domenica 21 aprile 2013

NAPOLITANO O NAPOLITANO… …PURCHÈ SE MAGNA





Viene il vomito. Hanno ignorato Rodotà come se non esistesse, come se non fosse mai stato uno di loro, per poi chiedergli subdolamente di prendere le distanze dalla presunta "marcia su Roma" del M5s.
Evocano i fantasmi di un fascismo affondato dalla Storia proprio mentre stanno nutrendo il feto fetido del totalitarismo che si offre di continuare con altri mezzi la loro corruzione e i loro inciuci travestiti da democrazia. Per garantire il loro gattopardismo stantio e rincoglionito, s’impiegano senza scrupoli a fare un amalgama perverso tra atti e storie totalmente sconnessi tra loro.

La marcia su Roma del 1922 era fascista non perché andasse a Roma, ma perché dei manipoli di squadracce vi andavano contro la semidemocrazia e contro la volontà d'emancipazione sociale, individuale e collettiva; il fascismo politico è nato contro il movimento operaio e contro il rischio di democrazia reale che emergeva dall’occupazione delle fabbriche. Quel fascismo ridicolo e osceno era una presa del potere totalitaria.

Ora, invece, sono i servi del totalitarismo economicista, altrettanto osceno ma ridicolo in modo diverso, che sono prezzolati profumatamente per  perpetuare il sistema del sopruso e del dominio reale del capitale.
Da tempo l’Italia è un laboratorio dell’alienazione mondiale. Così, come zombi programmati, i mercenari rispolverano come uno spot lo spettro del fascismo per imbavagliare chi s'indigna, per tenere a bada quel che resta del movimento paralizzato dei lavoratori confusi e degli esclusi umiliati, per addomesticare il resto di comunità umana composta da tutti quelli che, esclusi dai privilegi, sopravvivono a stento grazie alla loro forza lavoro sfruttata o sprecata.

Oltre tutte le ideologie, gli spettatori-consumatori dello spettacolo sociale non ne possono più dei Monti o dei Marini, dei Bersani o dei Berlusconi, dei Gasparri e dei Boccia, guitti pretenziosi e ignoranti uniti dal progetto comune di confisca definitiva delle decisioni politiche della polis a fini di profitto e di conservazione dei privilegi accumulati.
Gli schiavi salariati sono stufi fino alla nausea dei giornalisti che si preoccupano tremebondi della violenza di piazza sventolata come un minaccioso ricatto, come una disgrazia inaccettabile quando essi, cultori del perbenismo politico da salotto, s’affannano a danzare come odalische davanti al palazzo, facendo a gara di leccaculismo bipartisan di destra e di sinistra.
Mandrie eccitate di mestieranti del giornalismo e della politica parlano tra loro sui media di ogni tipo,  con il liguaggio del politicamente corretto e dell’ipocraticamente schifoso e inneggiano, complici e sorridenti, idioti e furbetti, al "golpe burocratico", ops… all'elezione “democratica” del Presidente della Repubblica Spettacolare Integrata. Napolitano o Napolitano? Scegli il tuo campo, compagno.

Roma caput mundi non esiste più, ma la Roma ladrona, capitale capitalista di tutte le caste e di tutte le Leghe affariste del nord, del centro e del sud dello stivale  continua a marcire, mafiosa e clericale, mentre la gente guarda e subisce, impotente e sdegnata, il crollo del mondo produttivista.
Nessuna marcia su Roma, beninteso, ci salverà, ma ovunque il potere mette in scena il discorso apologetico che è solito fare su se stesso, la presa della Versailles mediatica e della Bastiglia della politica confiscata finirà per segnare la fine di un'epoca intollerabile e l’inizio di una democrazia reale.
Chi semina terremoti raccoglie tzunami.


Sergio Ghirardi