Aldous Huxley aveva
ragione nel 1939 quando scriveva più o meno così: « Per soffocare
anticipatamente qualunque rivolta non bisogna affrontarla in maniera violenta.
Basta creare un condizionamento collettivo talmente potente che la stessa idea
di rivolta non verrà neppure più in mente agli uomini. L’ideale sarebbe
formattare gli individui fin dalla nascita limitandone le attitudini biologiche
innate.
Il
condizionamento potrebbe poi proseguire con una diminuzione drastica
dell’educazione fino a ridurla a una specie d’inserzione professionale. Un
individuo incolto ha un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero si
limita a preoccupazioni mediocri meno è in grado di rivoltarsi. Bisogna fare in
modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile ed elitista. Che si
approfondisca il fossato tra il popolo e la scienza, che l’informazione
destinata al grande pubblico sia anestetizzata da ogni contenuto sovversivo.
Soprattutto niente filosofia. Ancora una volta bisogna fare opera di
persuasione e non di violenza diretta: si diffonderanno massivamente,
attraverso la televisione, delle informazioni e dei divertimenti che
accarezzino sempre l’emozionale o l’istintivo. Si occuperanno le intelligenze
con quel che è futile e ludico. Risulta ottimo, tramite un chiacchiericcio e
una musica incessante, impedire le intelligenze sensibili di pensare.
Si metterà la
sessualità reificata al primo posto degli interessi umani. Non c’è niente di
meglio come tranquillizzante sociale. In generale, si farà in sorta di bandire
quel che è serio dall’esistenza, di ridicolizzare tutto quello che ha un valore
elevato, di coltivare una costante apologia del superficiale in modo che
l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana e il
modello della libertà. »
Evidentemente quel che oggi è pura realtà era
già concepibile prima della seconda guerra mondiale, i cui vincitori hanno
messo in opera alla lettera i “consigli” di Huxley a dimensione planetaria. Il putrido e patologico nazifascismo ha
lasciato il posto all’hollywoodiano fascismo della merce regina e dei suoi
schiavi salariati.
In realtà è ormai
possibile cogliere una continuità storica e un’alleanza economica continua e
inequivocabile tra la peste nazifascista e l’oclocrazia liberale che l’ha
sconfitta militarmente per continuare il progetto comune di svuotamento delle
coscienze e la disumanizzazione del mondo in nome del profitto. Gli antichi
finanziatori, americani e non, del progetto nazista sono i nuovi democratici
spettacolari delle multinazionali e delle mafie economiche che le sostengono.
Non c’è altra
mondializzazione che quella di un totalitarismo mercantile universale. Oggi,
però, la fine di questo orribile mondo autoritario e perverso si profila all’orizzonte
non perché l’uomo ne ha preso coscienza ma perché la natura si sta decisamente
impiegando ad abolirlo dimostrandone impossibile lo sviluppo infinito in un
mondo finito.
Il limite
intrinseco e invalicabile del Capitale
è quello di non poter sopravvivere senza aumentare costantemente il processo di
auto valorizzazione. Non è dunque più neppure pensabile di riformarlo ( e del
resto nessuno parla di riformarlo ma solo di imporlo con una crescente violenza
che si prepara e già si esprime) mentre per abolirlo una nuova soggettività che
rimetta al centro un corpo d’amore funzionante sulla gratuità antiproduttivistica
deve farsi strada dopo secoli, millenni di umiliazione sotto le forche caudine
di un progresso oscurantista gestito dal Leviatano economicista. Il progetto
consiliare di una società umana autogestita deve riemergere oltre le illusioni
parlamentariste e i deliri rivoluzionari millenaristi che sono l’ultimo
spettacolo di una società che implode.
Viviamo davvero
un’epoca terribile e potenzialmente formidabile in cui l’alleanza dell’uomo con
la natura potrebbe abolire finalmente il vecchio mondo in nome di quello che
batte psicogeograficamente da sempre nel cuore dell’umanità incompiuta delle
scimmie umane. Un mondo di dono orgastico, autogestito dall’autonomia degli
individui e dalla solidarietà collettiva. Un mondo di democrazia reale, dunque
diretta e generalizzata della vita quotidiana, dal locale al planetario.
Solo il meglio
qualitativo potrà ormai salvarci dal peggio quantitativo del mondo alienato che
avanza verso il baratro.
Potrebbe
ancora....
Sergio
Ghirardi