ZONA ROSSA
(Lontano da dove?)
Tutti, in un modo o nell’altro, siamo stati testimoni di questa strana doppiezza per cui la possibilità di scegliere tra una vasta gamma di prodotti va di pari passo con nuove orwelliane restrizioni dello spazio pubblico (…) esercitando una sorta di attrazione gravitazionale che James Howard Kunstler descrive come la “geografia del non-luogo”.
(Naomi Klein)
Il fatto nuovo della politica che viene è che essa non sarà più lotta per la conquista o il controllo dello stato, ma lotta fra lo stato e il non-stato (l'umanità)....Poiché lo stato, come ha mostrato Badiou, non si fonda sul legame sociale, di cui sarebbe espressione, ma sul suo scioglimento, che vieta.
(Giorgio Agamben)
Dappertutto l'urbanistica ti opprime, dietro le sbarre della prigione, dentro le caserme, dentro le scuole. Dovunque le telecamere ti osservano, dovunque ti offrono illusioni, sugli schermi della tv, dentro i night club e nei centri commerciali. Dovunque i soldi sono adorati, dentro le banche e nella borsa valori, dentro i palazzi di governo e le ambasciate, dovunque i poliziotti respirano e i giornalisti strisciano...
Volantino “La zona rossa è ovunque”
firmato con A cerchiata
Salonicco, giugno 2003
La combinazione di promesse, minacce, avvertimenti mafiosi e proclami con cui le giornate del G8 erano state annunciate, aveva suggerito a più d’uno che, grazie all'insipiente sospensione della normalità operata dai governi in preda a delirio di onnipotenza, davvero a Genova si sarebbe potuto produrre l'avvento di quel mondo alla rovescia, in cui consiste il segreto del carnevale.
Sospesi la produzione (ditte, uffici serrati) e il consumo (botteghe sbarrate), il turismo (né stazioni, né porto – tre milioni di dollari il danno economico della serrata, se si presta fede alle stime degli esperti - né aeroporti, posti di blocco per tutti i cantoni) e lo svago (chiusi cinema, rinviate mostre e concerti, chiuse scuole e chiese e campi sportivi e bocciofile), nel nulla imposto che smaschera il nulla reale celato sotto l'andirivieni incessante della quotidianità coatta, ecco che hanno modo di riemergere i viventi.
A condizione, beninteso, che alla sospensione dall'erogazione di merci e di ideologie da parte dei potenti, non provvedano a supplire l'autoproduzione e l'autovalorizzazione di ideologie (e anche di merci, con i banchetti equi e solidali, i wurstel e crauti del proletariato, le salamine della classe operaia, i kebab del terzo mondo in marcia) da parte degli impotenti, antagonisti immaginari e veri concorrenti alla spartizione del cadavere del mondo. Lo smascheramento della connivenza strategica fra gli uni e gli altri, era perciò la condizione, quindi, perché accadesse ciò che io stesso, alla vigilia, avevo previsto con queste parole “Ma se, come é verosimile, la sostanza di migliaia di persone vere sarà ingestibile per gli ammaestratori di fantasmi, può uscirne qualcosa di non banale, il principio della festa della storia che attendiamo in tanti, da così tanto.”
In tal senso appare davvero opportuno che, malgrado i ripetuti inviti e qualch3e cauto tentativo, quelli che avrebbero operato come Black Bloc a Genova si siano ben guardati, a differenza di quel che si era fatto a Seattle, praga, Nizza, e si sarebbe ugualmente fatto in futuro, dal definire tattiche coordinate con il Genoa Social Forum
Ma perché questa inversione di rotta possa principiare a cogliere i primi frutti, è necessario, innanzi tutto, riflettere come questa nuova tappa verso lo spossessamento totale e visibile (totale lo era da tempo), rappresentata dalle zone rosse, sia il proseguimento diretto di una lunga serie di incursioni a danno della libertà individuale e collettiva: da quelle vergognose operazioni di chiusura del traffico con argomenti estetici, ecologici, urbanistici, commerciali, alle crescenti operazioni di controllo del movimento pedonale ed automobilistico con giustificazioni sicuritarie, fino alle deportazioni, recentissime e sepre più numerose, di quartieri urbani o di intere città in Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, per sperimentare tecniche di protezione civile, disinnescare bombe d’aereo, provare l’efficacia dei sistemi di evacuazione in caso di catastrofe. Ma chi, ammonito da Benjamin, sia consapevole di come la catastrofe sia già avvenuta, riconosce che questa intromissione crescente nel ritmo delle vite individuali e insita nel concetto stesso di progresso, nella nozione mostruosa di «governare le emergenze», si è da tempo convertita nel produrre un vero e proprio calendario delle emergenze per meglio governare.
