♫ Forse hanno capito, se non son proprio tonti,
che sta per arrivare la resa dei conti... ♫
Grazie
vecchio Bordiga, anche se ti eri compromesso con il bolscevismo, ideologia che detestiamo,
hai avuto il coraggio, ai tuoi tempi, di non cedere al ricatto ideologico primario,
indicandoci la pista per denunciare la trappola anziché caderci dentro. Infatti,
se l’antifascismo è stato il peggior prodotto della peste fascista di cui ricorre
oggi la sconfitta militare, il deconfinamento si prepara adesso, in tempi di
corona virus, come il peggior prodotto del confinamento!
Accettare
il confinamento è stata una scelta miserabilmente necessaria e l’abbiamo fatta
pur sapendo che i potenti si fregavano le mani vedendoci ridicolmente mascherati
nel carnevale deprimente del loro potere osceno. “Deconfinarsi” dal coronavirus
mentre è ancora vivo e vegeto, senza “deconfinarsi” dal capitalismo che ci ha
confinato da secoli e oggi in maniera soffocante, è come soffiarsi il naso per
curare la diarrea dovuta al colera.
Il
confinamento imposto dallo Stato lo abbiamo praticato perché era puntualmente necessario,
come il necessario, o almeno il possibile, hanno fatto donne e uomini, dottori
e dottoresse, infermiere e infermieri, lavoratori alle casse dei supermercati e
trasportatori di beni necessari, perché erano esseri umani prima di essere dei lavoratori.
L’hanno fatto anche per il salario – ricatto economico oblige –, ma gratuitamente,
per dono di sé, al rischio della loro vita, non per un premio in denaro con cui
si cerca ora di comprarli, definendoli eroi
nelle messe mediatiche.
Lo
abbiamo fatto, molto più modestamente, anche noi, autogestendo il nostro imprigionamento
in casa, agli antipodi degli ordini spettacolari vomitati dai domestici della
disinformazione continua ed esercitati dalla polizia di Stato. Abbiamo anche
avuto il fastidio di dover ignorare le critiche ideologiche sbavate da qualche
intellettuale staccato dalla realtà, in ritardo di una rivoluzione, ma sempre, narcisisticamente,
nel cuore dello spettacolo e della sua critica spettacolare.
Pazienza.
Lo abbiamo fatto dolorosamente, al prezzo della nostra libertà puntuale, ma non
per sottometterci alle imposizioni dell’oligarchia e dei suoi sgherri, la cui
pantomima autoritaria e cinica si preoccupa della sopravvivenza dell’economia
mercantile e non dei morti che racconta di ora in ora. Per il suo spettacolo
sociale, il numero dei morti è solo un’alternativa alla classifica di un
campionato di calcio tragicamente sospeso per causa di virus.
Ora
basta! Non permetteremo ai gestori del quotidiano al servizio del
produttivismo, di dettarci i nostri movimenti; stabilire, per esempio, come
ipotizza qualcuno, che chi ha più di settant’anni deve continuare a stare in
casa e chi invece ne ha meno, può – e soprattutto deve – tornare a lavorare!
Stanno
usando il coronavirus per imporre dappertutto un nuovo ordine mondiale, un
totalitarismo cibernetico in nome della nostra salute! Ecco il movente nascosto
del loro deconfinamento.
Avendo
l’età che ho, appena potrò farlo senza essere né “suicida” né “omicida”, uscirò
per vedere la mia bella e godere della vita dicendovi merda!, burocrati e tecnocrati del Capitale totalitario; se devo
morire morirò vivendo e, oggi come ieri, non sopravvivrò morendo.
La
vostra oscenità è peggiore della morte: è una morte che si dissimula in
sopravvivenza per calcolo di lucro. La vostra intelligenza artificiale è
letteralmente idiota[1], un virus che anziché il
sistema respiratorio, attacca direttamente il sistema cerebrale ed emozionale
dell’essere umano. Qualunque sia l’origine del coronavirus, prodotto di
laboratorio o risultato di una domesticità forzata tra le specie, VOI avete
mentito su tutti i fronti, sulle cure come sulle protezioni, e continuate a
farlo per proteggere il VOSTRO business mondializzato e svilupparne
l’artificialità, manipolandoci come dei pedagoghi ottusi che ci considerano dei
ragazzi selvaggi, come dei conquistadores
dell’imperialismo digitale di fronte a stupidi primitivi da spiare e schiavizzare.
Ci
si sta avvicinando al nodo centrale che lo spettacolo addobba con le sue
stronzate nel tentativo abituale di renderlo illeggibile. Aldilà di ogni ideologia
del complotto, paranoia narcisista che mescola verità nascoste e menzogne paranoiche,
è un fatto che grazie o a causa del coronavirus, caduto dal cielo inquinante del
potere o uscito, come una cicuta coltivata, dalla terra malata di una società
marcescente, la banda dei dominanti ci sta vendendo ancora una volta il lavoro
come unica forma di socialità possibile in un mondo di confinamento
obbligatorio.
Usa,
Cina, Europa o altrove, lo Stato produttivista globale è il nemico comune degli
esseri umani.
