Qualche giorno fa Jacopo Fo ci ha raccontato nel suo blog che L’amore è
rivoluzionario. E’ vero. Siamo alla completa disfatta di tutto un sistema politico ed
economico e abbiamo smesso di amare qualunque cosa. Il mondo ha paura
dell’amore quindi lo deride e invidia.
L’amore è pieno di paura perché ci costringe a mostrarci per quello che
siamo e ci mostra l’oscenità delle nostre fragilità: “Amore è il fatto che tu
sei per me il coltello con cui scavo dentro me stesso”, scrive Grossman.
L’amore è un atto di profonda sovversione psicologica, anni di
sedute psicoanalitiche non possono competere con lo scuotimento interiore e la
potenza evolutiva che ha questo sentimento per la psiche. Questo sentimento è
ribaltamento di schemi precostituiti e fallibili, quindi è anche un atto
politico. Che c’entra l’amore con la politica? Immaginate se
usassimo questa potenza per sovvertire il nostro destino, per cambiare in senso
collettivo ed approdare ad un nuovo rinascimento.
Lascio che lo spieghi Arturo Schwarz, classe 1924, uno tra i più
importanti storici d’arte moderna e contemporanea, amico di Duchamp e
Breton.“La trasformazione della società passa necessariamente dalla
trasformazione dell’individuo…Il Surrealismo, ricordiamolo, è amore, poesia,
rivoluzione…L’amore del prossimo è operante nella misura in cui il prossimo si
ritrova nel Sé. L’amore del Sé è il presupposto alla consapevolezza del Sé,
e capire se stessi significa capire e amare l’altro”.
Se l’Amore, come nella tradizione surrealista, scardina le regole del gioco
e può trasformarci in senso positivo allora : “Pensare l’inverso significa collocarsi
in una prospettiva cattolica o marxista, per cui la felicità
non è mai una realtà da conquistare per sé, ma una promessa per altri che
dovrebbe realizzarsi in un ipotetico futuro, a patto, evidentemente, che si
accetti di rinunciare oggi a quello che ci viene promesso per domani”. Jung
parlava di processo di individuazione: ritrovare il proprio
centro fondante al di là delle mistificazioni prodotte dalla falsa educazione.
“La parola “individuo” (in-dividuus), e cioè in-diviso:
il surrealista aspira alla totalità, lotta per incarnare…lo spirito della
rivoluzione, per essere verbo e azione, per conciliare il sogno e la realtà.
Sui muri della Sorbonne una mano anonima aveva tracciato nel ’68: “Prendo i
miei desideri per realtà perché credo nella realtà dei miei desideri”. Oggi
qualcuno sorriderebbe di queste parole, perché come dice Recalcati abbiamo smesso anche di
desiderare, eppure erano mosse da un amore che dovremmo saper ritrovare seppur
con linguaggi diversi.
Nel Convivio di Platone, Socrate dice che l’amore è amore dell’altro da sé,
tende verso ciò che non ha. Al bando il narcisismo che tristemente motiva le
nostre scelte relazionali e sociali : l’amore vero è farsi sorprendere dalla
potenza del contatto con l’altro, è continuo stupore e cambiamento di vecchi
schemi. Continua Schwarz:“Per il Surrealismo la bellezza è ovunque.
Questo atteggiamento ottimista è proprio del rivoluzionario. L’ottimismo
dei surrealisti era pari alla disperazione per l’infamia dell’ordine sociale
esistente. Alla domanda cosa resta del Surrealismo oggi, risponderei: tutto.
Penso a una filosofia della vita, a uno stato d’animo, a una
morale, una purezza, un bisogno di libertà.” Allora, oggi che
tutto crolla, è emozionante leggere quel che Marcel Duchamp disse di Breton:
“Amava come un cuore batte. Era l’amante dell’amore in un mondo che crede alla
prostituzione”. Non c’è creazione senza amore, non potremmo ricominciare da
questo?
Commento di Sergio Ghirardi:
Dopo Jacopo Fo anche Lei sembra incamminarsi su un
sentiero che personalmente batto fin dai tempi in cui ho cominciato a prendere
sul serio i miei (e gli altrui) desideri senza più smettere. Non posso che
essere d'accordo con lo slancio affettivo implicito/esplicito sia nel discorso
di Fo che nel suo ulteriore commento. Oltre le differenze che sono molte e
anche radicali.
L'amore e il suo rapporto con la rivoluzione merita e
necessita senz'altro più di 1500 caratteri e dipende soprattutto da una pratica
esplorativa della critica della vita quotidiana dimenticata e resa tabù
dall'epoca del consumismo nevrotico, coatto e miserabile, della Crisi e della
paura conseguente dei soggetti umiliati.
