martedì 25 ottobre 2011

Da Genova, destinazione Nuovo Mondo 10) - P. Ranieri


REPRESSIONE

All'interno di questo governo di merda come in tutti i governi ci sono spinte che portano a non identificare troppo le differenze all'interno del movimento. Per loro, da AN alla Lega in poi e il ministro Pisanu incarna questa area, nel movimento sono tutti uguali ed ognuno gioca un ruolo. Per cui Rifondazione fa delle cose, i disobbedienti ne fanno altre gli anarchici altre ancora. Tutti sono legati da un filo sovversivo. Questo chiaramente secondo loro. In effetti anche Ros e Digos la pensano in questo modo. Se si leggono le loro veline sulle nostre riunioni ci si accorge che per loro non esiste dibattito ideologico e pratico all'interno del movimento e che esiste un’unica strategia che ci porta nelle piazze contro i vertici "in modo separato ma per colpire uniti".

Grilloparlante

13 gennaio 2004 Lista Movimento

Cagliari-Goeteborg: i commensali sparano ai non invitati!!!

"Non temete, non ribellatevi, noi vi salviamo dai vostri problemi cioè da voi stessi. A patto che facciate da bravi, non accetteremo nessuna richiesta, nessun obolo se non fate da bravi, testa chinata, grazie. E non dimenticate la marca da bollo da ventimila."

Sembrano loro le vittime.

Lista Movimento

mAkno

E’ ingenua l'idea – nota Claudio Fausti - «che il movimento verso l'autonomia individuale possa avvenire parallelamente - sotterraneamente - autogestendo isole di liberazione nella corrente della catastrofe senza fare e farsi del male, scavando gallerie sotto le fondamenta del dominio per vederlo cadere un giorno su se stesso, senza incontrare mai la sua violenza, il suo monopolio della "guerra" e dell'offesa a cose e persone, senza incontrare ciò che è senza dubbio tragico e drammatico in un conflitto reale.»

L’innocenza, avverte Hannah Arendt, non è una virtù pubblica: rivendicare la propria innocenza, significa pretendere di mascherarsi dietro l’imprevidenza, se non proprio l’impotenza vera e propria. Non solo chi ha chiamato a marciare, specialmente il 21, ma anche chi ha preteso di marciare, le mani bianche levate, i trampoli, le bande, le coreografie, i coretti da bluebell, le sceneggiate nefande di una politica pon pon (datemi una n, datemi una o…e invece ti hanno dato un fracco di mazzate), non può rivendicare seriamente di non sapere, di non aver mai potuto immaginare. Gli uni e gli altri, chi ha lasciato fare e chi ha fatto, lo ha fatto per potersi valorizzare come martire della legalità offesa, per poter sostenere che criminali non saremmo noi che vogliamo distruggere questo mondo e le sue leggi funeste, ma i poliziotti che quelle leggi, supposte buone o quanto meno neutre, le dovrebbero salvaguardare. Nel furore di acquistare il potere sulla neo-lingua, che è uno dei cardini dell’alienazione nell’Oceania di Orwell, i contestatori contendono ferocemente ai governanti il dubbio privilegio di rappresentare l’ordine contro il caos (e non a caso, va di moda nella sinistra definire “forze del disordine” le forze di polizia). Immersi nel fetore della carogna del nazareno, a volte nelle proprie tradizionali sembianze, a volte travestito da Che Guevara, o – dai più tempestivi nel fare rifornimento presso le bancarelle-altare del sacrificio mercantile – da Carlo Giuliani stesso, migliaia di sciagurati sono avanzati nella trappola del lungomare per testimoniare “con i propri corpi” la propria fede nella legge repubblicana. Particolare risibile e imbarazzante: senza nemmeno avvertire nel profondo questa fede, ma proprio in un suicida “credo quia absurdum”. La menzogna della legge sarebbe dovuta convertirsi magicamente in verità grazie al sacrificio di sé, all’esposizione rituale del corpo crocifisso nella ciabatta, nella canottiera, nella bandana che faceva seguito alla crocifissione reale del compagno morto il giorno prima, e – proprio come Gesù – rivalutato post mortem, divenuto figlio del Dio minore della modernità sociale e della sua religione frivola e a buon mercato. L’unico corpo buono diviene così quello morto, l’unico sangue buono quello sparso in memoria di lui e in oblio di ciascuno di noi. La sfilata funeraria e l’assalto suicida, la mano levata in segno di rinuncia, e il pié veloce del fuggitivo divengono così altrettante modalità della rimozione dei corpi viventi e presenti, e della loro forza latente. Perché si scriva che “Carlo vive”, occorre che la vita gli sia stata definitivamente strappata, allorché ciò che andrebbe riaffermato con le parole, con parole che affermino una realtà, dovrebbe essere “noi siamo vivi” e “pure Carlo lo sarebbe se voi bastardi non lo aveste ucciso”

