Quando l’idiota guarda
la luna, non vede che il dito, contribuendo a farlo scivolare dove non lo
vogliamo più
Niente di nuovo sotto il sole. Soltanto un po’ di coronavirus
che uccide qui e là e soprattutto collabora alla distruzione dell’umano che il
produttivismo ha già abbondantemente innescato senza bisogno di aiuto. Virus o non
virus (ma potrebbe essere ed è già stato mille volte qualcos’altro) i credenti
continuano tutti a inginocchiarsi dinanzi ai loro dei che non sono che idoli.
Ovviamente proclamando la loro assoluta laicità, il loro lucido resistere al
nemico perfettamente identificato.
In questa fase novella e destabilizzante dello spettacolo
sociale, s’impone a noi, poveri schiavi, una nuova trappola alternativa: siamo,
infatti, indotti surrettiziamente a crederci liberi per interiorizzare la forma
più intima della schiavitù (credersi liberi, appunto, o in via di liberazione,
“perché a noi non ce la fanno!”). Quello che mi sconcerta di più è che anche
quando si denuncia con giusta rabbia e carente lucidità il mostro che ci
vampirizza da tempo (e oggi più che mai) si usano i suoi schemi irrazionali per
fare un elogio sperticato di una lucidità da miracolati che hanno avuto l’apparizione
della Madonna del complotto.
Peccato che l’irrazionalismo del sistema sia cinicamente
funzionale alla manipolazione con cui esso ci rende schiavi volontari, ma anche
l’accecamento millenarista aiuta quel nemico che si pensa di denunciare, più scaltri
che mai. C’è un’avanguardia minoritaria che coltiva questo accecamento mistico per
narcisismo o calcolo e una maggioranza di potenziali rivoluzionari che lo
subisce come i suoi nonni hanno subito religiosamente il fascismo rosso
bolscevico.
A proposito della piccola ma concreta peste virale, oggi al
centro dell’attenzione di tutti per affermarla o negarla, mi colpiscono tanto
le menzogne di Stato (i cui specialisti sanno quasi tutto sul niente di cui
sono riconosciuti gli esperti) che i proclami mistici degli anti illuminati (a volte opportunisti pagati meno
che i sapienti di Stato, ma anche perversi narcisisti che invitano il popolo a
seguire il guru provvidenziale di turno che credono incarnare).
Gli odiosi proclami del potere che utilizzano la situazione –
come sempre – per meglio manipolare il gregge di cittadini recentemente analfabetizzati
dall'’universo concentrazionario della rete virtuale, sono perfettamente
speculari al diniego mistico del reale dei millenaristi spettacolari che
trattano le intelligenze individuali con lo stesso disprezzo dei domestici
dello Stato (i quali tremano d’inquietudine servile perché solo una cosa sanno con
certezza: che se non sostengono abbastanza il padrone saranno licenziati).
A rischio licenziamento gli uni, in
cerca d’impiego gli altri, tutti lavorano al servizio dell’alienazione. Da un
lato si educano le vittime potenziali o già arruolate a seguire le assurde e contraddittorie
verità ufficiali (ci vogliono maschere per tutti, le maschere non proteggono
affatto; non rinunceremo mai alla nostra libertà ma soprattutto non uscite di
casa altrimenti saranno multe colossali, ecc.) dall'’altro si blatera
moralizzando, colpevolizzando la plebe e denunciando tutto indistintamente.
A quando una perdita di punti sulla patente di sopravvivenza per aver
messo il naso fuori di casa? Impossibile in democrazia, non è vero?