L'amore è, a mio avviso, la base strutturale di un
approccio antiutilitarista alla questione sociale, un approccio
antiproduttivistico che rinvia "agli
amanti che si nutrono d'amore e acqua fresca", cioé a individui liberi
e appassionati al riparo dalla dittatura del valore di scambio e
dall'appropriazione privativa.
A differenza di Fo, però, non vedo nel romanticismo la
sua realizzazione, piuttosto il frequente tradimento sadomaso della passione
nella sacralizzazione della proprietà. La coppia eterna e meravigliosa è una
possibilità rispettabile ma farne la forma del vero amore è pericoloso e falso.
Non ho osato entrare nel tema proposto da Fo per una sorta di solidarietà con
lo slancio affettivo da lui sostenuto in questi tempi mafiosi di odio e di
calcolo, ma lo sento slittare in una direzione troppo consona al conformismo
che ha fatto strage dell'amore tra matrimoni sacralizzati e sex shop
compensatori del fantasma umiliato e rimosso.
Lei cita i surrealisti, bell'avventura, in effetti, ma io
le ricordo il loro superamento storico sia sul piano della critica della
politica che dell'arte, superamento che è appunto sfociato nelle pratiche che
hanno indotto lo slogan da Lei tanto amato.
Il più interessante di quell'epoca è che qualcuno di noi
ha pure praticato quel che gli slogan pubblicizzavano solo ideologicamente e,
nonostante il tempo non passi purtroppo invano, la direzione e lo slancio
mantengono la rotta del vivere senza tempi morti e del gioire senza ostacoli
anche in questi tempi miserabili. Il che, non dispiaccia ai recuperatori in
agguato, non ha niente a che vedere col consumismo ma, anzi, con la sua critica
radicale.
Il "Trattato del saper vivere ad uso delle giovani
generazioni" di Raoul Vaneigem (Castelvecchi, Roma 2006) fu allora uno
squarcio della luce del vivente nel buio dell'economia trionfante. Penso che
ancora oggi possa costituire per gli amanti dell'amore e della rivoluzione una
deriva simpatica e rinvigorente. Con
affetto...
In seguito alla non pubblicazione del mio
commento ho scritto
:
Sono curioso di vedere fin dove
arriva una censura conformista e confusionista. Ho inviato qualche ora fa un
commento senza il minimo elemento discutibile, né volontà aggressiva di sorta,
anzi, provando a rilanciare il bel tema in questione. Sparito nel nulla !
Leggo invece spesso insulti e improperi a destra e a manca che sia chiaro io
non censurerei comunque. L'uso discriminatorio di questi spazi di dialogo è un
sintomo grave di una patologia autoritaria ma soprattutto priva di indirizzo
critico coerente.
Anche questo terribile commento
dunque sparirà in difesa di un luogo in cui conversare senza dire nulla o si
riesce a concepire una critica che non sia inaccettabile?
… e Barbara
Collevecchio mi ha risposto:
Sergio pur potendo commentare liberamente anche i miei commenti ogni tanto
ci mettono del tempo ad arrivare. Mi chiedo seriamente il perché di tanto e
troppo livore di molti di voi. Perché non si convoglia questa rabbia contro chi
davvero ci fa del male? Credete davvero che un commento acido o incattivito sul
web possa aiutarvi a scaricare la rabbia? questo è anche il senso del mio
articolo di oggi.
…poi io a Lei:
Cara amica,
io non scarico nessuna rabbia. Esprimo puntualmente il
semplice sdegno di non poter dialogare alla pari con i miei simili e denuncio
un funzionamento in contraddizione con quella democrazia diretta che io
considero una rottura di paradigma necessario per l'emancipazione umana.
Ho dialogato anche fuori blog con Jacopo Fo, scambiando
simpaticamente opinioni. Avrei voluto fare lo stesso con Lei qui sul blog, sul
tema dell'amore ma la sparizione del mio commento - lo confesso come se fossi
sul suo lettino - è una frustrazione senza senso e io non amo la frustrazione
né l'insensatezza.
Non so se Lei ha avuto accesso al mio piccolo, misterioso
commento a tuttora sparito nel nulla, ma ormai ammaestrato del ripetersi di
tali filtraggi abusivi, l'ho salvato in un altro sito omaggiandovi la Sua interessante riflessione e
mi piacerebbe in tutta serenità conoscere il suo parere in proposito. Lo può
trovare su barraventopensiero.blogspot.com.
la saluto con amicizia
In seguito a questo scambio, Barbara
Collevecchio ha personalmente presentato nel suo blog il mio commento sparito
con queste parole: “ecco l’interessante commento di Sergio Ghirardi”. L’ho
ringraziata.
Oltre ogni volgare macchia di narcisismo,
la lotta contro la moderazione spettacolare continua!