giovedì 31 marzo 2011

Agli Antinucleare di Alsazia e di altrove

(in rosso le mie note di traduzione, Sergio Ghirardi)

Bisogna fermare tutti i reattori

Prendiamo l’esempio del gravissimo incidente di Blayas ( chi mai ne ha avuto notizia in Italia, la cui distanza è in linea d’aria dalla Gironda è di poche centinaia di chilometri maggiore rispetto a quella tra Fukushima e Tokio?) durante la tempesta del 27 dicembre 1999.

Effetto congiunto di errori di concezione e di una grossissima tempesta. Al momento della costruzione dell’isolotto nucleare si è ignorato il livello effettivo dell’acqua e l’esistenza di onde possibili nella Gironda (i surfisti sanno invece che c’è una barra di flusso). C’è stata un’inondazione del reattore prossimo della Gironda e tutti i circuiti di soccorso sono stati allagati. L’incidente grave è stato finalmente ben gestito e in seguito sono state rialzate le dighe. Tuttavia i dossier IPSN non citano il coefficiente di marea rimasto al livello basso di 77. Che sarebbe successo con un coefficiente di marea oltre 100, 110? Si sarebbe potuto gestire l’incidente senza che si trasformasse in un accidente? E che cosa succederà in futuro?

…e non soltanto quelli vecchi.

E i reattori “giovani”?

Un esempio di accidente su un reattore giovane: l’accidente di Three Miles Island -TMI2 - s’è prodotto il 28 marzo 1979 e la sua data d’inizio dello sfruttamento commerciale risale al 30 dicembre 1978. Reattore PWR (Babcock e Wilcox) di una potenza netta di 906 Mwe:

Altro esempio di incidente a Civaux, reattore giovane (1450 MW), collegato alla rete nel dicembre 1997, in cui è s’è prodotta una fuga nel circuito RRA (circuito di raffreddamento non in funzione) per corrosione della tubatura, Per errore di concezione s’è ignorato il rischio di corrosione nel punto in cui si mescolano acqua fredda e calda.

Bisogna ben comprendere che solo un reattore in funzione permette non solo di convalidare i materiali utilizzati ma anche di mettere in evidenza dei fenomeni fisico-chimici in gioco. È così, per esempio che si mettono in servizio delle nuove leghe per le guaine, che si aumenta il tasso di combustione ecc. Ogni modifica interagisce sull’insieme dell’installazione.

Non si tiene conto dei disfunzionamenti aggravati dalla congiunzione possibile di avvenimenti naturali (canicola, gelo della Loira, sismi, tempeste, inondazioni).

Il direttore dell’Autorità della Sicurezza Nucleare, André-Claude Lacoste, riconosce su Le Monde del 31 marzo 2011 a pagina 6: “Non possiamo garantire che non ci sarà mai un accidente grave in Francia”. Ammette dunque che emergono “dei problemi nuovi”mentre il benpensante Midi Libre del 1 aprile, , non fa un pesce dell’omonimo mese quando a titoli cubitali proclama in prima pagina: la Francia non è al riparo da una Fukushima francese.

Non era forse prevedibile? Cè voluta la tragedia giapponese perché le “élites“ e i geniali concettori transalpini se ne accorgessero?

Con un sistema così complesso, quando un accidente arriva si sarà sempre in ritardo di un accidente perché, come lo ammette Perre Tanguy (Ispettore Generale per la Sicurezza e la Protezione, Direzione Generale EDF: “L’insieme degli accidenti possibili è comunque limitato, cosicché noi pensiamo di poter coprire con il tempo la totalità dei casi possibili. Riconosco, però, che non siamo sicuri di essere completamente esaustivi e che se un accidente si produrrà sara quello che non avremo previsto”.

Le autorità si preparano all’accidente con la “dottrina” CODIRPA (COmitato DIRettore per la gestione della fase Post Accidentale).

Bella Belbéoch, 30 marzo 2011