mercoledì 2 febbraio 2011

Il sonno di una ragione senza piacere produce mostri



Quel sogno del Partito del Lavoro (Articolo di Giuliano Girlando, Il Fatto 1-2-11)

Potendosi occupare solo delle seratine ad H-ArDcore , la stampa internazionale e anche quella nostrana dimentica ovviamente l’altra Italia, quella che il 28 gennaio si è ritrovata a scioperare nelle piazze e fuori i cancelli di Mirafiori, Cassino e Melfi. Quell’Italia dello sciopero generale mancato dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso, i cui fischi recenti non devono scandalizzare perchè ci ricordano un parallelismo con Luciano Lama nel 1978 fuori dall’università La Sapienza di Roma. Ci mettiamo davvero troppo poco tempo per condannare i fischi ai sindacalisti che sbagliano, i fischi ai politici che sbagliano, a quelli che vanno in carcere per qualche condanna esemplare e quelli che in carcere non vorrebbero andare, usando escamotage e impedimenti legittimi o meno.

Ma l’Italia che fischia e resiste è fatta dal movimento studentesco, dagli operai della Fiom, dalle mamme vulcaniche e dai militanti dei social forum, un’Italia ben radicata in tutte le questione sociali e che deve suo malgrado sopperire a quella mancanza di sbocco politico. La sinistra, quella giornalistica, dei palazzi e del Parlamento, probabilmente, non avendo fatto autocritica, non si è accorta di un’altra sinistra che da mesi e mesi, passando per le proteste di Roma, per Marghera, arrivando al 28 gennaio, ha ben presente qual è la reale piattaforma politica per un’alternativa credibile al berlusconismo che mette insieme corruzione, neoliberismo e neoconservatorismo.

Un vero e proprio laboratorio di economia dei disastri che in America la giornalista Naomi Klein ha abilmente definito dottrina dello shock, mentre le attuali proposte politiche non sembrano inquadrare il punto centrale. Manca o meno un partito del lavoro? Un moderno partito europeista che metta al centro le questioni fondanti del welfare, per un’Europa meno di banche e più di diritti sociali. Potete dare voi una definizione adatta per un nuovo partito di sinistra, fatto sta che non potendoci girare più attorno i movimenti studenteschi e degli operai hanno già adottato questa alternativa alle barbarie del neoliberismo. “Socialismo contro le barbarie”, diceva Rosa Luxemburg e penso che di questo socialismo dobbiamo riappropriarci al più presto, essendo non solo una parola, ma una vera prospettiva

Ghirardi Sergio scrive: 2 febbraio 2011 alle 13:27

Il più stringatamente possibile: il partito del lavoro è quello di una patetica nostalgia. Quando Rosa opponeva il Socialismo alla barbarie, c’erano le occupazioni delle fabbriche, lo spartakismo infiammava gli ideali libertari del proletariato internazionale e se da un lato la rivoluzione sovietica non era ancora stata mangiata dall’orco controrivoluzionario bolscevico, dall’altro il capitalismo non aveva ancora messo in scena la società dello spettacolo.

Quando poi “Socialisme ou barbarie” è diventato, alla fine del 2°conflitto mondiale, il titolo della rivista francese attorno alla quale si è sviluppato un primo rinnovamento radicale della coscienza e della lotta di classe, la ricostruzione batteva ovunque la grancassa del progresso e la società dei consumi si apprestava a diventare l’ultima illusione capitalistica possibile nel vecchio mondo.

Poi siamo arrivati noi e dopo la sconfitta vittoriosa del ’68, la società dello spettacolo ha confiscato le nostre vite. Ovunque il socialismo (di Craxi e compari nella tragedia dell’arte italiana) si è fuso nella barbarie generalizzata e mondializzata che è oggi sotto gli occhi di tutti, ecumenica, da destra a sinistra. La questione ecologica è apparsa a ricordarci che insieme agli esseri umani neanche la natura ne può più.

Non il partito del lavoro produttivistico (che è sempre il lavoro degli altri, così come la dittatura del proletariato si traduce sempre in dittatura sul proletariato) ma l’autogestione generalizzata della vita quotidiana tramite una rivoluzione sociale dolcissima che porti il mondo intero, passo dopo passo, dalla Tunisia all’Islanda, dall’Italia alla Francia, dagli Usa alla Cina alla democrazia diretta planetaria, questo è il tema attuale che rimette la realtà e la volontà di vivere di tutti nel centro focale della storia. Svegliamoci, finché c’è tempo, dall’ipnosi di nostalgie da zombi ideologici mentre i servitori volontari stanno mettendo ormai a repentaglio non solo la giustizia, l’equità, la decenza e il benessere ma il vivente.

(A suivre)