Minima RIFLESSIONE sul BLOG del FATTO a proposito di
decrescita.
Anche
qui emerge, dominante, l'insopportabile idiozia di chi difende una patria
soltanto ideologica, contro il nemico, lo straniero che viene a imporre la decrescita
folle al progressismo, patria della bontà crescente, razionale e meravigliosa.
Basta.
La realtà evidente è che ormai nessuno è contento e l'unico piacere sembra
essere la speranza che l'altro stia peggio, capisca meno, sia lo stronzo che
disperatamente si cerca come capro espiatorio.
Questa
è la fase terminale della malattia produttivista: insieme al valore economico
cresce una disperazione orrenda la cui sola diga rimasta è chiamarla progresso.
Io
non credo che la decrescita possa essere felice, solo gli esseri umani ogni
tanto lo sono, quando crescono e decrescono armoniosamente al ritmo
dell’orgasmo del vivente.
Decrescere può essere piacevole se fa star meglio chi
lo decide e lo esplora non per ideologia ma per volontà di vivere e
intelligenza sensibile.
Per rompere con una crescita economica delirante,
parossistica e alienata.
Nell’immediato,
più intimamente, nonostante la mia solidarietà, non credo che potrò ancora a
lungo sottopormi al supplizio di dialoghi virtuali con servotori volontari sordi
e impotenti.
Sergio Ghirardi