Paul Lafargue e Laura Marx, Guy Debord, André Gorz e la sua compagna, Mario Monicelli, ognuno di questi compagni di strade diverse, per tempi e per luoghi, ha scalato a suo modo la bella montagna della vita nell’amore per la natura.
Prima o poi arriva per tutti il momento di fermarsi dove e quando si crede o si può, ma solo chi appartiene al partito preso della vita è libero anche di scegliersi la morte.
La tragedia della morte fa parte della vita, ne è un momento a cui nessuno sfugge.
C’è un’apparente questione metafisica a cui solo chi vive nel godimento del dono e della fraternità può rispondere positivamente: esiste una vita prima della morte?
Che ce ne sia una dopo è soltanto un’ipotesi scolastica, da servitori volontari. Chi vivrà, vedrà! Intanto, si vive una volta soltanto, usando come selciato le teste dei “papi” e dei “re” di una democrazia spettacolare e barbarica.
Alla larga dagli utilizzatori più o meno finali di un’abbondanza di miserie, via dalla pazza folla di consumatori di una sopravvivenza fatta di potere anziché di potenza vitale, di esorcismi alla frustrazione di non essere mai nati anziché di orgasmi vitali condivisi.
Fuori dai cinema come dentro alle televisioni, continua la commedia all’italiana del patetico narcisismo demente di borghesi sempre più piccoli, piccoli. Tuttavia attenzione: la fine dello spettacolo si avvicina.
Ciao Mario e grazie di tutto
Sergio Ghirardi