giovedì 9 maggio 2013
I giovani ci insegnano ogni volta la libertà
un commento al post di Roberta Covelli su Il Fatto del 8/5/13
a proposito di ascolto forse prima di dare torti e ragioni occorre appunto "ascoltare" essendo liberi di ascoltare ponendosi "fuori dal percorso già tracciato" fuori dalle logiche già imposte, come ad esempio il discorso sulla partecipazione al bando.
Partecipare a quanto esiste è sempre rischioso perché è difficile tenersi fuori dalle logiche se si entra nel gioco.
E il gioco (giogo) burocratico è il primo inchino che il sistema pretende per aprire - semmai ne avesse mai voglia - le sue orecchie all'ascolto.
Non siamo nati per compilare moduli, ma siamo perfettamente attrezzati a ragionare e comunicare nei modi più vari; un'Università degna di questo nome dovrebbe tenere sempre aperto uno spazio - vuoto - libero - non condizionato soprattutto se come è successo all'ex Ex-Cuem LibreriaAutogestita si riempie spontaneamente di parole, storia, persone, dialoghi, non ancora etichettati e piegati all'esistente.
I giovani ci insegnano ogni volta la libertà e ogni volta noi gli diamo il già masticato, il precompilato, invitandoli una volta di più ad annullare se stessi nel rispetto del passato.
Il futuro giudica il passato ma non può esserne giudicato.
Il rettore se ne faccia una ragione e scoprirà che forse ha qualcosa da imparare, lo spero per lui.