So bene che per ora l’Italia è
denuclearizzata e in preda ai suoi demoni parlamentaristi, ma la Francia è
subito dietro le Alpi e le teste di chicco non mancano per delirare
fruttuosamente sull’energia con il portafoglio sul cuore. Per questo, oltre che
per un internazionalismo del progetto di rovesciamento di prospettiva sociale
emergente, vi ho tradotto quest’articolo.
Sergio Ghirardi
Questo
periodo di anniversari funesti, tra i due anni della catastrofe di Fukushima e
i 27 di quella di Chernobyl, è un’occasione per riaffermare l’urgenza di un
arresto immediato e definitivo del nucleare in Francia, sottolineando
l’aberrazione di tutti gli scenari di uscita in 10, 20 anni o ancor più.
La catastrofe di Fukushima, due anni
dopo, è un vero incubo per i giapponesi; la situazione può inoltre aggravarsi
ancora, come l’ha mostrato l’attualità recente. Un’interruzione di corrente ha
provocato l’arresto del sistema di raffreddamento delle 4 piscine. Il peggio è
ancora possibile in ogni momento a Fukushima.
Dal lato di Chernobyl , 27 anni dopo,
gli abitanti dell’Ucraina, del sud della Russia e della Bielorussia vivono
sempre in un universo radioattivo e mangiano un cibo contaminato. Un nuovo
sarcofago per coprire il reattore n°4 è in costruzione perché si sono
verificate fughe nell’antico recinto che è ormai fissurato e minaccia di
crollare.
Promuovere “un’uscita progressiva dal
nucleare” è un non-senso, un ragionamento assurdo e inaccettabile. Come si può
essere contemporaneamente consci dell’orrore e della gravità di una catastrofe,
sapere che può succedere in ogni momento e accettare di proseguire con
l’industria nucleare ancora per ventanni o più? Non può essere altro che una proposizione
disonesta dove entrano in gioco interessi nascosti e sordidi.
Che fare quando si vive in
un’abitazione che minaccia di crollare in ogni momento e lo si sa con certezza?
Si aspetta imperturbabili che per anni che una nuova casa più adatta sia
costruita o si trasloca in fretta e furia prima di rimetterci la pelle anche a
costo di rinunciare a un po’ di confort? La risposta è evidente:
Eppure i gruppi istituzionali che si
rivendicano “ecologisti” e “antinucleari” propongono degli scenari di uscita in
20 anni o anche più. Per loro il pericolo nucleare non è poi così grande visto
che accettano di poter vivere, domani o dopodomani, lo stesso dramma che vivono
le popolazioni russe e giapponesi! Cinismo? Complicità? Ci si può porre la
questione.
Il nostro compito prioritario dovrebbe
essere di denunciare gli impostori che vogliono far credere ai francesi che il
nucleare può continuare ancora ventanni, annientando in tal modo il lavoro dei
militanti che denunciano l’orrore nucleare e reclamano il suo arresto
immediato!
È il colmo, ma non è la prima volta,
purtroppo. Accade spesso che un gruppo di militanti, appena diventato
un’istituzione, perda la sua radicalità e finisca per disservire la causa
iniziale. Un’illustrazione recente: in seguito a una conferenza della rete di SDN
(Sortir du nucléaire) un comunicato
dell’AFP faceva dire, il 5 marzo 2013, a un portaparola del gruppo: “domandiamo
l’arresto immediato delle centrali francesi”. Panico a bordo tra i membri di
SDN e immediata domanda di rettifica. Cosa fatta due ore più tardi. Ouf,
incidente diplomatico evitato di poco con i diversi partners (EELV, Greenpeace,
RAC, ecc …). Assolutamente lamentevole.
Che cosa ci si può attendere da un
movimento antinucleare? Che scrolli il boccale o che nuoti nell’ammosciamento
generale? Sapete bene che la storia della rana che si lascia
addormentare…finisce male.
Per rispetto nei confronti dei nostri
figli e delle generazioni a venire, non abbiamo il diritto di comportarci da
irresponsabili. Condannare il loro futuro è un atto mostruoso; già lasciamo
loro in eredità delle zone proibite, delle montagne (e delle piscine) di scorie
mortalmente radioattive per migliaia di anni.
L’arresto imediato del nucleare è
possibile, e VITALE! Si tratta di una decisione di ordine politico, certo non
di ordine tecnico; ciò è peraltro possibile con un “impatto economico e
ambientale limitato” per usare le parole dei nostri falsi esperti e dirigenti
incravattati.
