Mai come guardando Celentano (sul Fatto che, per fortuna,
in Francia la Rai
gratis in TV non arriva più mentre Berlusconi, purtroppo, sì, eccome) ho avuto
la verifica che NELLO SPETTACOLO il VERO E' UN MOMENTO DEL FALSO.
Tre minuti di bombardamenti e poi arriva Lutero che
critica i preti perché non parlano abbastanza di Dio, Una propaganda fidei
immonda per una società laica. Quindi perfetta, progressista, addirittura
rivoluzionaria per un paese clericale e mafioso.
Il molleggiato è quello stesso profeta, appena
invecchiato ma bene, che pretendeva, mentendo spudoratamente, che chi non
lavora non fa l'amore; lo stesso che ha anticipato nella via Gluck il tema
ecologico come centrale ante litteram.
Questo credente probabilmente sincero e sicuramente
tormentato, ricco ma dalla parte dei poveri, oggi difende, con un atteggiamento
recuperatore da prete operaio, delle cause giuste che si accumulano nel mondo
cinico e mostruoso della società produttivista.
L'assenza di opposizione radicale laica, criminalizzata
quanto rarefatta, apre a chi come Celentano è un figlio arricchito del
capitalismo etico protestante in ambito cattolico. Celentano è un eretico,
l'Italia, come il mondo, ha bisogno di agnostici.
Celentano ama il blues almeno quanto me e non può che
essermi individualmente simpatico come un fratello di cui condivido l'umanità
sorgiva ma che finisce per misticismo confusionista dall'altra parte della
barricata che oppone la lotta per una vera vita in terra alla società dello
spettacolo e dei paradisi per l'aldilà. Uno spettacolo che ci lega con la
stessa catena a qualunque dio e a qualunque merce.
Che i cattolici trovino in lui un modernismo necessario
posso capirlo, ma l'emancipazione comincerà quando Celentano diventerà il
consevatore indignato che è, non molto più alto di Pupo. Oppure quando smetterà
la propaganda fidei perché anche se denuncia quasi tutto ciò che è
effettivamente denunciabile, alla fine del suo spettacolo tutti tornano a casa
come se la rivoluzione fosse finita, più sovrani impotenti che mai. E la RAI gattopardo continua le sue
messe; e le sue omelie sono sentite distintamente dappertutto da intellettuali
e analfabeti, papaveri e papere.