le giornate oltre che di proibizioni, si riempiono di obblighi, di adempimenti, di fioretti alla divinità sociale di cui lo stato é l'officiante, il carabiniere il sagrestano burbero, ma a fin di bene.
Già oggi, chi fissa le date per manifestazioni ed assemblee, incomincia ad avvertire “salvo blocco del traffico”: l’ambito di ciò che richiede un’autorizzazione preventiva per essere fatto si estende giorno dopo giorno. Lo stato assalta alla baionetta l’ambito privato, nel nome della cui salvaguardia lo spazio pubblico era stato da tempo polverizzato, mostrandone la povera autonomia residuale. Ognuno vive salvo contrordini dell’autorità, in uno stato d’assedio permanente, nel quale si permettono delle soste unicamente per raccogliere i propri morti, come negli ultimi giorni di Cartagine .
L’architetto Haussmann aveva sventrato Parigi per difendere da rivoluzioni future un governo espresso precisamente dalle forze vittoriose della rivoluzione precedente. E i cosiddetti antagonisti che oggi strepitano, ieri erano e domani saranno o potrebbero essere favorevoli ad analoghe misure, per ragioni di sicurezza, per la pubblica salute, per imprecisati interessi generali, filantropici, sociali, che non solo non é dato discutere, ma neppure conoscere. O magari – come accadrà proprio a Genova, dove ci sarà fra gli organizzatori chi si lagnerà della polizia che avrebbe mancato ai propri compiti - per difendere sé stessi dai sovversivi.
Gli amici dei divieti perciò, sono essenzialmente solidali fra loro, anche quando propugnano divieti contrapposti. In definitiva, lo stato racchiude e riassume in sé tutti i divieti possibili, tanto attuali quanto potenziali, giacché fin dal primo istante vieta la libera espressione delle volontà individuali
Non è possibile intravedere un futuro per questo movimento che nasce, senza il ripudio definitivo della sottomissione delle libertà individuali agli interessi collettivi, astrazione maligna di cui finisce fatalmente per incaricarsi un ceto di specialisti del potere. Rileva opportunamente Claudio Fausti in “Il Vaso di Pandora”: “la mia (…) rabbia (…) si nutre da tempo della convinzione che i "privilegi di classe" non siano superabili puntando ad un aumento organico delle "coesioni sociali", in una crescita dell'organicità sociale come tale, in un plus di società se volete, pur regolata ed integrata, ma in un "meno", in un sottrarre….”
E Hakim Bey avverte:” …solo il desiderio offre un principio d'ordine e perciò l'unica possibile società (come Fourier aveva capito) è quella degli amanti."
Ma, se queste kermesse della prepotenza (WTO, Nato, G8, Tebio, FAO, Banca Mondiale…) che negli ultimi si erano moltiplicate in forma esponenziale, avevano, fra gli altri fini, quello di misurare a quali picchi massimi di manipolazione e di sottomissione – in una parola, di socializzazione - gli esseri umani potessero essere impunemente esposti, la risposta è venuta e non è, dal loro punto di vista, incoraggiante.
La violenza dispiegata a Genova da decine di migliaia di non sottomessi, la reazione fulminante al delirio concentrazionario dei governi, ha rammentato che la passività sociale si mantiene reversibile, grazie a quella che Marx chiamava "la parte cattiva che produce il movimento della storia, istituendo la lotta".