui durata rischia di
venire prolungata a 60 anni con tutti gli evidenti rischi annessi.
Molte destre
europee sono diventate anti nucleari per ragioni morali e/o finanziarie. A
quando il turno della destra francese? Resterebbero allora paradossalmente
pronucleari solo il partito socialista e quello comunista. Tragicomica Sharkholland!
4) Si confonde ad arte ENERGIA (in particolare il pétrolio utilizzato per i
trasporti è la causa principale dei gas a effetto serra) ed ELETTRICITÀ (la
parte di produzione di gas a effetto serra da parte della produzione
d'élettricità è minima: meno del 13% contro 30/ 40 volte, se non di più, per i
trasporti...).
Si criminalizza dunque un’uscita rapida dal nucleare tramite il fossile
come stanno facendo giapponesi e tedeschi (centrali a gas) in nome della lotta
contre i gas a effetto serra. Notare, invece, che proprio i tedeschi escono dal
nucleare con il fossile RIDUCENDO i gas
a efftto serra perché se la prendono piuttosto con l’uso delle automobili,
isolano le abitazioni e innescano altri interventi di razionalizzazione.
5) Le istituzioni internazionali ed europee sono il risultato di una
democrazia spettacolare dove la grande maggioranza vota per dei produttivisti
perché non immagina neppure un'altra società possibile in cui la decrescita sia
una diminuzione degli obblighi di consumo e un aumento della libertà di
godimento della vita. Purtroppo il popolo bue della pubblicità sostiene questo
sistema, dal nucleare alle TAV irragionevoli, perché è ancora sotto lo charme ipnotico
di un consumismo alienante mentre i sopravissuti allo spettacolo sono ancora
incapaci di mostrare che si può vivere MEGLIO
con MENO e con ALTRO.
6) Il modo della proprietà determina il tipo di civiltà. L’appropriazione privativa
a scopo di lucro anche delle imprese di produzione di elettricità da parte
della società va abolita per reinventare delle condizioni nuove di gestione di
tutti i beni pubblici.
Guai a confondere capitalismo e modo di proprietà perché quel che distingue
il capitalismo è una civiltà e per conseguenza il suo modo di produrre e di
consumare.
Il capitalismo è nato insieme alla scienza sperimentale e al suo matrimonio
con la tecnica per cui “la borghesia, in
quanto classe dominante non può esistere senza rivoluzionare costantemente i
mezzi di produzione” (Marx)
Risultato : la tecnica ha messo l’arte da parte,
smettendo di essere il prolungamento del braccio umano e si è trasformata in una
serie d’innovazioni per ridurre il costo del lavoro e produrre un ingorgo di
merci dall’obsolescenza programmata. Il tutto in nome del culto della crescita
economica e a detrimento della natura ridotta a serva da sfruttare, ignorando
quanto essa possa fottersi di noi non appena smettiamo di rispettarci
rispettandola.
Per la visione produttivista del ciascuno per se, il nodo
maggiore è dunque il prodotto e la tecnica. Noi dobbiamo invertire la rotta del
“Discordia” per rispondere a questa
questione cruciale: come dominare l’innovazione dirigendola di nuovo nel senso
dei nostri desideri e bisogni e verso il
rispetto della natura?
Partendo dal prodotto dobbiamo reinventare il modo di
produzione.
7) Un progetto energetico planetario per l’umanità farebbe
meglio a partire modestamente dall’abolizione del nucleare francese, facendo
così, subito, un gran bene all’umanità intera.
8) Bisogna
fermare immediatamente i reattori più pericolosi !
Ma,
cazzarola, TUTTI i reattori sono pericolosi.
Three miles
Island aveva 3 mesi quand è esplosa e Chernobil 1 anno. Certo alcune centrali
francesi sono molto più vecchie. È il caso di Fessenheim et Bugey, il cui acciaio
di produzione francese contiene del fosforo che rende questo metallo più
fragile, mentre gli altri reattori hanno problemi diversi: saldature delle
tubature, prossimità del mare, problemi umani ecc.
9) A cavallo tra
l’effetto Fukushima e lo spettacolo delle prossime elezioni presidenziali, si
leva in Francia la richiesta di un grande dibattito
pubblico sul nucleare seguito da un referendum. Ma
il dibattito è permanente e il referendum pure. Risultato : nelle riunioni
antinucleari si ritrovano i soliti quattro gatti e ad ogni elezione sono sempre
rieletti i deputati pronucleari. Siamo sicuri che un refendum vedrebbe emergere un voto sfavorevole al
nucleare?
10) Ci si
dimentica curiosamente ma non troppo, che nel 1968, è iniziata il 16
maggio una discussione aperta sul nucleare ( ebbene sì, durante il famoso
maggio si parlava già del nucleare in Francia!) conclusasi il 30 ottobre con
l’affermazione della sua pericolosità. La denuncia del pericolo nucleare si
tradurrà, pochi anni dopo -1973 -, nel lancio dell’epopea trionfante del
nucleare civile che farà della Francia una bomba a ritardamento planetaria,
soddisfacendo il solo scopo propagandistico di esonerare le responsabilità
dello Stato e dell’operatore EDF produttore di energia elettrica nucleare.
11) Nonostante il
fatto incoraggiante che un numero crescente di nazioni ha ormai innescato, o
sta per farlo, la decontaminaziona dalla peste nucleare, 59 reattori continuano
a giocare in Francia la roulette russa del dottor Stranamore, mentre tutta
l’Europa rimane a guardare in tutt’altre faccende affaccendata.
Anche se ormai
Feuerbach c’entra poco, in un’undicesima tesi che si rispetti non poteva
mancare questa classica conclusione: fino
a oggi i filosofi hanno discusso astrattamente
sul nucleare, ora si tratta di abolirlo per davvero.
Sergio Ghirardi
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