I
dominanti di ogni paese vogliono farci uscire dal confinamento solo per tornare
a lavorare. No, non staremo al loro gioco, la vita è un’altra cosa!
Hanno
capito o no che ormai non lavoreremo mai più per loro, ma soltanto per noi, per
il bene comune, per curare gratuitamente
la felicità di tutti? Noi gestiremo le nostre vite decisi a far sparire tutti i
parassiti nocivi, sabotando la loro società predatrice, sfruttatrice e
nichilista.
La
fine della normalità è quella dello Stato, della Confindustria, delle
multinazionali, dei politici mafiosi, dei sindacati collusi, dei servitori
volontari e, prima di tutto, degli apprendisti stregoni dell’universo digitale:
non accetteremo di uscire da casa per andare a lavorare per il Big Brother, anziché per far pisciare il
cane, comprare cibo e disinfettanti o fare jogging nel ghetto, come succede ora.
Solo
degli schiavi possono essere disposti a barattare la noia soffocante del confinamento
necessario con quella del lavoro forzato, pronti a rischiare di infettarsi
dietro il velo di maschere di protezione aleatorie, pur di poter riprendere la
metro per andare al lavoro e rientrare a dormire dopo aver brindato in un
bicchiere sterilizzato, guardando una partita in televisione a due metri l’uno
dall’altro – schiacciati come non mai dalla corazza caratteriale che rimuove
definitivamente la dimensione orgastica della vita, già da tempo ridotta a mal
partito.
No,
non aderiremo mai a questa nuova normalità mostruosa che vuole continuare a obbligarci
a godere di non godere mai veramente, riducendoci a zombi con la maschera di
protezione – un urlo di Munch a cui è stata tappata
la bocca!
Il
rischio di morire ci ha risvegliato alla vita.
Una
volta per tutte, diciamo basta,
padroni, politicanti, robocop, servi mediatici, scienziati collusi e lobbisti
scatenati. Il pericolo ci ha rianimato e abbiamo scoperto il coraggio di non addormentarsi
mai più nell’incubo di un mondo virtuale la cui realtà è totalitaria. La vostra
sopravvivenza da schiavi non ci riguarda più. È morta, uccisa dal coronavirus.
Siamo
sopravvissuti al contagio della vostra alienazione, della vostra soluzione finale
di artificializzazione della vita, del vostro nichilismo.
La
vita naturale che amiamo e ci sostiene, ci accompagnerà fino alla LIBERAZIONE!
Sergio Ghirardi, 25 aprile 2020
[1]
Dal latino Idiotes, ae, m: colui che ignora gli usi; derivato dal greco idiótes: uomo privato, inesperto, incompetente.
25 AVRIL : fin
de la normalité
♫ Ils ont peut-être compris, s’ils ne sont pas
idiots, que le temps est fini de tourner autour du pot ♫
Merci vieux Bordiga, même si tu as été compromis avec le bolchevisme,
idéologie que nous détestons, tu a eu le courage, en ton temps, de ne pas céder
au chantage idéologique primaire en nous montrant la piste pour dénoncer le
piège et ne pas tomber dedans. Car si l’antifascisme fut le pire produit de la
peste fasciste dont on célèbre aujourd’hui, en Italie, la défaite militaire, le
déconfinement se prépare maintenant, à l’époque du coronavirus, comme le pire
produit du confinement !
Accepter le confinement a été un choix misérablement nécessaire et nous
l’avons fait tout en sachant que les puissants se frottaient les mains en nous
voyant ridiculement masqués dans le carnaval déprimant de leur pouvoir obscène.
Se « deconfiner » du coronavirus alors qu’il est toujours là, bien
vivant, sans se « deconfiner » du capitalisme qui nous a confinés
depuis des siècles et maintenant de façon étouffante, c’est comme se moucher le
nez pour soigner la diarrhée due au cholera.
Le confinement imposé par l’Etat on l’a pratiqué parce qu’il était ponctuellement
nécessaire, comme le nécessaire, ou au moins le possible, ont fait les hommes
et les femmes, médecins, infirmiers, ouvriers de supermarchés et du transport
de biens nécessaires parce qu’ils/elles étaient des êtres humains avant d’être
des travailleurs. Ils/elles l’ont fait pour le salaire aussi – chantage
économique oblige –, mais gratuitement, par un don de soi, au risque de leur
vie, non pas pour une prime en argent par laquelle on cherche maintenant de les
acheter, en les définissant héros dans
les messes médiatiques.
On l’a fait nous aussi, bien plus modestement, par l’autogestion de notre enfermement
à la maison, aux antipodes des ordres spectaculaires vomis par les domestiques de
la désinformation continue et exercés par la police de l’Etat. On a dû aussi
ignorer, avec agacement, les critiques idéologiques bavées par quelques
intellos déconnectés de la réalité, en retard d’une révolution, mais, narcissiquement,
toujours au cœur du spectacle et de sa critique spectaculaire.
Tant pis. On l’a fait douloureusement, au prix de notre liberté ponctuelle,
mais non pas pour nous soumettre aux diktats de l’oligarchie et de ses sbires
dont la pantomime autoritaire et cynique se préoccupe de la survie de
l’économie marchande et non pas des morts qu’elle raconte heure après heure.
