Prendendo spunto dal seguente articolo dove Scanzi cerca di mantenere uno sguardo critico non malevolo su Grillo (anche lui, però, pur assai brillante di scrittura, è imbevuto della cultura dominante demoparlamentarista), ho espresso il mio parere a seguire dopo il grasso di troppo e uno schifo di meno.
Ora mi pare che lo stesso Grillo, a leggere le sue ultime precisazioni, parli di trappola come io anticipo qui sotto.
Tanto rumore per nulla?
No! Allo scopo di manipolare, con l’ingenuo aiuto involontario di militanti apocalittici, le coscienze critiche che vanno aumentando nonostante l’idiozia coltivata resti ancora maggioranza. Giusto quel tanto (per ora!) per garantirsi di vincere le elezioni. E ti pareva!
Sergio Ghirardi
Grillo, imassimalisti e i dissidenti
Di
Andrea Scanzi sul Fatto del 18-3-2013
Il post di
Beppe Grillo, “Trasparenza e voto segreto”, è davvero orrido. Un post rancoroso e bilioso.
In un podio degli harakiri grillati, sta dietro al “Fuori
dalle palle” e al dialogo sin troppo conciliante con il tizio di Casa Pound. Ma
il terzo posto se lo merita.
Eh, ma
le regole. Il M5S,
essendo una forza che raccoglie tutto e il suo contrario, è ora scosso dalla
lotta tra massimalisti e riformisti. I primi, anche detti ortodossi o
integralisti, stanno con Beppe Grillo (e probabilmente sono la maggioranza: non
applicate al M5S gli schemi mentali della sinistra. Se valessero, i grillini
avrebbero votato Pd o Sel. E invece). Gli altri solidarizzano con i
“dissidenti” che hanno votato Grasso. E’ vero che ci sono delle regole. E’ vero
che i parlamentari le hanno accettate. E’ vero che in ogni forza politica c’è
un ordine dall’alto. Ed è vero che la maggioranza aveva detto di votare
scheda bianca. Ma esistono due cose che soltanto la mancanza totale di
buon senso può non considerare: 1) la particolarità del momento storico, 2) la
libertà di coscienza (in certi casi).
Mi
spiego meglio. Grillo sta
serrando le fila. Ha paura che il centrosinistra circuisca qualche grillino e
teme che il suo movimento sia cresciuto troppo in fretta (infatti è così:
paradossalmente ha preso “troppi” voti). Okay. Ma il pugno duro, e i post epureggianti da
ducetto, sono fastidiosi. Molto. Chi ha votato Grasso lo ha fatto perché
desiderava evitare la nuova elezione di Schifani (ahhhhhh) e perché aveva
applaudito la Boldrini.
Se quei senatori avessero votato contro la legge sul
conflitto di interessi o contro l’abbattimento dei costi della politica,
avrebbero meritato l’accusa di scilipotismo. Qui però c’era un ballottaggio
senza vie di fuga. Quando i senatori siciliani hanno affermato che “se vinceva Schifani
non ci facevano neanche rientrare in Sicilia”, hanno detto una grande verità. Avrei votato come
loro.
Mi
spiego meglio (2). Grillo
deve imparare che la situazione del paese non consente la (coerentissima) linea
del “duri e puri”. C’è un paese che va in rovina. E c’è un centrodestra
terrificante. D’accordo, non è certo colpa del M5S (anche se la tattica della
Casta è far cadere ogni colpa sulla loro irresponsabilità). D’accordo, anche il
centrosinistra è correo. Ovvio. Il “tutti a casa” era esplicito, il “meno
peggio” un ragionamento irricevibile (per chi vota M5S) e
il loro sogno resta sostituire i politici professionisti
con dei semplici cittadini. Ma i distinguo, adesso, non si possono non fare. Basta
con queste logiche da tifoso curvaiolo. Se entri in politica, ti devi sporcare
(anche se la sola idea imbarazza e qualche voto lo fa perdere). Votare Grasso
non significa allearsi col Pd, appoggiare un governo Bersani o sconfessare se
stessi. Vuol dire semplicemente preferire una persona (votabile) a un’altra
(non votabile). E’ un atto di maturità, non una concessione
alla casta.
