ricevo
dal Comidad e inoltro
Con espressione del tutto incongrua, ci si riferisce spesso alle
"bugie" del potere, come se si trattasse di birichinate di bambini.
In realtà, si tratta non di semplici bugie, ma di frodi. L'aggressione NATO
contro la Siria viene spacciata per emergenza umanitaria e, dato che ormai
l'emittente del Qatar, Al Jazeera, ha perso ogni credibilità, tocca adesso
ad Amnesty International farsi carico di alimentare la propaganda
interventista. Viene il sospetto che si sia permesso che venisse prodotto
un film come "Diaz", solo perché nella locandina del film Amnesty
International potesse ancora accreditarsi come ultimo baluardo dei diritti
democratici. [1]
Con l'incidente dell'abbattimento del proprio caccia,
anche il governo turco ha aggiunto un ulteriore mattone
all'edificio fraudolento montato attorno all'aggressione NATO contro la
Siria. Ci si potrebbe chiedere quale legittimo interesse nazionale
possa accampare Erdogan nel cercare di destabilizzare un Paese vicino con
il quale i rapporti sono sempre stati ottimi, persino nel periodo della guerra
fredda, quando i due Stati confinanti stavano in schieramenti opposti.
La massoneria militare che ha dominato la Turchia per ottanta
anni - nonostante la sua sudditanza all'imperialismo britannico prima, ed
all'imperialismo statunitense poi -, non aveva mai manifestato gli
atteggiamenti avventuristici che oggi invece esibisce Erdogan. Meno di due
anni fa, Erdogan rappresentava ancora una speranza per
settori dell'antimperialismo, mentre ora è diventato un fantoccio
della NATO. Si tratta di un'ulteriore smentita del mito
dell'antiamericanismo islamico, dato che l'islamismo "moderato" di
Erdogan dimostra la stessa sudditanza agli USA dell'islamismo
"radicale", rappresentato da quella accozzaglia di
milizie etichettata come "Al Qaeda".
Il punto è che l'islamismo politico, in qualsiasi versione,
risulta troppo dipendente nelle sue fortune, sia elettorali che militari, dal
denaro delle monarchie petrolifere del Golfo. L'islamismo politico è un
prodotto del denaro, e quindi segue il denaro. Ciò deve costituire
un invito alla prudenza anche per coloro che si fanno illusioni
per la vittoria elettorale dei Fratelli Mussulmani in Egitto.
Nulla di strano quindi che Erdogan abbia trasformato il suo
Paese in una base per le aggressioni delle milizie islamiche contro la Siria,
poiché il denominatore comune sia di Erdogan, che dei cosiddetti al-qaedisti, è
il denaro del Qatar, la monarchia che oggi fa da punta di diamante delle
aggressioni della NATO nel Mediterraneo ed in Medio Oriente.
Dal 2009 la collaborazione tra il Qatar ed il Pentagono è diventata
strettissima. In un libro del 1970, "Pentagon Capitalism", Seymour
Melman illustrava come il Pentagono dagli anni '60 sia diventato un vero e
proprio ministero delle Partecipazioni Statali, che finanzia, indirizza ed
organizza la produzione bellica di varie multinazionali. Questo
capitalismo di Stato è ovviamente finalizzato anche all'esportazione
di armi. Il Pentagono è infatti il maggiore esportatore di armi del
mondo, ed il Qatar, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ne sono i
maggiori acquirenti. [2]
Seguendo il denaro ci si spiega Erdogan, ma anche la strategia
NATO di cui egli fa parte. La Siria non può essere sconfitta sul piano
militare, poiché ha comunque risorse tali da infliggere all'aggressore dei
danni irreparabili. In un'area desertica è sufficiente un'artigliera a
proiettili chimici per rendere insopportabilmente dispendiosa qualsiasi
avanzata di eventuali aggressori. La guerra permanente, la "guerra
infinita" degli USA e della NATO contro gli innumerevoli "nuovi
Hitler" di turno, rappresenta un nonsenso dal punto di vista militare;
poiché una guerra infinita richiederebbe uno sforzo bellico infinito, che
neppure le gigantesche spese militari statunitensi potrebbero
assicurare.