Pour son spectacle social, le nombre des morts n’est qu’une alternative au
classement d’un championnat de football tragiquement interrompu par cause de
virus.
Ça suffit ! On ne laissera pas les décideurs du quotidien au service
du productivisme, nous dicter nos mouvements ; établir, par exemple, comme
quelqu'un l’envisage, que celui qui a plus de 70 ans doit continuer le
confinement, alors que les plus jeunes peuvent – et surtout doivent – retourner
au travail !
Ils sont en train d’utiliser le coronavirus pour imposer partout un nouvel
ordre mondial, un totalitarisme cybernétique au nom de notre santé ! Voilà
le but caché de leur déconfinement.
Avec l’âge qui est le mien, dés que possible, sans être ni « suicidaire »
ni « homicide », je vais sortir pour voir ma belle et jouir de la vie
en vous emmerdant, bureaucrates et technocrates du Capital totalitaire ;
si je dois mourir je mourrai en vivant et, aujourd’hui comme hier, je ne survivrai
pas en mourant.
Votre obscénité est pire que la mort : elle est une mort qui se
dissimule en survie par calcul de rentabilité. Votre intelligence artificielle
est littéralement idiote[1],
un virus qui n’attaque pas le système respiratoire, mais, directement, le
système cérébral et émotionnel de l’être humain. Quel que soit l’origine du coronavirus,
produit de laboratoire ou d’une domesticité forcée entre les espèces, VOUS avez
menti sur tous les fronts, à propos des soins comme des protections, et vous
continuez à le faire pour protéger VOTRE business mondialisé et en développer
l’artificialité, en nous manipulant comme des pédagogues bornés qui nous
considèrent des enfants sauvages, des conquistadores
de l’impérialisme digital face à des stupides primitifs à traquer et assujettir
au travail forcé.
On est en train de s’approcher du nœud central que le spectacle adoube de
ses conneries pour essayer, comme toujours, de le rendre illisible. Au-delà de
toute idéologie du complot, paranoïa narcissique qui mélange vérités cachées et
mensonges paranoïaques, c’est un fait que grâce ou à cause du coronavirus,
tombé du ciel polluant du pouvoir ou sorti, comme une cigüe cultivée, de la
terre malade d’une societé pourrissante, la bande des dominants est en train de
nous vendre, une fois de plus, le travail comme unique forme de socialité
possible dans un monde au confinement obligatoire.
USA, Chine, Europe ou ailleurs, l’Etat productiviste global est l’ennemi
commun des êtres humains.
Les dominants de tous les pays veulent nous faire sortir du confinement
juste pour retourner travailler. Non, nous ne subirons pas leur traquenard, la
vie est autre chose !
Ils ont compris ou pas que désormais nous ne travaillerons jamais plus pour
eux, mais uniquement pour nous, pour le bien commun, pour soigner gratuitement le
bonheur de tous ? Nous allons gérer nos vies, déterminés à faire disparaître
tous ces parasites nuisibles, en sabotant leur société prédatrice, exploiteuse
et nihiliste.
La fin de la normalité est celle de l’Etat, du Medef, des multinationales, des
politiciens mafieux, des syndicats complices, des serviteurs volontaires et, avant
tout, des apprentis sorciers de l’univers digital : nous n’accepterons pas
de sortir de la maison pour aller travailler pour le Big Brother plutôt que pour faire pisser le chien, acheter de la
nourriture et des désinfectants ou faire du jogging dans le ghetto, comme cela
arrive maintenant.
Il n’y a que des esclaves pour troquer l’ennui suffocant du confinement nécessaire
avec celle du travail forcé, prêts à risquer de s’infecter derrière le voile de
masques de protection aléatoires, pourvu de pouvoir reprendre le métro pour aller
bosser et rentrer à la maison faire dodo après avoir bu un pot dans un verre
stérilisé, en regardant un match à la télé à deux mètres l’un de l’autre – plus que jamais écrasés par la cuirasse
caractérielle qui refoule définitivement la dimension orgastique de la vie déjà
mal barrée depuis longtemps.
Le risque de mourir nous a réveillés à la vie.
Une fois pour toutes, nous disons ça suffit, patrons, politiciens, robocops,
serviteurs médiatiques, scientifiques complices et lobbyistes déchainés. Le
danger nous a réanimés et nous avons découvert le courage de ne jamais plus
nous endormir dans le cauchemar d’un monde virtuel dont la réalité est
totalitaire. Votre survie d’esclaves ne nous concerne plus. Elle est morte,
tuée par le coronavirus.
Nous avons survécu à la contagion de votre aliénation, de votre solution
finale d’artificialisation de la vie, de votre nihilisme.
La vie naturelle que nous aimons et qui nous porte, va nous accompagner jusqu’à
la LIBERATION!
Sergio Ghirardi, 25 Avril 2020
[1] Du latin Idiotes, ae, m: personne qui ignore
les usages ; dérivé du grec idiótes: homme privé, inexpert, incompétent.