In questo senso l’azione poliziesca di Genova, più che fascista, è esplicitamente terrorista, intesa a suscitare smarrimento e disorientamento. Come nelle fasi preliminari di una tenzone, ciascun contendente esibisce dinanzi all’avversario quel che sarebbe capace di fare. Così Vlad Tepes, il principe valacco le cui gesta verranno trasfigurate nel personaggio del conte Dracula, dissuadeva i turchi dall’invasione, crocifiggendo i propri stessi sudditi. Nel delirio sadico di via Tolemaide, corso italia, Bolzaneto, la scuola Diaz, si trovava esibito, portato alla luce senza mediazioni, il destino che i poliziotti regolarmente, tutti i giorni, in tutti i paesi, nell’ombra dei vicoli, delle carceri, dei commissariati, riservano «a quelli che ne sanno più di loro».

E come ogni esibizione terroristica, essa si realizza e si perfeziona solo grazie alla condiscendenza e alla collaborazione del terrorizzato. Che vi scopre l’orrore della violenza subita e l’orrore di quella controviolenza sbandierata e sganasciata in mille slogan nerboruti e insipienti. Ecco che cosa significa pagare tutto, ecco che cosa significherebbe far pagare tutto: mille volte meglio affrettarsi dinanzi ai televisori, dove tutto il sangue è innocente e di tutto il sangue si è innocenti.

I carabinieri sono a difendere lo stato, e lo stato non siamo noi: noi ne paghiamo i conti, ma questa é solo una prepotenza in più. Una specie di danni di guerra, per cui il vinto paga le spese fatte dal vincitore per sconfiggerlo, e in più le proprie. Pensarsi come datori di lavoro del carabiniere, in quanto paghiamo le tasse, crea solo equivoci. Non abbiamo potere su di lui, come non ne abbiamo sui suoi mandanti, che non sono lì a nostro nome, neppure se li avessimo votati personalmente.

il dipendente pubblico non si impegna per l'interesse pubblico, non perché pigro, accidioso, infingardo, ma, semplicemente perché un interesse pubblico non esiste. Non può esistere in assoluto, perché l'ambito pubblico sarebbe, se le parole mantenessero un senso e una dignità, precisamente quello da cui l'interesse é lasciato fuori; e tanto meno esiste in una società che, se forse non é più divisa in classi, lo é solo perché l’uso del potere é stato sottratto a ogni singolo, perché è stata cancellata la classe dominanteDire "voglio che i carabinieri siano più professionali" o i "giudici più equi" o quel che vi pare é altrettanto realistico come pretendere che i cammelli abbiano tre gobbe: il nostro potereell'uno e nell'altro settore é inesistente. La democrazia é uno scherzo (la democrazia cristiana uno scherzo da prete, si aggiungeva trent'anni fa)

"Tutte le classi che finora si sono conquistate il potere hanno cercato di assicurarsi la posizione già acquisita nella loro esistenza, assoggettando l'intera società alle condizioni del loro profitto. I proletari possono conquistare a sé le forze produttive della società soltanto abolendo il sistema di appropriazione che le caratterizza, e perciò il complesso dei sistemi di appropriazione finora esistiti. I proletari non hanno da salvaguardare nulla di proprio, hanno da distruggere tutta la sicurezza e tutte le garanzie private esistite finora".

Marx – Engels Il Manifesto

Per i proletari distruggere tutte le sicurezze e le garanzie private (tutte, quindi comprese le proprie) è ben diverso che muoversi per rivendicarne il mantenimento e addirittura per chiederne di nuove.

Nel caso ri-formista non ha senso combattere contro la forma che si vorrebbe migliorare; nel caso rivoluzionario, anti-formista, non ha senso "protestare" contro governi e polizie, pure apparenze esteriori al servizio della forma che si vuole abbattere. Peggio che mai è farlo nel momento in cui esse sono massimamente preparate e armate per affrontare lo scontro. Se poi questo scontro avviene lo stesso, non ha neppure senso indignarsi per l'inevitabile quanto prevedibilissimo massacro, che ovviamente si è abbattuto maggiormente su chi non vi era preparato.