Pensate
se. Pensate se Grillo
(e Casaleggio) non avessero scritto nulla. Il M5S sarebbe passato per la forza
che è: un movimento che discute, che si scazza e che poi vota secondo regole e
coscienza. Invece, con quel post, si rilancia l’idea di un esercito di Ambra
Angiolini al soldo del Tandem Boncompagni 2.0. Una tesi che va bene se
ascolti Vittorio Sgarbi, ma che nel mondo reale fa ridere (basta conoscere il
lavoro del M5S nei comuni e Regioni in cui operano egregiamente).
Epurazioni. Leggo quasi ovunque che Grillo ha proposto
l’espulsione per i dissidenti, rifacendosi al Codice di Comportamento.
Lo ha mai scritto? No. Grillo ha parlato di “trarre le conseguenze”.
Se è stata una sboronata per ricordare che il Movimento deve restare compatto e
resistere alle sirene del Pd, il modo fa un po’ schifo ma l’obiettivo è
comprensibile. Se invece Grillo vorrà davvero epurarli (e non credo che
avverrà), il suicidio sarà totale.
Il
Codice. Giova sottolineare come l’espulsione non
spetti a Grillo o Casaleggio, ma ai parlamentari (fase uno) e poi a tutti gli
iscritti (fase due). Nello specifico: “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato,
potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre
l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà
essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli
iscritti, anch’essa a maggioranza”. Nulla accadrà se
la libertà di voto dei “dissidenti” non verrà ritenuta “palese violazione del
Codice di Comportamento” (e infatti non lo è). Discorso diverso per delle eventuali dimissioni
dei vari Giuseppe Vacciano, su cui forse sperano (sbagliando) Grillo e Vito Crimi (che ha
cambiato due versioni tra sabato e domenica).
Ma
quelli come te si son pentiti di averli votati? Macché. Per niente. L’ho
votato e lo rivoterei (segnalo che i sondaggi lo danno al 29%: io, tutta questa
erosione di consenso, la vedo solo nei sogni erotici di Gad Lerner). Pregi e
difetti sono cristallini. Da sempre. Se uno dovesse votare solo chi non ha
difetti, non voterebbe nessuno (se non a volte se stesso). Senza M5S avremmo le
Alba Dorata. Senza M5S, il Pd avrebbe eletto Franceschini e Finocchiaro. Senza
M5S, non ci sarebbe un pungolo democratico che costringe la Casta a essere (o fingersi)
meno peggio di quello che è. Il M5S è un virus benefico e gli effetti positivi
già si scorgono: farà errori, ma le anomalie democratiche sono
altre. E il Pd resta (ancora) il partito dei tafazzi arroganti e degli statisti
presunti. Una Boldrini (sorry) non fa Primavera.
E
Grillo? E Casaleggio? Senza
di loro non esisterebbe il M5S. Dire di stimare il movimento ma di odiare
Grillo è come amare gli Stones ma detestare la voce di Jagger. La capacità di
Grillo di catalizzare democraticamente la rabbia degli italiani resterà
meritoria. Pensate a una politica senza M5S: avremmo dovuto scegliere soltanto
tra Berlusconi, Bersani e Monti. Prospettiva terrificante. Purtroppo, quando a
Grillo parte l’embolo, è indifendibile. Sabato è successo. O Grillo impara
l’arte del dubbio, o (per lui, ma anche per noi) è un casino.
E ora
che si fa? Non si fa
niente. Boldrini e Grasso sono bei nomi, ma nulla cambia. Il M5S non darà la
fiducia e l’unico governo possibile è un Pd più Pdl (non
considero l’ipotesi Pd più Lega più Monti). La legislatura, verosimilmente,
durerà poco. Il Pd sta più che altro operando per riconquistare elettori in
vista della prossima elezione, dimostrandosi sveglio e giovane (ovvero ciò che
non è stato per 20 anni). Il maquillage, voluto da Civati (tra i pochi
realmente bravi) e altri, serve a isolare le Bindi e i Boccia; a disinnescare
Renzi (che rosicherà oltremodo da sabato); e a depotenziare il M5S. Non è in
gioco questa legislatura, quanto la prossima (e sabato la mossa del cavallo ha
funzionato).
