sabato 30 giugno 2012

Un bel calcio nei denti dello spettacolo.




Sfogliando metaforicamente i giornali su internet emergono dei microsatori ovvi e impertinenti.
Il Giornale e Libero, con le loro volgarità antitedesche da machos impotenti, sono le cartine di tornasole di una sottocultura barbara e plebea nettamente maggioritaria in Italia.
L'Italia misura l'abisso esistente tra il plebeo e il proletario. L'uno si genuflette dinanzi al Potere, l'altro si rivolta in nome dell'emancipazione.
Dove sono dunque i proletari d’Italia e d’Europa?
L'Italia è indubbiamente una nazione plebea con meravigliose eccezioni.
Non potrebbe essere altrimenti in un paese corrotto e bigotto, appestato da millenni di ipocrita religiosità.
I tedeschi sono riformati, hanno intriso la loro storia dell'etica protestante che incarna lo spirito del capitalismo.
Sono macchine quasi perfette del frankenstein economicista mentre, per contro, fuori dal mito accondiscendente, gli italiani non sono affatto anarchici, spesso sono solo opportunisti sottomessi, uomini di mano e di malaffare.
Sono cattolici, giocano col peccato e contano sul falso pentimento e sulla confessione.
Gli Andreotti, i Berlusconi, i D’alema e i Formighini sono esempi di una logica da Bravi che appoggiano il loro ridicolo e odioso potere sui vari don Abbondio e sui loro fedeli parrocchiani.
Allora, nella società dello spettacolo integrato, una partita di calcio che potrebbe essere un gioco divertente, diventa una liturgia per folle oceaniche in cerca psicotica di senso e una compensazione miserabile per orde di frustrati di tutta Europa.
Il calcio scommesse è una scommessa perduta sulla gratuità della felicità.
La Comune d'Europa resta la sola alternativa allo sviluppo insostenibile del capitalismo planetario.
La democrazia diretta (tautologia necessaria) è la sola alternativa all'oclocrazia dominante (oclocrazia: forma di governo in cui la plebe sceglie - ma mica sempre, tra mari e monti - i propri dittatori interscambiabili).
Sono cosciente che un tale commento sembrerà inevitabilmente un delirio a tutti coloro che sono stati educati a giudicare la storia con una morale da camerieri.

Sergio Ghirardi