“Vi ricordate quel 20 aprile di aver
votato Napolitano,
senza pensare all’indomani a rovinare la
gioventù…”
Piccolo détournement della
canzone politica italiana
divulgata a suo tempo con passione da Ivan Telomena.
Il testo originale diceva: “Vi
ricordate quel 18 aprile di
aver votato democristiani, senza
pensare all’indomani a
rovinare la gioventù.” 1948/2013: Corsi e ricorsi storici.
Parlare
di schifo è riduttivo perché riduce la questione sociale a una questione morale
quando si tratta, invece, di mutare radicalmente le strutture della democrazia
fittizia in democrazia reale. L’altro nipote rubycondo e sinistro di un Mubarak
benvisto dalle cosche della casta e gradito dal Vaticano fino a esserne
medagliato (ben prima che i gesuiti iniziassero la loro recente campagna
promozionale francescana per una Chiesa che lava più bianco i piedi dei
diseredati per purificarsi spettacolarmente dei peccati d’avidità economica che
vuole continuare a commettere), s'appresta a gestire la democrazia impunitaria
di destra e sinistra. Ci riuscirà o è solo un avanspettacolo finale?
Malgrado
i tempi putridi, il mutamento è nell'aria. Rischia, però, di restarci se una
rivoluzione culturale non traformerà radicalmente il supino opportunismo degli
italiani al parlamentarismo mafioso in un soprassalto pratico di dignità
individuale e di coscienza sociale.
Qualche
volta capita nella storia e non finisce sempre come a Sapri o a Montecitorio,
ma per questo ci vuole un intenso lavoro pedagogico che sostenga la scommessa
di trasformare le masse ottuse di destra e sinistra in soggetti collettivi di
un umanesimo concreto.
Oltre
le miserabili convulsioni di una casta politica che in Italia unisce l’utero
(delle escort) al dilettevole della corruzione dilagante e tripartisan, si alza
forte e spiacevole il puzzo di fine impero.
Non
che ci sia la certezza di una rivoluzione che sappia portare il mondo oltre le
secche inquinate del capitalismo, ma la possibilità esiste se ci si renderà
conto che in nessun luogo il cambiamento potrà essere un fatto puramente nazionale.
In Egitto come in Tunisia è tutta la civiltà islamica che è chiamata a
superarsi; in Italia come in Francia è tutta l’Europa che deve laicizzarsi
dall’economicismo imperante sul pianeta per diventare la Comune di tutti i movimenti
internazionali di occupazione della vita quotidiana in lotta per riprendere in
mano la gestione di una vera vita, in una vera comunità.
Da
secoli, la democrazia parlamentare ha confiscato la vita umana in nome di
diritti dell’uomo puramente commerciali. Questo è stato il corrosivo
internazionalismo capitalista che ha inquinato il mondo. È l’ora che un nuovo
soggetto lo denunci attraverso un nuovo progetto internazionale o almeno
continentale che metta in campo quei diritti dell’essere umano - di genere, di
età e di classe – in grado di riportare in auge l’emancipazione degli ultimi e
dei penultimi, realizzando per davvero la fine dei privilegi miserabili e della
miseria dei privilegi.
Le
rivendicazioni umanistiche della rivoluzione borghese di due secoli fa miravano
alla costruzione di uno spettacolo redditizio che ormai da tempo si è tradotto
sul pianeta in crescita del produttivismo e del valore delle merci e in
decrescita del piacere di vivere e dell’umanità dei singoli e delle comunità.
Ora
o mai più, è l’ora di rovesciare la prospettiva: crescita del piacere di
vivere, dell’umanità dell’uomo e della sua potenza e decrescita economica messa
al servizio di una società finalmente produttrice di beni godibili e complice di
individui orgasticamente potenti.
Solo
questa rivoluzione culturale, iniziata nel ’68 e confiscata da più di
quarant’anni, potrà fermare l’impotenza generalizzata produttrice di un sonno
della ragione e della sensibilità dilagante ovunque come un incubo, perfettamente
espresso nell’arte della commedia che caratterizza le recenti vicende politiche
italiane e i miasmi che ne fuoriescono.
Leggere
i commenti dei galoppini dei media e dei politici unti dal signor Napolitano e
corrivi dei sordidi interessi di un satrapo psicologicamente priapico e affettivamente
impotente, dà la misura della pochezza intellettuale e sensibile di tutte le
caste e di tutte le cosche. Non è più banalmente questione di distacco dal
paese reale, ma di espressione diretta e delirante di un paese ormai
compiutamente irreale.
Nonostante
il merito acquisito sul campo di avere denunciato chiaramente il crollo in atto
del sistema, persino il M5s, con la sua confusione palese, rischia di finire
per partecipare allo spettacolo nel ruolo masochista dell’opposizione rituale a
un sistema totalitario. Incravattati anche loro per ridicolo obbligo di
perbenismo parlamentare, gli eletti-cittadini si mescolano a tutti i mafiosi
della domenica di tutti i partiti, rischiando, a termine, di venirne inglobati.
Già cominciano a scricchiolare i loro discorsi di democrazia diretta sottomessi
alla liturgia di un parlamentarismo che li obbliga all’aut-aut tra il
compromesso permanente e il purismo impotente.
Il
più grave è stato non capire che dare una fiducia fittizia a Bersani era il
solo modo per indebolire la macchina parlamentare in nome di una democrazia
reale ancora tutta da inventare mentre la loro purezza francescana avrebbe
permesso - e ha permesso - alla Chiesa di Roma e ai suoi burocrati servili di usarli
come utili idioti di un pauperismo senza sbocchi.
Grillo
dovrà far presto a staccarsi dai misticismi francescani che rischiano di
trasformare la sua sana voglia di opporsi pacificamente al sistema in un
singhiozzo di disperazione più che in un urlo di rivolta appassionata. Altrimenti
sarà recuperato o fatto fuori non tanto dalle odiose calunnie che i servitori
volontari piddini o pidiellini gli rovesciano addosso vergognosamente, ma da
una parte dei suoi elettori, quelli integralisti e passivi, perché sarà stato esorcizzato
e ridotto a capro espiatorio.
Soltanto
una laicità radicale può permettere al M5s di entrare nella storia dalla porta
del cambiamento e non da quella di una moralizzazione utile al sistema e al suo
gattopardismo strutturale.
La
sola buona ragione di partecipare al parlamentarismo è per arrivare a superarlo.
Altrimenti i Favia, le Salsi e altri ridicoli poliziotti a 5 stelle, narcisi incoscienti
e progressisti imbedded alla Warhol, finiranno per prendere il sopravvento, facendo
del M5s l’ennesimo ridicolo partito formale travestito da movimento.
Fallire
una rivoluzione più grande di tutti i discorsi, di tutte le morali e di tutte
le ideologie, è un rischio storico non certo una colpa, ma sarebbe un grave
errore sottovalutarne il pericolo.
L’autogestione
generalizzata della vita quotidiana nella Comune d’Europa è un progetto che può
superare tutte le ambiguità del vecchio mondo ma niente assicura della sua
riuscita.
Quel
che è sicuro è che non abbiamo bisogno di nuovi capi più onesti dei precedenti ma
di costruire la transizione verso un sistema che faccia del desiderio condiviso
di CAMBIAMENTO DI PARADIGMA SOCIALE la base per una vera uguaglianza nella
diversità, per una libertà creativa di godimenti autentici e per una fraternità
piacevolmente vissuta.
Senza
e contro qualunque nepotismo…d’Egitto.
Sergio Ghirardi