giovedì 25 aprile 2013

Enrico Letta, il nipote di… Mubarak







“Vi ricordate quel 20 aprile di aver votato Napolitano,
senza pensare all’indomani a rovinare la gioventù…”

Piccolo détournement della canzone politica italiana
divulgata a suo tempo con passione da Ivan Telomena.
Il testo originale diceva: “Vi ricordate quel 18 aprile di
aver votato democristiani, senza pensare all’indomani a
rovinare la gioventù.   1948/2013: Corsi e ricorsi storici.



Parlare di schifo è riduttivo perché riduce la questione sociale a una questione morale quando si tratta, invece, di mutare radicalmente le strutture della democrazia fittizia in democrazia reale. L’altro nipote rubycondo e sinistro di un Mubarak benvisto dalle cosche della casta e gradito dal Vaticano fino a esserne medagliato (ben prima che i gesuiti iniziassero la loro recente campagna promozionale francescana per una Chiesa che lava più bianco i piedi dei diseredati per purificarsi spettacolarmente dei peccati d’avidità economica che vuole continuare a commettere), s'appresta a gestire la democrazia impunitaria di destra e sinistra. Ci riuscirà o è solo un avanspettacolo finale?
Malgrado i tempi putridi, il mutamento è nell'aria. Rischia, però, di restarci se una rivoluzione culturale non traformerà radicalmente il supino opportunismo degli italiani al parlamentarismo mafioso in un soprassalto pratico di dignità individuale e di coscienza sociale.
Qualche volta capita nella storia e non finisce sempre come a Sapri o a Montecitorio, ma per questo ci vuole un intenso lavoro pedagogico che sostenga la scommessa di trasformare le masse ottuse di destra e sinistra in soggetti collettivi di un umanesimo concreto.
Oltre le miserabili convulsioni di una casta politica che in Italia unisce l’utero (delle escort) al dilettevole della corruzione dilagante e tripartisan, si alza forte e spiacevole il puzzo di fine impero.
Non che ci sia la certezza di una rivoluzione che sappia portare il mondo oltre le secche inquinate del capitalismo, ma la possibilità esiste se ci si renderà conto che in nessun luogo il cambiamento potrà essere un fatto puramente nazionale. In Egitto come in Tunisia è tutta la civiltà islamica che è chiamata a superarsi; in Italia come in Francia è tutta l’Europa che deve laicizzarsi dall’economicismo imperante sul pianeta per diventare la Comune di tutti i movimenti internazionali di occupazione della vita quotidiana in lotta per riprendere in mano la gestione di una vera vita, in una vera comunità.
Da secoli, la democrazia parlamentare ha confiscato la vita umana in nome di diritti dell’uomo puramente commerciali. Questo è stato il corrosivo internazionalismo capitalista che ha inquinato il mondo. È l’ora che un nuovo soggetto lo denunci attraverso un nuovo progetto internazionale o almeno continentale che metta in campo quei diritti dell’essere umano - di genere, di età e di classe – in grado di riportare in auge l’emancipazione degli ultimi e dei penultimi, realizzando per davvero la fine dei privilegi miserabili e della miseria dei privilegi.
Le rivendicazioni umanistiche della rivoluzione borghese di due secoli fa miravano alla costruzione di uno spettacolo redditizio che ormai da tempo si è tradotto sul pianeta in crescita del produttivismo e del valore delle merci e in decrescita del piacere di vivere e dell’umanità dei singoli e delle comunità.
Ora o mai più, è l’ora di rovesciare la prospettiva: crescita del piacere di vivere, dell’umanità dell’uomo e della sua potenza e decrescita economica messa al servizio di una società finalmente produttrice di beni godibili e complice di individui orgasticamente potenti.
Solo questa rivoluzione culturale, iniziata nel ’68 e confiscata da più di quarant’anni, potrà fermare l’impotenza generalizzata produttrice di un sonno della ragione e della sensibilità dilagante ovunque come un incubo, perfettamente espresso nell’arte della commedia che caratterizza le recenti vicende politiche italiane e i miasmi che ne fuoriescono.
Leggere i commenti dei galoppini dei media e dei politici unti dal signor Napolitano e corrivi dei sordidi interessi di un satrapo psicologicamente priapico e affettivamente impotente, dà la misura della pochezza intellettuale e sensibile di tutte le caste e di tutte le cosche. Non è più banalmente questione di distacco dal paese reale, ma di espressione diretta e delirante di un paese ormai compiutamente irreale.
Nonostante il merito acquisito sul campo di avere denunciato chiaramente il crollo in atto del sistema, persino il M5s, con la sua confusione palese, rischia di finire per partecipare allo spettacolo nel ruolo masochista dell’opposizione rituale a un sistema totalitario. Incravattati anche loro per ridicolo obbligo di perbenismo parlamentare, gli eletti-cittadini si mescolano a tutti i mafiosi della domenica di tutti i partiti, rischiando, a termine, di venirne inglobati. Già cominciano a scricchiolare i loro discorsi di democrazia diretta sottomessi alla liturgia di un parlamentarismo che li obbliga all’aut-aut tra il compromesso permanente e il purismo impotente.
Il più grave è stato non capire che dare una fiducia fittizia a Bersani era il solo modo per indebolire la macchina parlamentare in nome di una democrazia reale ancora tutta da inventare mentre la loro purezza francescana avrebbe permesso - e ha permesso - alla Chiesa di Roma e ai suoi burocrati servili di usarli come utili idioti di un pauperismo senza sbocchi.
Grillo dovrà far presto a staccarsi dai misticismi francescani che rischiano di trasformare la sua sana voglia di opporsi pacificamente al sistema in un singhiozzo di disperazione più che in un urlo di rivolta appassionata. Altrimenti sarà recuperato o fatto fuori non tanto dalle odiose calunnie che i servitori volontari piddini o pidiellini gli rovesciano addosso vergognosamente, ma da una parte dei suoi elettori, quelli integralisti e passivi, perché sarà stato esorcizzato e ridotto a capro espiatorio.
Soltanto una laicità radicale può permettere al M5s di entrare nella storia dalla porta del cambiamento e non da quella di una moralizzazione utile al sistema e al suo gattopardismo strutturale.
La sola buona ragione di partecipare al parlamentarismo è per arrivare a superarlo. Altrimenti i Favia, le Salsi e altri ridicoli poliziotti a 5 stelle, narcisi incoscienti e progressisti imbedded alla Warhol, finiranno per prendere il sopravvento, facendo del M5s l’ennesimo ridicolo partito formale travestito da movimento.
Fallire una rivoluzione più grande di tutti i discorsi, di tutte le morali e di tutte le ideologie, è un rischio storico non certo una colpa, ma sarebbe un grave errore sottovalutarne il pericolo.
L’autogestione generalizzata della vita quotidiana nella Comune d’Europa è un progetto che può superare tutte le ambiguità del vecchio mondo ma niente assicura della sua riuscita.
Quel che è sicuro è che non abbiamo bisogno di nuovi capi più onesti dei precedenti ma di costruire la transizione verso un sistema che faccia del desiderio condiviso di CAMBIAMENTO DI PARADIGMA SOCIALE la base per una vera uguaglianza nella diversità, per una libertà creativa di godimenti autentici e per una fraternità piacevolmente vissuta.

Senza e contro qualunque nepotismo…d’Egitto.



Sergio Ghirardi