La
satira non è uno spettacolo comico ma un nobile uso politico della comicità. Far
ridere della verità è il modo più potente per affermarla e renderla visibile.
Essa risponde a un preciso détournement
dello spettacolo: rendere la vergogna ancor più vergognosa per renderla
insopportabile.
Il
limite di Grillo non è nell'eccesso ma semmai in alcuni punti incoerenti dei suoi
discorsi. Nessuno è perfetto ma un’affermazione siffatta aprirebbe un altro
tema su cui, del resto, ho spesso sentito Grillo riconoscere le sue ignoranze
con rara onestà, soprattutto se comparato ai saggi di paccottiglia su cui si
appoggia il sistema spettacolar-mercantile.
Penso
che Grillo possa deludere solo chi, elogiativo o ostile, sogna un superuomo
liberatore, un Garibaldi dello spettacolo che l’excomico genovese non mi pare
affatto pretenda di essere (e meno male).
La
violenza è un'altra cosa, e credo Grillo farà bene, soprattutto se la sua
popolarità cresce, oltre che a fare riferimento a Gandhi (e non Ghandi, come il
fatto scrive da giorni!) a badare di non finire come lui.
Né guerrieri né martiri, tenendo bene a mente che i democratici del palazzo,
loro sì, veicolano una cultura totalitaria da marcia su Roma.
Vedi
il filo rosso sangue che lega Matteotti, P. Fontana, Pasolini e la Diaz tanto per non
dimenticare qualche manifestazione eclatante della banalità del male e la sua
idiosincrasia per ogni satira.
Sergio Ghirardi
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