Renzi e il
patto del Nazareno: caro Pd, l’allucinazione sei tu?
Luisella Costamagna, il Fatto Quotidiano, 29 Luglio
2014
Caro Partito Democratico, i tuoi elettori
hanno passato gli anni berlusconiani nella convinzione che tu e i tuoi
predecessori faceste opposizione, che ci fosse una differenza ideale (e morale)
tra te e il centrodestra, che se le cose non riuscivi a farle era solo perché
non avevi i numeri, ma una volta al governo…
Ora però non hai più alibi. Anzi, la cosa più
grave (e triste) è che le tue scelte e vicende attuali riscrivano parte della
tua storia, ridefiniscano quelli cui abbiamo assistito in passato appunto come
“alibi”. Il timore, in chi ha creduto in te e ti ha votato – timore sempre più
fondato –, è che non sia stato l’avvento di Renzi ad averti fatto #cambiareverso,
bensì che questa sia solo un’operazione di maquillage per rivelarti agli
italiani per quello che, in fondo, sei sempre stato. Renzi come la tua
“operazione trasparenza”. E quello che si vede è tutt’altro che
piacevole. Immagina com’è difficile, per chi per anni ha combattuto al tuo
fianco contro Berlusconi, vederti ora stringere patti segreti con lui. Cambiare
la Costituzione, il Parlamento, il mondo del lavoro, la
giustizia, nella direzione che lui avrebbe voluto e tu dicevi di combattere.
Sentirti dire che è “un’allucinazione” e “una bugia” che la riforma
elettorale e del Senato siano svolte autoritarie (come sostengono
fior di costituzionalisti e i centinaia di migliaia di italiani che hanno
sottoscritto l’appello di questo giornale), come avrebbe fatto un Capezzone
qualunque, e togliere la voce a chi si oppone imponendo la ghigliottina.
Il tutto citando Fanfani. Immagina com’è doloroso, per
chi ha creduto in te e nella tua presunta superiorità morale rispetto al
centrodestra, assistere alle stesse inchieste, arresti, spartizioni di
mazzette, e poi vedere salvati dalle stesse norme (che insieme avete votato)
Penati e Berlusconi. Immagina com’è incomprensibile, e insieme illuminante,
constatare che nonostante il M5s
ti offra i suoi numeri sostanziosi su un piatto d’argento – tardivamente, ok, ma te li offra
– per fare una legge elettorale migliore, ripristinare le preferenze, togliere
l’immunità, istituire il reddito di cittadinanza, la legge sul conflitto
d’interessi e tutte le altre cose che dicevate di voler fare una volta al
governo, tu scegli sempre e comunque Berlusconi “anche se fosse stato
condannato”.
Caro Pd, ora che non hai più alibi, che non puoi più
dire “sono costretto”, bensì scegli consapevolmente questa strada, una voragine
si apre nella mente del tuo elettorato: che – ripeto – non sia stato Renzi a
cambiarti, ma che tu sia così, che lo sia sempre stato. Che l’allucinazione
sia quella che gli avete fatto vivere in tutti questi anni: di essere
alternativi e non due facce della stessa medaglia. In autunno i nodi economici
verranno al pettine, le promesse di Renzi si misureranno (schianteranno?) con
la realtà. E allora, magari, chiederà il voto. Lui se la caverà (forse di nuovo
alla grande) e Berlusconi – libero ormai dai servizi sociali – pure. Ma
tu? E il Paese? Un cordiale saluto.
Commento di Sergio
Ghirardi:
Io faccio parte di
quanti non ci hanno mai creduto e ancor meno ci credono (o ci crederanno) anche
quando dei nuovi burocrati parlamentaristi coprono (o copriranno) la loro
faccia partitica con la maschera carnevalesca di un movimento spettacolare. In
realtà la gente vota PD come altri, ma anche gli stessi, votavano DC: per ignobile
fede. Una fede che come tutte le fedi, nessuna esclusa, è solo apparentemente
laica.
Nello specifico del
PD, l’umiliazione è sobriamente incravattata coi resti in decomposizione
dell'ideologia comunista autoritaria che condivide con le ranocchie d'acqua
benedetta (quelle che hanno fatto marciare l'Italia verso l’abisso per un
doppio ventennio, dopo quello fascista e prima di quello berlusconiano) la
stessa becera logica da via crucis, lo stesso irrazionalismo dispotico legato a
un'affettività malata e fobica del corpo e della vita.
Apologia del lavoro e
apologia del sacrificio si uniscono in un unico inno alla servitù volontaria
(dio, patria, famiglia e partito). Il Leviatano gongola dall’estrema destra all’estrema
sinistra e ormai solo la dolcemente rivoluzionaria terza via consiliare, oltre
e contro la sottomissione umiliata e l'opposizione di maniera che lascia il
temporale che trova, lascia aperta agli uomini liberi una via non tanto alla
speranza quanto alla volontà di vivere e al suo progetto poetico di godimento
della vita individuale e sociale (poesia da poieo, in greco: passaggio all'atto).
Questa società
moribonda aspetta solo i poeti che decidano di farne il funerale aprendo le
porte a un nuovo mondo in attesa da troppo tempo.