Perché una catastrofe nucleare in
Francia costerebbe invece molto caro anche occupandosi poco e male delle
popolazioni contaminate, come sarebbe il caso se il dramma dovesse prodursi
anche in Francia; Chernobyl e Fukushima ne sono due sinistre illustrazioni.
Del resto in caso di catastrofe
nucleare, lo Stato e EDF si sono già protetti con leggi ad hoc affinché nessuno
possa imputare loro la responsabilità; sanno quale potrebbe essere la
dimensione del dramma e hanno messo le mani avanti. Nienta da attendersi
neppure dalle assicurazioni che hanno tolto dai loro contratti quel che concerne
il nucleare.
Secondo il CERI (Comitato Europeo sui
Rischi d’Irradiazioni) il nucleare è responsabile di 61 milioni di morti per
tumore dal 1945 a
oggi e dell’insorgenza di 123 milioni di patologie cancerogene. Gli organismi
ufficiali (CIPR) contestano ovviamente queste cifre che dividono per 40 o 60!
La vita non ha prezzo.
Dov’è l’irresponsabilità? Nell’esigere
l’arresto immediato del nucleare o nell’accettare di continuare a far
funzionare quest’industria mortifera ancora per anni?
Com’è possibile l’arresto immediato in
Francia?
I fisici Roger e Bella Belbéoch hanno
pubblicato un libretto molto chiaro più di quindici anni fa “Uscire dal nucleare è possibile prima della
catastrofe”. Più di recente una pubblicazione di Pierre Lucot e Jean-Luc
Pasquinet “Nucleare, arresto immediato”
offre delle piste concrete.
In qualche linea, senza entrare troppo
nei dettagli, visto che non è qui l’oggetto in questione, ecco come mettere in
pratica l’arresto immediato:
- le centrali termiche attuali
funzionano a meno del 20% della loro capacità; il loro utilizzo a pieno
rendimento e la fine dell’autoconsumo del nucleare permetterebbero l’arresto di
25/30 reattori.
- la parte delle energie rinnovabili
resta ancora limitata nel breve periodo ma associata a misure di sobrietà
energetica altri 15 reattori potrebbero essere fermati.
- accettare l’eventualità di
interruzioni puntuali nell’erogazione di energia elettrica per questo periodo
di transizione potrebbe essere una scelta responsabile di cittadinanza per
accelerare l’arresto totale.
- la durata di costruzione di una
centrale termica a gas o carbone di tipo LFC (Letto fluidificato circolante che
la Francia esporta in Cina) dura tre anni; se ne può dunque costruire in tempi molto
brevi; 25 nuove centrali a gas possono permettere la chiusura di altri 14
reattori con un aumento del gas a effetto serra insignificante. Bisogna al
contempo finirla con l’eresia del riscaldamento elettrico.
Un tale dispositivo non potrebbe
essere effettivo che con un largo appoggio dei cittadini, coscienti del
pericolo e della priorità di questo piano.
Un programma d’urgenza è stato
applicato dai giapponesi dopo la catastrofe; l’obiettivo è di metterlo in atto
in Francia prima della catastrofe! Un tale programma dovrà iscriversi nella
durata di un mandato per evitare il rischio di ripensamento in caso di cambio
della maggioranza.
In uno studio del giugno 2011, Benjamin
Dessus, di Global Chance, valuta il
costo di “un’uscita totale dal nucleare” in 451/503 miliardi di euri…Ossia
quanto il suo proseguimento, stimato in 457/503 miliardi di euri da parte di Le Monde del gennaio 2012.
Una catastrofe nucleare potrebbe
costare alla Francia tra 430 e 5800 miliardi di euri (Journal De Dimanche, 10 marzo 2013). Senza contare che valutare il
costo dell’abbandono del nucleare è assurdo come valutare il costo di una vita
umana.
Non mancheranno quelli che possono
contestare o disquisire sui dettagli della messa in atto dell’arresto
definitivo del nucleare. Il più importante è sapere che si può farla finita
alla svelta con l’utilizzazione di questa energia.
Una volta operato l’arresto definitivo
del nucleare, ci si potrà porre il problema delle energie fossili e lo sviluppo
delle rinnovabili; il più urgente e il più duro sarà stato fatto.
Il pericolo non sarà purtroppo
totalmente eliminato.
Lo smantellamento delle centrali e la
gestione delle scorie nucleari sono problemi ben più complessi. Questa fase
sarà nettamente più lunga, più pericolosa e più costosa.