In Cina, probabilmente, ci hanno già pensato e ci suggeriranno
quest’idea leggermente totalitaria inviandoci, per solidarietà tra Stati,
qualche maschera di protezione, se gli Stati Uniti non le avranno già comprate
tutte a prezzi triplicati, con dollari non più indicizzati sull’oro ma sui
disinfettanti. In Italia le mafie sono già al lavoro per profittare del virus
come hanno sempre fatto in ogni crisi, perfetti capitalisti cinici e senza
scrupoli (dei veri vincenti della crescita economica, insomma!), tra arcaismo
desueto e modernismo assoluto. In Francia, Lo Stato ha finora vietato,
incredibilmente, la somministrazione controllata della clorochina associata a
un antibiotico allo stadio d’infezione leggera, unico trattamento che potrebbe,
forse, in assenza di meglio, salvare qualche vita e soprattutto decongestionare
gli ospedali di casi gravi. L’ha invece permesso negli stadi terminali laddove
non serve a niente. Mistero delle prerogative regali?
Restare in casa è al momento prioritario, certo, ma non per
guardare la televisione che ripete il mantra dell’elenco dei morti e ci
manipola preoccupandosi soprattutto della crisi economica che colpirà gli
eventuali sopravvissuti. Se l’economia è malata che crepi. Questa ossessione
orribile e non noi – giovani o vecchi – a causa del virus. Di lei potremo
infatti emanciparci, ma non fare a meno delle nostre vite.
Il potere è assurdo ma coerente nella sua religiosità
scientista al servizio del produttivismo e gli umani se ne accorgono ormai al
punto che diventa difficile immaginare che la normalità dell’alienazione possa
tornare come prima. Persino chi si sforza di guardare solo l’albero per non
vedere l’inquietante foresta che nasconde, non può più non accorgersi che la
radice della tragedia in corso è appunto la normalità capitalista prodotta dal
sacerdozio planetario dell’economia politica che ne è la teologia.
Tuttavia, non si può che registrare tristemente che anche la
saggezza orientale è stata stravolta dallo spettacolo: quando l’idiota è
obbligato dai fatti a guardare la luna, si accontenta, con aria furba, di
osservare il dito. Interpretare la disumanità del sistema come un semplice
complotto da sviare e non vedervi la logica intrinseca del produttivismo, è
l’ultima religione possibile quando tutte le religioni ecclesiastiche o laiche puzzano
di marcio: quella degli iconoclasti misticamente in ginocchio di fronte
all’immaginetta sacra della menzogna alternativa.
Così si continua a far circolare la speranza di una “rivoluzione
che viene” senza comunicare la minima passione pratica per farla venire: proponendo
a sé e agli altri di esistere altrimenti fin da subito e non domani, costruendo
un’alternativa al produttivismo che rifiuti tutte le menzogne dello Stato e
dell’anti Stato, vomitando tanto la religione dominante che quelle delle sette ideologiche
che si muovono per prenderne il posto.
Tutti gli adepti delle diverse obbedienze vogliono che il popolo
continui a sperare, che s’identifichi nello Stato che c’è o che verrà, che sostenga
il sistema o lo denunci consegnandosi all'antisistema. Di fronte ai burocrati
dell’economia politica, dello Stato che protegge il mercato, si stagliano i moralisti
di un’ideologia con pretese rivoluzionarie che prepara l’insediamento di
un’ultima burocrazia autoritaria come tutte le altre; evitando, ovviamente, ogni
riferimento a un Comitato centrale e preferendogli la centralità dissimulata di
comitati invisibili.
La parte di umanità capace di sviluppare finalmente una
coscienza di specie che superi, includendola, la coscienza di classe del
proletariato di un tempo sconfitto dal consumismo, non potrà sottrarsi alla
necessità di comprendere e praticare una banalità di base incontrovertibile: l’emancipazione
collettiva sarà l’opera di liberi individui associati in gruppi d’affinità
federati tra loro a ogni livello della società; solidali, autonomi ed
emancipati da ogni credenza, da ogni superstizione.
Sarà un’autogestione generalizzata della vita quotidiana o
non sarà.
