giovedì 28 giugno 2012

LA SOLITUDINE DELL'UOMO MERCE



Credo che questo post del 14 settembre 2009,  tratto da "Contrappunto, l'avamposto degli incompatibili " valga la pena di essere ri-pubblicato e letto, non c'è nulla di nuovo infatti  che lo renda "datato", grazie Vittoria, e buona lettura


Invece del motto conservatore, "Un giusto salario giornaliero per una
giusta giornata lavorativa!" dovrebbero scrivere sulle loro bandiere la
la parola d’ordine rivoluzionaria: "Abolizione del sistema del lavoro salariato!" (da Salario, prezzo e profitto, 1865)"
"Eppure, tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se
non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia
per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda
degradazione. (da Salario, prezzo, profitto)"
Continuando a produrre merci cosa si ottiene?
Si ottiene che la forma monetaria che poi fa marciare il valore delle merci sul mercato sfocia in quella che Marx chiama reificazione o,termine fantastico, "cosificazione"(Verdinglichung) dei rapporti sociali, ovveroil FETICISMO INERENTE AL MONDO MERCANTILE.

L’alienazione non è il semplice sfruttamento sociale, è ben altro l’alienazione è TOTALE,: nel regno della merce l’uomo diviene estraneo a se stesso e di se stesso. "il denaro" dice Marx " riduce l’uomo a non essere che una astrazione": non l’essere ma l’avere, non la qualità ma la quantità sono il valore, e quindi i valori.
Il denaro diventa il mediatore di ogni scambio non solo quello mercantile, la sua potenza è TOTALE e così succede che rispetto al denaro, per quanto contrapposti, lavoratore e padrone, sono entrambi alienati: chi non ha denaro è prigioniero di questa privazione ed è costretto a divenire merce che
produce merce per la sopravvivenza, chi possiede il denaro ha il possesso anche di questa merce umana, ma nel contempo è posseduto dal denaro.
E da questa analisi nasce la necessità di abbattere definitivamente il
sistema della INFELICITA’ TOTALE DELL’ALIENAZIONE TOTALE.
Non ci sono mediazioni possibili, più o meno democratiche perché nessuna mediazione scardinerà il sistema della merce e del valore della merce, e in qualsiasi mediazione..del migliore dei modi possibili
la questione sostanziale resterà immutabile.
E’ strano che più questa infelicità diviene totale e meno se ne ha coscienza? No non è strano perché i meccanismo di produzione attuali fanno vivere questa infelicità in solitudine.La coesione, l’unione in certe manifestazioni, in certi scioperi, in certe forme di lotta sono solo epidermiche giacché si è persa la cognizionevera e profonda del valore reale della propria infelicità: non ci si riconosce più nell’appartenenza alla classe che nella sua INTEREZZA è merce umana che produce merce, e solo in quello sta il suo valore, sempre più scadente fra l’altro, ma ci si riconosce in questa o quella porzione sociale e per questa o quella porzione o parte si rivendicano "diritti", rivendicando così il diritto di restare merce umana che produce merce nel mercato totale delle merci e del denaro… mentre si maledicono i banchieri e si ripete noi la crisi non la paghiamo, come? continuando a chiedere di lavorare? un lavoro pubblico magari in una società più giusta? più compatibile? più ecologicamente corretta?
Si è talmente alienati, talmente infelici che invece di lottare per abbattere il sistema del capitale, si lotta per la sua prosecuzione, invece di dire diamogli la mazzata finale, rifiutando il lavoro salariato,
si…lotta perché si continui ad essere merce umana in questa o quella forma.
E così accade che non solo si muore per il lavoro, ma talmente il lavoro è diventato la ragione di… vita che si arriva al suicidio quando si resta senza lavoro.
NON SONO PIÙ MERCE UMANA NON VALGO PIÙ NULLA.
Perché non si lotta più su queste basi chiarissime:
"L’operaio si sente quindi con se stesso soltanto fuori dal lavoro, e fuori