Quirinale. I volti del centrodestra, dopo l’elezione di
Boldrini e Grasso, erano meravigliosamente funerei. Che spettacolo (e che
vergogna non alzarsi quando si è alluso all’antifascismo). Alfano, col suo
carisma da frassino sprovvisto di fotosintesi clorofilliana, ha detto che
appoggerà un governo Bersani se gli regaleranno il Presidente della Repubblica
e risolveranno l’economia (come no). Un’ipotesi, secondo Bersani, impensabile
(quindi possibilissima). Grillo teme invece un’elezione di D’Alema al
Quirinale. In entrambi i casi, scenari al cui confronto l’apocalisse è un happy
hour. L’elezione del successore di Napolitano sarà uno snodo chiave. Questo
centrodestra va definitivamente sconfitto. E questo centrosinistra deve
dimostrare di non volersi fermare alle (belle) trovate estemporanee.
Speranze. 1) Un bel Presidente (tipo Rodotà), 2) una
nuova legge elettorale. Conoscendo i politici italiani, mi accontenterei del
primo punto. Con i voti anche del M5S.
Commento di Sergio Ghirardi:
La
frattura del M5s gridata sulla stampa di regime come un tragico psicodramma è
una trappola recuperatrice ingenuamente alimentata dagli psicorigidi tifosi da
blog e moralisti da bistrot. Attenti al lupo nell'ovile ma cercando di non fare
le pecore.
La
democrazia diretta non esiste ancora e gli eletti transizionali di un movimento
che vuole superare il parlamentarismo in nome di una nuova democrazia reale non
possono che agire all’interno della contraddizione appunto in quanto eletti
parlamentari. Come i repubblicani che discutevano con le istanze monarchiche
dell'Ancien Régime al potere prima di sostituire la monarchia con la democrazia
formale di una repubblica mercantile, il guado della storia non è stato ancora
attraversato. Per riuscirci, poiché siamo in una transizione, conta la coerenza
non la purezza, la strategia del progetto d'emancipazione e non la tattica
moralista di una nuova burocrazia. Se non si attraversa la contraddizione con
la laicità trasparente ma non rigida di un progetto comune si fa del movimento
una religione e se una cosa è certa è che abbiamo bisogno di liberi soggetti e
non di ulteriori credenti a favole francescane, non di fanatici dell'apocalisse,
né di burocrati postleninisti, di fascisti riciclati e di mafiosi in cravatta.
Sergio Ghirardi
Ps Per conoscenza, sempre prima degli ultimi
interventi di Grillo, ho mandato al blog di Grillo il seguente commento dai
toni similari:
"Mentre la spaccatura
definita tale dai giornali e alimentata dagli ingenui e fanatici tifosi da blog
è una trappola recuperatrice in cui non si dovrebbe cadere (dov'è il problema
-se non per gli psicorigidi e i moralisti da bistrot- se si scelgono modi e segnali
diversi per portare avanti senza fratture né ambiguità la strategia comune?)il
tema dell'internazionalizzazione di un movimento per la democrazia diretta è
fondamentale.
Qui in Francia i sinistri figuri
di Libération continuano - oggi ancora, 18/3 -
a bollare il M5s di populismo e difendono come indiscutibile il
parlamentarismo e l'establishment capitalista social-liberale di destra e
sinistra, nemici-amici come dovunque negli Stati canaglia della democrazia
spettacolare. E' fondamentale stabilire contatti (contattatemi se vi pare) con
i diversi gruppi critici e costruttori di alternative (OPPDL secessionisti,OdC
obiettori di crescita, gruppi contro l'estrazione del Gas di scisto, Sortir du
nucléaire, ecc.) che fanno in Francia un buon lavoro di sperimentazione sui
vari temi caldi: dall'autocostruzione alle monete locali, fino alle città in
transizione. In Maggio, p. es., un incontro nazionale in Ardéche di una
settimana sul tema della democrazia reale al quale parteciperò, sarebbe
un'occasione per incontrarsi e discutere con qualcuno del M5s. In una società
mondializzata dalle multinazionali e dalla finanza capitalista planetaria,
l'auspicabile democrazia dei consigli necessita di ricostituire un vero
progetto internazionale di cambiamento di paradigma politico e sociale."