martedì 23 aprile 2013

DA MORIRE DAL RIDERE




La satira non è uno spettacolo comico ma un nobile uso politico della comicità. Far ridere della verità è il modo più potente per affermarla e renderla visibile. Essa risponde a un preciso détournement dello spettacolo: rendere la vergogna ancor più vergognosa per renderla insopportabile.
Il limite di Grillo non è nell'eccesso ma semmai in alcuni punti incoerenti dei suoi discorsi. Nessuno è perfetto ma un’affermazione siffatta aprirebbe un altro tema su cui, del resto, ho spesso sentito Grillo riconoscere le sue ignoranze con rara onestà, soprattutto se comparato ai saggi di paccottiglia su cui si appoggia il sistema spettacolar-mercantile.
Penso che Grillo possa deludere solo chi, elogiativo o ostile, sogna un superuomo liberatore, un Garibaldi dello spettacolo che l’excomico genovese non mi pare affatto pretenda di essere (e meno male).
La violenza è un'altra cosa, e credo Grillo farà bene, soprattutto se la sua popolarità cresce, oltre che a fare riferimento a Gandhi (e non Ghandi, come il fatto scrive da giorni!) a badare di non finire come lui.
Né guerrieri né martiri, tenendo bene a mente che i democratici del palazzo, loro sì, veicolano una cultura totalitaria da marcia su Roma.
Vedi il filo rosso sangue che lega Matteotti, P. Fontana, Pasolini e la Diaz tanto per non dimenticare qualche manifestazione eclatante della banalità del male e la sua idiosincrasia per ogni satira.

Sergio Ghirardi

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Quirinale 2013 – Il ‘golpe’ di Grillo, fra satira, media e piazze