M5S: lettera aperta a Grillo, Casaleggio e ai parlamentari
Cari
parlamentari del M5S (e, per motivi ovvi, cari Grillo
e Casaleggio), a che titolo vi scrivo?
In primo luogo
perché siete i miei “rappresentanti”. Sono uno dei quasi nove milioni di
cittadini che vi hanno votato alle scorse politiche. Secondo il lessico messo
in auge a suo tempo da Grillo sareste dunque i “dipendenti” di
noi che vi abbiamo votato, anche i miei “dipendenti”, perciò. Preferisco però
la tradizionale dizione di “rappresentanti”, perché sedete in Parlamento “in
mia vece” e perché “dipendenti” evoca subordinazione (perfino con una punta di
disprezzo), mentre ciascuno di voi “rappresenta la nazione ed esercita le sue
funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67).
In secondo
luogo perché sono uno di coloro che Beppe Grillo nel suo blog del 28 maggio ha
ringraziato pubblicamente perché “hanno ‘rischiato’ dando il
loro voto al M5S” anche al primo turno delle recenti comunali. A Roma
solo uno su tre di quanti avevano votato M5S alle politiche.
Mi sembra
dunque ovvio dialogare con voi, contare cioè su uno scambio reciproco
di argomenti, proposte, analisi, su un ascolto reciproco perché anche
io, tramite voi miei “delegati”, possa concorrere alle decisioni
politiche.
In quanto
elettore del M5S sono molto preoccupato del forte calo di
consensi. Se anche si volesse prendere per buona l’analisi di Grillo
sulle due Italie, l’Italia
non privilegiata che tre mesi fa aveva espresso la sua condanna della casta
votando M5S ha questa volta deciso in massa (almeno un elettore su due, a Roma
due su tre) di rifugiarsi nell’astensione (e qualcuno di
tornare addirittura a votare un partito tradizionale).
Dire che è
colpa degli elettori significa non dire nulla: è sempre “colpa degli
elettori”, si vinca o si perda, visto che sono loro a votare. Chi partecipa
alle elezioni deve invece interrogarsi sul perché gli elettori li abbiano
premiati o puniti. Tre mesi fa un mare di cittadini identificò nel M5S lo
strumento per una svolta radicale, di condanna della politica come mestiere,
affarismo, corruzione, inciucio, intreccio con la criminalità (e tutto il resto
del marcio che sappiamo), e di speranza per una politica come
servizio civile, passione disinteressata, riforme di giustizia, libertà,
efficienza, lavoro (e tutto il resto di “politica virtuosa” che anche qui
sappiamo). Oggi la condanna della politica tradizionale resta e perfino si
accentua, ma più di un (ex)elettore su due non giudica più il M5S lo strumento
credibile delle stesse speranze.
Perché?
Perché le
speranze che i cittadini ripongono in una forza politica vanno alimentate con
l’azione, e il M5S, entrato in forze in Parlamento, non ha agito,
benché abbia capito il carattere cruciale di due questioni, elezione del Presidente
della Repubblica e ineleggibilità di Berlusconi, e su di esse abbia
fatto le proposte più coerenti. Votare Rodotà e chiedere
l’applicazione della legge 361 del 1957 sono state scelte sacrosante, coerenti
con i valori per i quali i cittadini avevano votato in massa M5S. Ma erano
(sono) l’inizio di un’azione, alla quale non è stato dato seguito e quindi si è
trasformata in inazione (e conseguente delusione).
Prendiamo la
questione “ineleggibilità di Berlusconi”. Non basta
proclamarla come dovere (merito comunque non da poco): di fronte alla casta e
alla Disinformazione Unificata che si arrampicano sugli specchi per impedire
addirittura che se ne discuta (rimandando alle calende greche le riunioni di
commissione, mentendo sui media, ecc.), si poteva (e più che mai si può) dar
vita a una campagna sistematica, battente, “multitasking”, che
accoppi iniziative in Parlamento e fuori, simboliche e di massa, magari con
presenza tv focalizzata solo su questo tema (la presenza del M5S in tv
di per sé sarebbe “notizia”, il farlo solo su questo tema sarebbe “notizia” al
quadrato e romperebbe il muro di gomma sul tema), tenendo conto che le 250 mila firme raccolte sul web da
MicroMega, i sondaggi
sugli orientamenti degli elettori (quasi il 100% di quello M5S ma anche quasi
il 90% di quelli Pd favorevoli alla ineleggibilità) e le divisioni interne al
Pd rendono evidenti giganteschi margini di azione.
Ma nulla di
tutto ciò è avvenuto, e grandi energie del M5S sono invece state erogate sul
tema “chi dice x è fuori”, “chi non fa y è fuori” e altre questioni
autoreferenziali e “disciplinari”, che hanno facilitato alla
disinformazione di establishment l’accusa di un M5S privo di leadership
autorevole (solo dove non c’è autorevolezza si minacciano espulsioni a ogni
piè sospinto) e incapace di azione propositiva, che vada oltre la
denuncia delle magagne altrui.