Marx ed Engels a precisare, nel Manifesto, che i comunisti "sostengono ovunque tutti i movimenti rivoluzionari contro le situazioni sociali e politiche presenti", e che in questi movimenti essi "sollevano la questione della proprietà, qualunque sia il grado di sviluppo che questa ha potuto raggiungere".

Perciò, a differenza che nel passato, le tre polizie hanno tenuto la piazza con un piano militare semplice ed efficiente. C'era 1 poliziotto ogni 5 manifestanti a Seattle, 1 ogni 20 a Genova: con forze relativamente limitate rispetto alla situazione da controllare, i poliziotti nostrani hanno tutto sommato raggiunto gli obiettivi immediati che si prefiggevano i loro comandi. Tramite espedienti elementari sono riusciti ad evitare la formazione di masse d'urto incontrollabili. Ciò che i media non potevano mostrare è stato probabilmente più significativo di tutto il folclore fotogenico dei pestaggi e degli incendi: i percorsi obbligati predisposti da giorni con i container e modificati a sorpresa la notte prima delle manifestazioni, le vie di fuga perfettamente controllabili da pochi uomini, le evidenti trappole mobili per attirare i dimostranti, l'utilizzo di gas a distanza in quantità industriale (anche con gli elicotteri) e i repentini e violentissimi attacchi per disperdere la massa dei manifestanti ed evitare così che fosse utilizzata come rifugio dai gruppi più attivi, l'evidente disinteresse nei confronti di pochi smasher, i quali avrebbero richiesto forze sproporzionate per evitare danni tutto sommato ben sfruttabili propagandisticamente. (P Com Internazionalista)

In realtà é facile vedere come le cose stiano all'opposto: e come sia proprio in grazia del Black Block che, da Seattle in poi, la ricchezza di questo movimento si sia resa visibile e comunicabile. Se a Seattle,e di lì in avanti dappertutto, non vi fossero stati gli attacchi soggettivi dei compagni ma solo le manifestazioni pacifiche e/o la repressione di polizia, questo movimento avrebbe raggiunto l'ampiezza e la molteplicità che ha oggi? Credi che i vari portavoce sarebbero stati anche solo ricevuti dai ministeriali se non avessero avuto da "vendere" (nel duplice senso: quello del prodotto da scambiare, e quello più classico dei trenta danari, quelli del compagno Giuda) i violenti, che promettevano di controllare? Il ruolo di questi mediatori pretende di riprendere (con immutato cinismo ma con insufficienti capacità) la storia vergognosa dei partiti comunisti e dei sindacati, sfruttando la radicalità proletaria per riscuotere fette di potere. E, infatti, quando tale radicalità ha perduto definitivamente energia, al principio degli anni Ottanta, quei luridi hanno a loro volta perso il potere che avevano acquistato come prezzo della delazione e della resa. E’ evidente la somiglianza fra le dichiarazioni di Berlinguer nel 1980 che prospettava, ad accordo già firmato, di occupare Mirafiori e – si parva licet - la dichiarazione di guerra di Casarini, che aveva già concordato quello sfondamento simbolico della Zona Rossa, che – gli avevano garantito - avrebbe fatto contenti tutti. Ma la parte cattiva che scatena la lotta era lì, e Casarini ha dovuto scordarsi la carriera dei Berlinguer per cercarsi un ruolo nei varietà televisivi, come vice-Gabibbo

Davvero, certe volte mi pare che abbiamo fatto sogni diversi...o esperienze diverse. Io ho un ricordo entusiasmante di Genova e così quasi tutti coloro che erano a Genova insieme con me e con cui ho scambiato discorsi veri. In lista invece le cose appaiono già più oscure: se uno guarda quella cassetta (che non mi é piaciuta per nulla: ben diverso il filmato di Indymedia) emerge solo ciò che "ci hanno fatto", quasi che noi non avessimo fatto nulla. C'è una parte di chi c'era (e ancor di più di chi non c'era) che, a furia di distinguersi da questo e da quello, mi pare si percepisca come vittima di una situazione che il movimento ha messo insieme, vissuto, determinato, esperimentato, in parte goduto in parte sofferto (chiaramente in maniera ineguale: la parte che compete ai singoli é molto casuale e sbilanciata). Quello che non mi é piaciuto di quella cassetta é che non mi ha fatto tornare indietro - non contiene un'esperienza omologa con la mia - e tanto meno mi/ci fa andare avanti: a me pare un'operazione della sinistra per usare Genova contro il governo, sospetto confermato dai giornalacci ignobili che l'hanno diffusa.

A una studentessa si volle attribuire, come grave indizio di colpevolezza, l’uso di un…reggiseno nero!