martedì 22 febbraio 2011

Ho visto un re


Breve commento a un articolo di Jacopo FO sul Fatto “Siamo un grande popolo” in cui si fa l’ennesimo ambiguo elogio dell’identità italiana, tra il serio esorcizzato e il faceto sottolineato, Ghirardi Sergio scrive:il 21 febbraio 2011:



Non so se ciò abbia una qualunque relazione con l’affetto sincero che porto per il mistero buffo e per il grammelot che il Dario paterno di Jacopo riesumava con gusto e intelligenza nel momento cruciale del mio diventare adulto. Correva il tempo di un’Italia che stava per avere molto piombo nelle ali e un’utopia sempre meno capace di volare, ma io non potevo, nonostante il mio antistalinismo primario ben consolidato, non provar simpatia per chi ha saputo sempre farmi ridere con intelligenza e sensibilità dal palcoscenico, pur se molto meno in politica attiva.

L’umorismo è il sale della vita e dell’intelligenza sensibile, un giorno una risata seppelirà il vecchio mondo, ma l’etnocentrismo anche per ridere fa cagare. L’italiano di Jacopo sarà anche un mistero ma per me non è per niente buffo.

Ora che l’Italia l’ho messa alla distanza che reputavo giusta, mi sento sempre più francese in Italia e italiano in Francia, così son certo di non favorire complicità con nessun sciovinismo pretesco e colto di sinistra o militare e becero di destra: entrambi spopolano, identici d’ignoranza e pregiudizio, in tutti i paesi.

Gabel che era ungherese, ma soprattutto umano e cosciente di esserlo, definiva brillantemente (ne “La falsa coscienza”) l’idea di appartenenza a una nazione come un errore comune a un numero rilevante di persone circa la veridicità delle loro origini.

I francesi credono di essere francesi, gli italiani di essere italiani e per convincersene meglio parlano anche lingue diverse, ma non credo si possa essere altro che cittadini del mondo. Il che non mi impedisce di amare il terroir che mi ha visto nascere e di farmi dei piatti di pesto della madonna. Tiè, per scherzo ci ho messo pure una spruzzata di radici cattoliche, visto che, come diceva Paracelso, il veleno non esiste in natura (come la nazionalità), è solo questione di dosi.