Sfogliando metaforicamente i giornali su internet
emergono dei microsatori ovvi e impertinenti.
Il Giornale e Libero, con le loro volgarità antitedesche
da machos impotenti, sono le cartine di tornasole di una sottocultura barbara e
plebea nettamente maggioritaria in Italia.
L'Italia misura l'abisso esistente tra il plebeo e il
proletario. L'uno si genuflette dinanzi al Potere, l'altro si rivolta in nome
dell'emancipazione.
Dove sono dunque i proletari d’Italia e d’Europa?
L'Italia è indubbiamente una nazione plebea con
meravigliose eccezioni.
Non potrebbe essere altrimenti in un paese corrotto e
bigotto, appestato da millenni di ipocrita religiosità.
I tedeschi sono riformati, hanno intriso la loro storia
dell'etica protestante che incarna lo spirito del capitalismo.
Sono macchine quasi perfette del frankenstein
economicista mentre, per contro, fuori dal mito accondiscendente, gli italiani
non sono affatto anarchici, spesso sono solo opportunisti sottomessi, uomini di
mano e di malaffare.
Sono cattolici, giocano col peccato e contano sul falso
pentimento e sulla confessione.
Gli Andreotti, i Berlusconi, i D’alema e i Formighini
sono esempi di una logica da Bravi che appoggiano il loro ridicolo e odioso
potere sui vari don Abbondio e sui loro fedeli parrocchiani.
Allora, nella società dello spettacolo integrato, una
partita di calcio che potrebbe essere un gioco divertente, diventa una liturgia
per folle oceaniche in cerca psicotica di senso e una compensazione miserabile
per orde di frustrati di tutta Europa.
Il calcio scommesse è una scommessa perduta sulla
gratuità della felicità.
La Comune d'Europa resta la sola alternativa allo sviluppo insostenibile del
capitalismo planetario.
La democrazia diretta (tautologia necessaria) è la sola
alternativa all'oclocrazia dominante (oclocrazia: forma di governo in cui la
plebe sceglie - ma mica sempre, tra mari e monti - i propri dittatori
interscambiabili).
Sono cosciente che un tale commento sembrerà
inevitabilmente un delirio a tutti coloro che sono stati educati a giudicare la
storia con una morale da camerieri.
Sergio Ghirardi