E con questo
si torna al voto per Rodotà. Mossa sacrosanta, ripeto, a cui non è seguita azione,
però. Se di fronte allo scandalo del secondo settennato
Napolitano, e al governo Napolitano-Berlusconi che ne è
seguito (per i più piccini: governo Alfano-Letta), il M5S avesse risposto con
un “governo ombra” Rodotà avrebbe messo a segno (in un colpo solo) quanto
segue: battuta in breccia ogni accusa di “estremismo”, poiché il “governo
ombra” è istituzione liberale anglosassone per eccellenza, dissolta ogni accusa
di non essere propositivi, perché un “governo ombra” per sua
natura risponde ad ogni proposta governativa con una contro-proposta
alternativa ancora più concreta, allargati i consensi del M5S per la capacità
egemonica dimostrata col dare vita a un “governo ombra” che si rivolge anche a
chi non ha votato e a elettori di altri partiti. Infine il “governo ombra”
avrebbe avuto per il M5S un vantaggio-corollario: allargare crepe e divisioni
dentro i partiti di centro-sinistra, Pd e Sel.
Sono convinto
che quello del “governo ombra” Rodotà sia ancora un agire politico che
il M5S farebbe bene a realizzare al più presto. E avrebbe oggi il valore
supplementare di vanificare l’assurda uscita con cui Grillo ha insolentito
Rodotà come “un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato
di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”, dopo averne intonato il peana per settimane in
ogni piazza (altrettanto assurdo il voltafaccia sulla Gabanelli,
che toglie credibilità a chi lo compie, non a chi lo subisce).
Attorno al
“governo ombra” e a un insieme consistente e articolato di iniziative sulla
ineleggibilità, sono certo che il M5S possa porsi al centro della scena
politica, determinare l’“agenda” anziché subirla, imporre la questione sociale
del “salario di cittadinanza” in sinergia con la Fiom,
rilanciare il tema della laicità in sinergia con i comitati bolognesi
che hanno vinto il referendum sulla scuola, facendone una
questione nazionale (e magari con il “centro Coscioni” sulla questione del fine
vita), proporre in alternativa alla demagogia berlusconiana sull’imu la
questione delle case sfitte (vedi trasmissione di Santoro di ieri) e lo
scandalo delle case sequestrate e vendute all’asta dalle banche. Ma non voglio
entrare qui nel merito delle molte altre iniziative che si potrebbero prendere,
a fronte delle “chiacchiere” del governo Napolitano-Berlusconi.
Credo che
verrebbero da sé, se cambia l’atteggiamento di fondo, da autoreferenziale
a proiettato e aperto, senza timori di contaminazioni. Perché non si
tratta di scegliere tra un isolamento che diventa facilmente
autismo politico e una opportunistica alleanza di schieramento con Sel
e pezzi di Pd. Si tratta invece di scegliere tra autismo e
azione, rivolgendosi a milioni e milioni di cittadini con gesti concreti e non
occasionali, con una strategia di cui sarebbe assurdo
pretendere che non si debba discutere: insieme, voi eletti e noi
cittadini che vi abbiamo delegato.
Commento
di Sergio Ghirardi:
E
ti pareva: ecco un altro che vuole fare del movimento in fieri un partito
parlamentare.
I
parlamenti sono strumenti affinati di manipolazione delle masse. In un mondo in
cui le convinzioni sono prodotte dalla propaganda pubblicitaria non è possibile
alcun cambiamento attraverso la rappresentazione. Ci vuole una rottura di
paradigma di cui sia pur confusamente il M5s è stato un sintomo importante.
Dunque, che fare? Continuiamo la lunga deriva verso l’emancipazione con la disntossicazione
delle coscienze, riformulando con sensibilità pedagogica libertaria il progetto
di una democrazia consiliare che non si pensi come un’evoluzione del
parlamentarismo ma come il suo superamento.
Fare
del M5s il partito onesto di un sistema marcio è l'ultima illusione di sinistra
possibile. Bisogna rendersi conto che la sinistra è stata la mano etica del
capitalismo e che ha ormai definitivamente seppellito la maschera etica sotto
le macerie del muro di Berlino per dedicarsi a un business allegramente mafioso
insieme a centri,. destre e fascismi vari.
Nel
dominio reale del capitale, la common decency non funziona neppure più come
foglia di fico. Lo STATO e il MERCATO hanno riunito lo spettacolo concentrato e
autoritario del capitalismo di Stato e lo spettacolo diffuso del capitalismo
del Mercato liberale in un unico totalitarismo planetario: quello dello
spettacolo integrato di Stati canaglia ad autoritarismo democratico e di un
Mercato globale multinazionale in mano ai banksters, sempre più liberale nella
sua delirante finanziarizzazione. Dobbiamo prepararci internazionalmente al superamento
del capitalismo in fase terminale o a morire con lui. Il resto è chiacchiera
tra schiavi