Lo smantellamento dei 58 reattori
nucleari della Francia potrebbe costare almeno 232 miliardi di euri, 4 miliardi
per centrale secondo uno studio recente del Regno Unito. Bremnilis (piccola
centrale di 70 MW del Finistère, chiusa nel 1985) il cui smantellamento non
finisce mai e incontra problemi a ripetizione, dà un’idea di questi futuri
cantieri.
Secondo problema di taglia ancora
maggiore: le scorie radioattive. Che fare delle 50.000 tonnellate di scorie
accumulate in Francia? I nostri brillanti nucleocrati del CEA (Commissariato
all’Energia Atomica) sono sempre senza soluzione, 60 anni dopo. Vogliono dunque
usare il metodo più ignobile: sotterrarli vigliaccamente come si nasconde la
merda sotto un tappeto per non vederla più. Se li si lascia fare, sono pronti a
sotterrare, a 500 metri
di profondità, 100.000 m3
di scorie radioattive a vita lunga (diverse migliaia di anni) a Bure nella
Meuse, sapendo benissimo che nessun sito geologico può restare impermeabile
tanto a lungo. Un giorno o l’altro queste scorie torneranno in superficie con
il loro potere di contaminazione intatto.
L’industria nucleare ha creato queste
scorie radioattive mortali e quasi indistruttibili; deve assumerle in maniera
responsabile.
È importante essere chiari con le
parole impiegate. L’arresto del nucleare è possibile subito; l’uscita dal nucleare
è sfortunatamente impossibile. La formula magica di SDN “decisione immediata di
uscita” non vuol dire niente.
Il bilancio di 40 anni di lotte
antinucleari in Francia è davvero pessimo. Si devono guardare le cose in faccia
e rivedere le strategie. Già in molte regioni si formano nuovi gruppi attorno
all’arresto immediato ed è chiaro che Sortir
du Nucléaire non è più rappresentativo, oggi, della lotta antinucleare in
Francia.
Militare per un arresto del nucleare
tra ventanni non ha alcun senso né utilità. È una perdita di tempo e di denaro
che approfitta a certuni. L’industria nucleare sprofonderà probabilmente da
sola prima di quella data, a causa delle inevitabili catastrofi che verranno e
del costo sempre più esorbitante che ne segnerà la fine. Quelli che
sottoscrivono un tale scenario sono pronti a diventare “liquidatori” se nel
frattempo arriva una catastrofe?
Dobbiamo batterci affinché l’arresto
immediato dell’industria nucleare diventi una priorità in Francia prima di una
nuova catastrofe.
In annesso, ecco un richiamo su
qualche triste banalità a proposito dell’energia nucleare:
Indipendenza
energetica della Francia?
FALSO, l’uranio arriva principalmente
dal Niger paese gravemente contaminato per il nostro confort elettrico.
Lotta
contro il Gas a Effetto Serra?
FALSO, la produzione d’energia
rappresenta il 13% delle emissioni di GES e l’energia nucleare è solo il 2% del consumo di energia nel mondo. Se
si rimpiazzassero i reattori nucleari (435 nel mondo nel 2011) con centrali
termiche a gas, le emissioni di GES aumenterebbero di meno dell’uno per cento.
Impatto
sul cambiamento climatico?
NESSUNO, le vecchie 435 centrali
nucleari esistenti rappresentano il 6%
dell’energia prodotta nel mondo. Per tentare di produrre un sia pur minimo
impatto sul clima, bisognerebbe raggiungere almeno il 20%, rimpiazzando dunque
le vecchie centrali e mettendo in funzione 1500 centrali nucleari nei prossimi
25 anni.
Oltre al pericolo, il costo di una
tale operazione è inconcepibile, mentre le scorie si accumulano già da 60 anni
senza soluzione. Tra 250.000 e 300.000 tonnellate di scorie radiaoattive nel
mondo (tra cui le 50.000 della Francia) lasciate in eredità, senza scrupoli,
alle generazioni future mentre le catastrofi ci sono già e il rischio continua
ad aumentare. Il ricorso all’energia nucleare s’accompagna d’inevitabili
disatri e vittime. Tumori, leucemie, degenerescenze del midollo spinale,
bruciature atroci che mordono la carne fino all’osso, mutazioni genetiche,
abbandono definitivo del proprio luogo di vita, perdita delle radici.
Antoine
Calandra, 24 marzo 2013.
www.coordination-antinucleaire-sudest.org