Sergio Ghirardi
Primo d’aprile 2020, ma non è uno scherzo
Quand l’idiot
regarde la lune, il ne voit que le doigt,
en contribuant à
le faire glisser là où on ne le veut plus
Rien de
nouveau sous le soleil. Qu’un petit peu de coronavirus qui tue ici là et qui
collabore, surtout, à la destruction de l’humain que le productivisme a déjà
abondement enclenchée sans besoin d’aide. Virus ou pas virus, mais il pourrait
être et il a déjà été mille fois autre chose, les croyants continuent tous à
s’agenouiller face à leurs dieux qui ne sont que des idoles. En proclamant,
bien sûr, leur laïcité absolue, leur résistance lucide face à un ennemi
parfaitement identifié.
Pendant
cette phase nouvelle et déstabilisant du spectacle social, s’impose à nous,
pauvres esclaves, un nouveau piège alternatif : nous sommes, en fait,
induits subrepticement à nous croire libres pour intérioriser la forme la plus
intime de l’esclavage (se croire libres, justement, ou en voie de liberation
car « ils ne vont pas nous avoir, nous ! »). Ce qui me
déconcerte le plus, c’est que même quand on dénonce avec une juste rage et
manque de lucidité, le monstre qui nous vampirise depuis longtemps (et plus que
jamais aujourd’hui) on utilise ses schémas irrationnels pour faire un éloge
immodéré d’une lucidité de miraculés qui ont eu l’apparition de la Madone du complot.
Dommage
que l’irrationalisme du système soit cyniquement fonctionnel à la manipulation
par laquelle il nous réduit à des esclaves volontaires, mais l’aveuglement
millénariste aussi aide cet ennemi qu’on pense dénoncer, plus malins que
jamais. Il y a une avant-garde minoritaire qui cultive cet aveuglement mystique
par narcissisme ou calcule et une majorité de potentiels révolutionnaires qui le
subit comme ses grands-parents ont subi religieusement le fascisme rouge
bolchevique.
A propos
de la petite mais concrète peste virale, aujourd’hui au centre de l’attention
de tous pour l’affirmer ou la nier, me frappent autant les mensonges d’Etat
(dont les spécialistes savent presque tout sur le rien dont ils sont reconnus
les experts) que les proclames mystiques des anti illuminati (parfois des opportunistes moins bien payés que les
sages d’Etat, mais aussi des pervers narcissiques qui invitent le peuple à
suivre le gourou providentiel de service qu’ils croient incarner).
Les
odieuses proclamations du pouvoir qui utilisent la situation – comme toujours –
pour mieux manipuler le troupeau des citoyens récemment analphabétisés par
l’univers concentrationnaire des réseaux virtuels, sont parfaitement
spéculaires au mystique déni de réalité des millénaristes spectaculaires qui
traitent les intelligences individuelles par le même mépris que les domestiques
de l’Etat (lesquels tremblent d’inquiétude servile car savent une seule chose avec
certitude : s’ils ne soutiennent pas assez le patron, vont être virés).
Au risque
de chômage les uns, en quête d’emploi les autres, tous travaillent au service
de l’aliénation. D’un côté on éduque les victimes potentielles ou déjà
subornées à suivre les absurdes et contradictoires vérités officielles (il faut
des masques pour tous, les masques ne protègent en rien ; on ne renoncera
jamais à notre liberté, mais surtout ne sortez pas de chez vous sinon ce seront
des contraventions faramineuses, etc.), de l’autre on blatère en moralisant, plus
révolutionnaires que jamais, en culpabilisant la plèbe et dénonçant tout et
n’importe quoi.
Une perte de points sur le permis de
survie pour avoir sorti le nez de chez soi, c’est pour quand ? Impossible
en démocratie, n’est pas ?
