Vi ho tradotto questo articolo scritto a quattro mani dal
mio amico Raoul Vaneigem e da Yannis Youlountas e pubblicato stamattina, in
Francia (20-02), su Liberation:
Sergio Ghirardi
Per un sostegno
alla lotta del popolo greco e per una liberazione immediata dei manifestanti
arrestati.
No, pur se drammatico, quel che sta avvenendo in Grecia
non è una catastrofe. Anzi, è una fortuna, perché, per la prima volta, il
potere del denaro ha superato allegramente il ritmo finora progressivo,
meticoloso e sapientemente organizzato della distruzione del bene pubblico e
della dignità umana. E tutto ciò su una terra altrettanto reputata per la sua
filosofia di vita, agli antipodi del modello anglosassone, che per la sua
resistenza infaticabile alle molteplici oppressioni che hanno tentato di
rimetterla al passo. Il greco non danza e non danzerà mai al passo dell’oca né
piegando la schiena, qualunque sia il regime che gli viene imposto. Danza
levando le braccia al cielo come per prendere il volo verso le stelle. Scrive
sui muri quello che amerebbe leggere altrove. Brucia qualche banca quando le
banche non gli lasciano più modo di farsi i suoi tradizionali spiedini alla
brace. Il greco è vivo quanto è mortifera l’ideologia che lo minaccia. E il
greco, anche coperto di botte, finisce sempre per rialzarsi.
Certo, l’Europa della finanza ha voluto dare un esempio,
ma con la sua foga nel colpire il paese della zona euro che sembrava più debole,
con la sua smisurata violenza ha lasciato cadere la maschera. Ora più che mai,
è il momento di additare a tutti il suo vero volto: quello del totalitarismo.
Perché di questo si tratta e non c’è che una risposta al totalitarismo: la
lotta tenace e senza concessioni fino a battersi se necessario, perché
l’esistenza stessa è in gioco.
Noi abbiamo un mondo, una vita, dei valori da difendere.
Dovunque, nelle strade, sono i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri
figli, i nostri genitori che sono picchiati sotto i nostri occhi sia pur
lontani. Noi soffriamo la fame e il freddo insieme a loro. Tutti i colpi
inferti ci feriscono ugualmente. Ogni bambino greco che sviene nel cortile
della scuola ci chiama all’indignazione e alla rivolta. Per i greci è venuta l’ora
di dire no, ma tocca a noi tutti sostenerli.
Oggi infatti, la Grecia è la punta avanzata della lotta
contro il totalitarismo finanziario che ovunque nel mondo distrugge il bene
pubblico, minaccia la sopravvivenza quotidiana, propaga la disperazione, la
paura e il cretinismo della lotta di tutti contro tutti.
Oltre una rabbia emotiva che si sfoga distruggendo dei
simboli dell’oppressione, si sviluppa una collera lucida, quella dei resistenti
che rifiutano di lasciarsi spossessare della loro stessa vita a vantaggio delle
mafie bancarie e della loro logica del denaro impazzito.
Con le assemblee di democrazia diretta, la disobbedienza
civile, il movimento «Non paghiamo più!» e i primi
esperimenti di autogestione, sta nascendo una nuova Grecia che rigetta la
tirannia mercantile in nome dell’umano. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà
affinché i popoli si liberino della loro servitù volontaria, ma è certo che di
fronte al ridicolo del clientelismo politico, alle democrazie corrotte e al
cinismo grottesco dello Stato bankster,
non c’è altra scelta - contro ogni affarismo - che curare noi stessi i nostri affari.
La Grecia è il nostro passato. Essa è anche il nostro avvenire. Reinventiamolo
insieme a lei!
Nel 2012 siamo tutti greci!