Infatti la NATO, ancora una volta, punta solo in parte sulla
carta militare per vincere, mentre è la frode a diventare la
carta vincente. Occorre prima aggredire, per poi spingere l'aggredito a
intavolare trattative, che per la NATO non sono altro che l'occasione
fraudolenta per stabilire gli agganci utili per corrompere qualcuno
della controparte. Si tratta di prendere Damasco così come sono state
prese Belgrado, Baghdad e Tripoli: comprandosi i funzionari governativi e
i generali. Si spende tanto denaro per produrre e comprare armi, per
poi scoprire che l'arma principale è il denaro stesso. Nell'attuale situazione
del Medio Oriente, i soldi del Qatar costituiscono la vera arma letale.
Le trattative servono anche a corrompere gli alleati della Siria,
come la Russia. Il problema non è quello di corrompere Putin - che più
corrotto di com'è non potrebbe essere -, ma di riuscire ad agganciare i
generali e gli ammiragli che sinora lo hanno costretto a non mollare del tutto
la Siria.
L'Islam ha cinque pilastri, invece l'imperialismo NATO ne ha
quattro: l'aggressione, la frode, la corruzione e, non meno importante, la
mistificazione. Infatti la cosiddetta "lotta
alla corruzione" rappresenta un elemento essenziale della mitologia
imperiale del sedicente Occidente.
La corruzione viene rappresentata come il male che frena
l'economia e falsa le sane regole del mitico "libero mercato".
Dalle colonne de "l'Espresso" il noto econo-comico Luigi Zingales ci
ammonisce che la crisi è colpa dei corrotti, che non si cresce perché si ruba,
e che non se ne esce senza una rivoluzione morale; e, come al
solito, indica come faro e come via di salvezza il modello
statunitense. [3]
Le spericolate intuizioni di Zingales però non fanno altro
che ricalcare le veline giornalistiche fornite dal Consiglio Atlantico
della NATO. In una di queste si prende a pretesto il caso
Ucraina solo per poter assegnare il primato morale della lotta
mondiale alla corruzione agli Stati Uniti, considerati superiori persino
alla già "moralissima" Gran Bretagna. [4]
Gli Stati Uniti sembrano prendere molto sul serio questo ruolo di
guida morale del pianeta. Il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, fa la
morale anche alla Nigeria, colpevole di essere troppo corrotta e di
mortificare la "meritocrazia".[5]
Quanto a meritocrazia, neppure il clan dei Clinton scherza, a
giudicare dalla irresistibile carriera nei media della figlia di Hillary e
Bill, la diletta Chelsea. Chelsea è anche moglie di un ex alto
dirigente di Goldman Sachs, Marc Mezvinsky, un pregiudicato per frode
bancaria, che ora gestisce la 3G Capital, una società di investimenti messa su
per aggirare la legislazione di controllo sulle banche. Del
resto sarebbe ormai una scoperta dell'acqua calda constatare che
negli USA il potere si riproduce per via familiare, e che i matrimoni
dinastici servono a rafforzarlo. [6]
Un espediente polemico tipico della destra consiste nell'accusare
gli oppositori del sistema di non essere affatto moralmente
"puri". In questo periodo è Beppe Grillo a fare le spese di questo
tipo di propaganda della destra. [7]
In realtà, sia Grillo che i suoi detrattori del
"Giornale" berlusconiano, poi mostrano di condividere il mito della
moralità pubblica statunitense, che pur non essendo del tutto immune
dalla corruzione, almeno sarebbe inflessibile nel perseguirla. Non c'è
imperialismo senza razzismo, ed il mito della superiorità morale del mondo
anglosassone è alla base del sedicente Occidente.
In realtà la "moralità pubblica" statunitense è
basata su una sfacciata legalizzazione della corruzione e del nepotismo,
istituzionalizzati nella forma del lobbying. Secondo un reportage
della ABC, un qualsiasi deputato americano può permettersi il lusso
di non intascare mazzette, poiché gli basta far assumere i propri familiari
dalle aziende con la qualifica di lobbisti, in tal modo questi
familiari possono percepire, del tutto legalmente, stipendi e premi.
Il "ci ho famiglia" funziona benissimo, anzi meglio, anche oltre
oceano. Visto che in Italia si intende adottare il modello statunitense, è
probabile che il governo Monti, dopo il Ddl anti-corruzione, proceda
anche ad una legalizzazione del lobbying. [8]
28 giugno 2012