En
Chine, probablement, ont a déjà pensé à ça et ils nous conseilleront cette idée
légèrement totalitaire en nous envoyant, par solidarité entre Etats, quelques
masques de protection, si les Etats Unis ne l’ont pas déjà accaparées en les
payant trois fois plus cher, avec des dollars indexés sur les désinfectants et
non plus sur l’or. En Italie les mafias sont déjà au travail pour profiter du
virus comme ils ont toujours fait à chaque crise, parfaits capitalistes
cyniques et sans scrupules (des vrais gagnants de la croissance économique,
quoi !), entre archaïsme désuet et modernisme absolue. En France, jusqu’à
aujourd’hui, l’Etat a interdit, incroyablement, l’utilisation avec suivi
médical de la chloroquine associée à un antibiotique au stade d’une infection
légère, le seul traitement pouvant, peut-être, en manque de toute autre
solution, sauver quelques vies et surtout décongestionner les hôpitaux de cas
graves. Il l’a, par contre permis au stade terminal là où il ne serve à rien. Mystère
régalien ?
Rester à
la maison est au moment actuel prioritaire, certes, mais pas pour regarder la
télé qui répète le mantra de la liste des morts et qui nous manipule en se
préoccupant surtout de la crise économique qui frappera les éventuels
survivants. Si l’économie est malade, qu’elle crève. Cette horrible obsession
et non pas nous – jeunes ou vieux – du virus. Car on pourra s’émanciper d’elle,
mais on ne pourra pas se passer de nos vies.
Le
pouvoir est absurde mais cohérent dans sa religiosité scientiste au service du
productivisme et les humains s’en aperçoivent désormais au point qu’il devient
difficile imaginer que la normalité de l’aliénation puisse revenir comme avant.
Même qui s’efforce de regarder uniquement l’arbre pour ne pas apercevoir
l’inquiétante forêt qu’il cache, ne peut plus ne pas s’apercevoir que la racine
de la tragédie en cours est justement la normalité capitaliste produite par le
sacerdoce planétaire de l’économie politique qui est sa théologie.
Néanmoins,
on ne peut qu’enregistrer tristement que même la sagesse orientale a été
bouleversée par le spectacle : quand l’idiot est obligé par les faits à
regarder la lune il se contente, avec un air fourbe, d’observer le doigt.
Interpréter l’inhumanité du système comme un simple complot à détourner, et ne
pas y voir la logique intrinsèque du productivisme, c’est la dernière religion
possible quand toutes les religions ecclésiastiques ou laïques sentent le
pourri : celle des iconoclastes mystiquement agenouillés face à l’image
sacrée du mensonge alternatif.
Ainsi on
continue à faire circuler l’espoir d’une « révolution qui vient »
sans communiquer la moindre passion pratique pour la faire venir : en
proposant à soi et aux autres d’exister autrement dès maintenant et non pas
demain, en construisant une alternative au productivisme qui refuse toutes les
mensonges de l’Etat et de l’anti Etat, en vomissant autant la religion dominante
que celles des sectes idéologiques qui bougent pour en prendre la place.
Tous les
adeptes des diverses obédiences veulent que le peuple continue d’espérer, qu’il
s’identifie avec l’Etat qui est là ou qui viendra, qu’il soutient le système ou
qu’il le dénonce en se consignant à l’antisystème. Face aux bureaucrates de
l’économie politique, de l’Etat qui protège le Marché, se lèvent les moralistes
d’une idéologie prétendument révolutionnaire qui prépare l’installation d’une
dernière bureaucratie autoritaire comme toutes les autres; en évitant,
bien-sûr, toute référence à un Comité central et en lui préférant la centralité
dissimulée des comités invisibles.
La
partie d’humanité capable finalement de développer une conscience d’espèce qui
dépasse, en l’incluant, la conscience de classe du prolétariat d’antan vaincu
par le consumérisme, ne pourra pas refouler la nécessité de comprendre et pratiquer
une banalité de base incontournable : L’émancipation collective sera
l’œuvre de libres individus associés en groupes d’affinité fédérés entre eux à
tous les niveaux de la société ; solidaires, autonomes et émancipés de
toute croyance, de toute superstition.
Elle
sera une autogestion généralisée de la vie quotidienne ou elle ne sera pas.
Sergio
Ghirardi, le premier d’avril 2020, mais ce n’est pas une blague