Un "sabato comunista" - 1920 |
Chi ti dice che la mafia non esiste, o non esiste più, in genere è
sicuramente un mafioso o amico dei mafiosi. E il diavolo fa di tutto per far
credere che non c’è. Vecchia saggezza di confessori, vecchia come la
convinzione che esista ancora una differenza tra destra e sinistra?
A me pare solo una questione di parole, a meno che si creda che non c’è più
la differenziazione sociale tra vincitori e vinti a cui
alludeva questa vecchia terminologia. Non c’è più conflitto di classe,
si dice, perché con la scomparsa della grande industria tayloristica non c’è
più (coscienza di) classe. Ma nel mondo i poveri sono sempre
più numerosi, il 99 per cento che Occupy Wall Street ha
pensato di rappresentare e svegliare nella metropoli Usa. Il vero conflitto
sarebbe ormai tra noi mondo industrializzato e il mondo degli slums, degli
esclusi, che ci minacciano tutti con la loro pressione e il crescente
terrorismo? Persino questa idea dapprima formulata diversamente da
Marcuse è diventata un’arma della conservazione sociale in Occidente: siamo
tutti impegnati a difendere l “mondo libero”, meglio non fare tanto casino
all’interno di questo mondo, siamo tutti nella stessa barca, dobbiamo salvare
le banche perché se no saremo tutti rovinati, affidiamoci a tecnici che
sappiano riparare questo sistema capitalistico che è il solo possibile,
provvisoriamente messo in crisi (da chi? Dal terrorismo internazionale?).
Chi parla di concordia nazionale per salvare l’Italia, o
l’Europa, o il “mondo libero” è come chi nega l’esistenza della mafia. E’ amico
del giaguaro, non so se si chiami destra o sinistra, so solo che il conflitto
tra poveri e ricchi, tra esclusi e inclusi o garantiti c’è ancora eccome, e che
dunque il senso originario delle parole destra e sinistra non è sparito del
tutto. Certo, se si continua a chiamare sinistra il Pd e
centro-sinistra il programma di governo che esso propone ai suoi ormai
stremati elettori – continuità garantita con l’agenda Monti-Fornero
cioè un governo Berlusconi con l’appoggio del Pd, niente di più – allora le
parole destra sinistra perdono senso.
Insomma, temo che abbiano ragione i miei confessori di un tempo: chi
pretende di farti credere che i termini destra e sinistra non hanno più senso è
solo chi non vuole schierarsi, che pensa di lasciar fare ai tecnici, la cui “neutralità”
è funzionale soltanto alla sopravvivenza del sistema com’è, e che si intende
restaurare fino alla prossima crisi. Heidegger (il maledetto,
nazista, che abbandona la torre d’avorio dei tanti neutrali neokantiani per
impegnarsi nella lotta politica, certo sbagliando fronte) insegna che la sola
emergenza è l’’assenza di emergenza. Il solo pericolo è che ci
si faccia credere (con le buone o con le cattive:vedi i NoTav
demonizzati e incarcerati) che il conflitto non c’è e non deve esserci, che la
salvezza consiste nel non ostacolare le manovre di “risanamento”, anche se
costano sacrifici ingenti (distribuiti assai poco equamente,ma questo è già
tentazione conflittuale, non si deve nemmeno pensare).
Per abitudine, e anche per non confondermi con i tanti
che vogliono solo un miglior funzionamento di QUESTO sistema, continuo
a usare i termini destra-sinistra, persino a dispetto dei tanti
comunisti-mai –comunisti che non hanno difeso nemmeno un momento Stalin dalle
calunnie di Krusciov. Si vuole una definizione concettualmente rigorosa dei de
termini? Ebbene, si ricordi la tanto vituperata egemonia culturale
della sinistra in Italia nel dopoguerra. Cominciamo a riconoscere che
destra è naturalismo – far leva sulle differenze “naturali” (a cominciare
dall’eredità giù giù fino alla razza) per produrre sviluppo e ricchezza:
competizione , concorrenza, agonismo estremo – mentre la sinistra è sempre
stata culturalista: correggere le differenze “naturali”, non accettare come
normale la lotta per la vita, promuovere un mondo dove buongiorno
voglia dire veramente buongiorno. E perché, alla fine, non ritrovare,
insieme alla parola sinistra, persino la parola “comunismo? Ratzinger,
si ricorderà, nella sua prima enciclica (se non sbaglio) ha detto che le
comunità cristiane primitive erano comuniste; poi, “naturalmente” (!) questo
fenomeno finì. Ma elettrificazione (sviluppo economico, non solo mercato) più
soviet (e cioè controllo democratico di base) non vi pare un programma ancora
del tutto proponibile?
Commento di Sergio Ghirardi :
Se con destra si può intendere la reazione, il conformismo e la personalità
coatta da un superio imperiale, il termine sinistra è piuttosto legato a una
concezione meccanicistica, moralistica e, in sintesi, giacobina della società e
della rivoluzione sociale.
Per un lungo periodo storico (fino al terremoto epocale durato dal maggio
68 alla caduta del Muro) la cosiddetta sinistra, parlamentare o no, voleva la
fine del capitalismo e dello sfruttamento che esso comporta. Poi la sinistra ha
cominciato a vergognarsi del suo autoritarismo diventato ufficiale con il mea
culpa imprevisto e subitaneo dei bolscevichi pseudo sovietici.
Allora, anziché abbandonare il fascismo rosso in nome di un comunismo dei
consigli che ha materializzato per almeno un secolo la pratica possibile seppur
effimera di un'utopia comunista libertaria, molti antichi compagni di strada e
di merende si sono riciclati nella politica spettacolare diffusa, cancellando
nella foto di gruppo diffusa dallo spettacolo sociale la loro precedente
partecipazione alla controrivoluzione statalista dell'URSS e altri fascismi
rossi.
Perché il verme del fascismo rosso (altro e diverso da quello nero legato
ai grandi complessi industriali dell'occidente liberale e da quello bianco dei
clericalismi, ma altrettanto reazionario) era già nella giovane mela di una
rivoluzione tradita agli albori storici del proletariato con l'annichilimento
dei consigli (soviet vuol dire “consiglio” in russo e i suoi partigiani coraggiosi
hanno lottato fino allo sterminio, da Kronstadt alla Machnovcina in Ucraina). Il
trionfo del socialismo autoritario dei bolscevichi, da Lenin a Stalin e altri
troskismi, ha poi innescato la sua decadenza con regolamenti di conti a
picconate come in una qualunque storia di cosche.
Da destra a sinistra, è il capitalismo che ha tirato la buona carta
superando la falsa opposizione tra spettacolo concentrato (statalista,
autoritario e collettivista) e spettacolo diffuso ( adoratore del mercato, del
liberalismo e della competizione cannibale dove il più ricco mangia il più
povero). Il capitalismo festeggia ora la sua vittoria di Pirro, tra
riscaldamento climatico e inquinamento nucleare, omogeneizzando il pianeta in
uno spettacolo integrato dove stalinismo statale e mercantilismo liberale, fusi
in un cinico delirio, stanno riducendo l'umanità a un enorme proletariato
incosciente e succubo. La Cina
è vicina ed è il modello a cui aspirano segretamente tutti gli Stati canaglia
più o meno Uniti.
Non mi stancherò di ripeterlo: non si tratta di dire o fare qualcosa di
sinistra, come in un film mille volte già visto, ma di inventare un nuovo
internazionalismo a cominciare dalla Comune d'Europa da opporre all'Europa del
business imposta dalla democrazia spettacolare del totalitarismo economicista.