Viene
il vomito. Hanno ignorato Rodotà come se non esistesse, come se non fosse mai
stato uno di loro, per poi chiedergli subdolamente di prendere le distanze
dalla presunta "marcia su Roma" del M5s.
Evocano
i fantasmi di un fascismo affondato dalla Storia proprio mentre stanno nutrendo
il feto fetido del totalitarismo che si offre di continuare con altri mezzi la
loro corruzione e i loro inciuci travestiti da democrazia. Per garantire il
loro gattopardismo stantio e rincoglionito, s’impiegano senza scrupoli a fare
un amalgama perverso tra atti e storie totalmente sconnessi tra loro.
La
marcia su Roma del 1922 era fascista non perché andasse a Roma, ma perché dei
manipoli di squadracce vi andavano contro la semidemocrazia e contro la volontà
d'emancipazione sociale, individuale e collettiva; il fascismo politico è nato contro
il movimento operaio e contro il rischio di democrazia reale che emergeva
dall’occupazione delle fabbriche. Quel fascismo ridicolo e osceno era una presa
del potere totalitaria.
Ora,
invece, sono i servi del totalitarismo economicista, altrettanto osceno ma
ridicolo in modo diverso, che sono prezzolati profumatamente per perpetuare
il sistema del sopruso e del dominio reale del capitale.
Da
tempo l’Italia è un laboratorio dell’alienazione mondiale. Così, come zombi
programmati, i mercenari rispolverano come uno spot lo spettro del fascismo per
imbavagliare chi s'indigna, per tenere a bada quel che resta del movimento paralizzato
dei lavoratori confusi e degli esclusi umiliati, per addomesticare il resto di
comunità umana composta da tutti quelli che, esclusi dai privilegi, sopravvivono
a stento grazie alla loro forza lavoro sfruttata o sprecata.
Oltre
tutte le ideologie, gli spettatori-consumatori dello spettacolo sociale non ne
possono più dei Monti o dei Marini, dei Bersani o dei Berlusconi, dei Gasparri
e dei Boccia, guitti pretenziosi e ignoranti uniti dal progetto comune di
confisca definitiva delle decisioni politiche della polis a fini di profitto e di conservazione dei privilegi
accumulati.
Gli
schiavi salariati sono stufi fino alla nausea dei giornalisti che si
preoccupano tremebondi della violenza di piazza sventolata come un minaccioso
ricatto, come una disgrazia inaccettabile quando essi, cultori del perbenismo
politico da salotto, s’affannano a danzare come odalische davanti al palazzo,
facendo a gara di leccaculismo bipartisan di destra e di sinistra.
Mandrie
eccitate di mestieranti del giornalismo e della politica parlano tra loro sui
media di ogni tipo, con il liguaggio del
politicamente corretto e dell’ipocraticamente schifoso e inneggiano, complici e
sorridenti, idioti e furbetti, al "golpe burocratico", ops…
all'elezione “democratica” del Presidente
della Repubblica Spettacolare Integrata. Napolitano o Napolitano? Scegli il
tuo campo, compagno.
Roma
caput mundi non esiste più, ma la
Roma ladrona, capitale capitalista di tutte le caste e di
tutte le Leghe affariste del nord, del centro e del sud dello stivale
continua a marcire, mafiosa e clericale, mentre la gente guarda e subisce, impotente
e sdegnata, il crollo del mondo produttivista.
Nessuna
marcia su Roma, beninteso, ci salverà, ma ovunque il potere mette in scena il
discorso apologetico che è solito fare su se stesso, la presa della Versailles
mediatica e della Bastiglia della politica confiscata finirà per segnare la
fine di un'epoca intollerabile e l’inizio di una democrazia reale.
Chi
semina terremoti raccoglie tzunami.
Sergio Ghirardi