di sé nel lavoro. Il suo lavoro non è volontario, bensì forzato, è lavoro
costrittivo. Il lavoro non è quindi la soddisfazione di un bisogno, bensì è
soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni esterni a esso. La sua
estraneità risalta nel fatto che, appena cessa di esistere una costrizione
fisica o d’altro genere, il lavoro è fuggito come una peste. Il lavoro
estemo, il lavoro in cui l’uomo si espropria, è un lavoro-sacrificio, un
lavoro-mortificazione. Infine l’esteriorità del lavoro al lavoratore si
palesa in questo:il lavoro non è cosa sua ma di un altro; che non gli
appartiene, e in esso egli non appartiene a sé, bensì a un altro.[...] Il
risultato è che l’uomo(il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle
sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere, nel generare, tutt’al più
nell’avere una casa, nella sua cura corporale etc., e che nelle sue funzioni
umane si sente solo più una bestia. Il bestiale diventa l’umano e l’umano il
bestiale. Il mangiare, il bere, il generare etc., sono in effetti anche
schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell’astrazione che le separa dal
restante cerchio dell’umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici"
Marx manoscritti economici filosofici 1844.
Per il restante cerchio, per il restante cerchio della libera attività umana bisogna lottare per non essere bestiali senza nemmeno la grazia innocente della bestia!
Non è da oggi che gli operai si suicidano in Francia incominciarono nel 2007 con sei suicidi in pochi mesi alla Renault.
Del resto anche in Italia abbiamo visto i lavoratori dell’Alcatel Lucent di Battipaglia che minacciavano di darsi fuoco.Un giovane di 32 anni della Chloride di Bologna si è impiccato perché in mobilità il 24 luglio del 2009.Si è detto e non detto di presunti suicidi in Alitalia.
Solo questo?
Ultimamente i casi di "cronaca nera" in cui precari, disoccupati uomini e donne, arrivano al punto di sterminare la famiglia e alla fine, riuscendoci o meno, a tentare il suicidio si moltiplicano.
Ah questa infelicità, questa infelicità della solitudine alienata che sale come una marea nera di petrolio e tutti ci contamina a tutti toglie la ragione e le ragioni della lotta definitiva totale!
E voi compagni colonnelli di ferro  col vostro ottimismo a tutti i costi! quanto quanto siete lontani da questa infelicità, ne siete lontani eppure alla faccia del vostro ottimismo ci state dentro fino al collo, ci
state dentro fino al punto di non vederla!
cantate VICTRORY, cantate, e mentre cantate VICTORY fatevi il conto dei morti.
E FATE UN PRIDE FUNERALE PER UNA VOLTA!!!
Non vissero, non viviamo, non vivremo? solo per il pane solo per il sogno delle cose non per il sogno di una rosa, di una rosa bella.
Non vissero, non viviamo , non vivremo? solo per l’accumulo delle merci, perché poi siano arse e la merce umana arsa come le altre merci, senza il sogno di una rosa, di una rosa bella.
Oh la rosa bella arsa insieme alla solitudine della merce umana per il camino della storia che non si ha il coraggio di travolgere! si travolgere la storia!
E’ ORA!
Ci sono dei limiti che il padrone e i traditori dicono  NON OLTREPASSARE!
NO! IL LIMITE DA NON OLTREPASSARE E’ QUELLO DELLA INFELICITA’ SENZA RITORNO!
"Ogni goccia di rugiada nella quale si rifletta il sole brilla in un gioco infinito di colori, ma il sole spirituale dovrebbe generare un solo colore, e cioè il colore ufficiale, senza tenere conto dei tanti individui, dei tanti oggetti nei quali l’uomo si riflette. La forma essenziale dello spirito è allegria, luce, e la legge fa dell’ombra l’unica espressione che le corrisponde: dovrebbe andar vestita solo di nero, eppure tra i fiori non ce n’è alcuno che sia nero." (da Osservazioni di un cittadino renano sulle recenti istruzioni per la censura in Prussia 1842)