Né con Grillo, né con il Parlamento. Con la Costituzione
Di P. Pellizzetti sul Fatto del 2-6-13
Giovedì scorso
– con benedizione urbi et orbi di sua maestà Giorgio Napolitano
– sono stati insediate le trentacinque facce da regime, denominate “sagge”, con
il mandato di manomettere la nostra carta costituzionale.
O meglio, più
che “sagge”, saggiamente posizionate nel tuorlo bipartisan del regime. Quel
regime che i notisti sintonici di Corriere della sera e Repubblica
continuano a presentarci come “bipolare”, quando è intimamente e collusivamente
consociativo; secondo derive sottotraccia ventennali che i
successivi smascheramenti hanno costretto a venire alla luce soltanto con gli
ultimi due governi, retti da maggioranze ufficialmente trasversali (Monti e
Letta jr.). Spiace che nella combriccola dei trentacinque sfasciacostituzioni
trovi posto pure l’amica Nadia Urbinati. Anche se questa presenza potrebbe
rivelarsi una nemesi inintenzionale, un’imprevista bomba a orologeria, visto
che la docente di Columbia University (e opinionista alla corte di Scalfari)
era già stata chiamata a consulenza da Pierluigi Bersani, con i ben noti
risultati…
Sia come sia, il progetto a lungo coltivato di asfaltare
la legalità democratica in Italia sta entrando in un’accelerata fase
realizzativa. Per cui ci si chiede al proposito: davanti alla minaccia alle
porte, che fa l’unica forza consistente di opposizione ancora in campo, il M5S?
Presto detto si nasconde nel sospensorio del proprio conducador, impegnato
nelle sue sempre più autoreferenziali invettive di bottega e cortile; che
quando per un attimo rinserra le fauci ululanti contro qualche opportunista
venuto da Taranto (ma qualcuno li aveva selezionati e messi in lista
garantendocene l’assoluta affidabilità) si scaglia contro
l’istituzione parlamentare, rea di essere “una tomba maleodorante”. Bella scoperta.
Che da tempo il nostro Parlamento si fosse
trasformato in “timbrificio” lo dicevamo un po’ tutti (anche in questo blog); e
da lunga pezza. D’altro canto cosa aspettarsi da una rappresentanza composta non
più di eletti, bensì di “designati” da parte dei manovratori di
vertice. Fermo restando che analoga è la composizione della pattuglia di
cittadini senatori e deputati con bollino M5S…
Comunque è proprio per questo che in molti avevamo
votato grillino, per la promessa di aprire le stanze blindate del
potere (si disse, “come una scatoletta di tonno”). E ora cosa ci viene
comunicato? Che il Parlamento è quella cosa lì e che il Capo si imbufalisce
proprio perché è quella cosa lì. Insomma, pura impotenza ruggente. Difatti, se
il voto M5S è per metà di appartenenza e per metà d’opinione, quest’ultimo sta
migrando altrove; insieme con una parte in crescita dei parlamentari di una
rivoluzione abortita sul nascere. Certo, le capacità anestetiche e
manipolatorie dei corridoi “dei passi perduti” romani sono terribilmente
efficaci. Però tutto è avvenuto nello spazio di solo qualche mese. Segno che
quanti presumevano di circondare la partitocrazia non avevano la ben
che minima idea del come farlo. Millantavano. Sicché – a questo punto,
mentre dilagano polemiche del tutto pretestuose – viene da dire “né con Grillo,
né con questo Parlamento”. Piuttosto sarebbe doveroso affermare che si è “dalla
parte della Costituzione”; che i partitocratrici, rassicurati
dall’inconsistenza dell’opposizione a cinquestelle, si preparano a stracciare.
Se non è
giunto ancora il momento di costruire una fantomatica democrazia
internetcentrica, forse varrebbe la pena di mobilitarsi per salvare la legalità
del quadro costituzionale.
Commento
di Sergio Ghirardi:
L'educazione
all'impotenza esclude che qualcuno prenda posizione a partire dalla propria
soggettività e individualità sociale. Una Costituzione non è fatta per essere
adorata o odiata ma per far funzionare le istituzioni di una società. In Italia
il popolo sovrano soffre di un'impotenza generalizzata e solo dei voyeurs
potevano illudersi che un nuovo gruppo di eletti fosse la soluzione da
applaudire in salotto dopo aver votato. Siamo a una rottura di paradigma che
richiede una rivoluzione culturale che Grillo, spesso confusamente e qualche
volta anche a vanvera, ha però avuto il merito di proporre non candidandosi mai
personalmente. Il mito pro/contro Grillo va superato realizzando il progetto di
democrazia reale su cui i suoi ditirambi si appoggiano. Io che non lesino
critiche e non appartengo a nessuna parrocchia, gli riconosco di aver aperto
una strada e sono particolarmente d'accordo con lui quando chiede a ciascuno di
investirsi in prima persona. Nè con Grillo nè con il Parlamento? Per una nuova
costituente consiliare scelta assemblearmente come in Islanda.