L’Italia
è stata spesso un laboratorio politico internazionale anche se non ha mai
portato a compimento nessuna rivoluzione radicale, prigioniera dello spirito
criptocattolico e mafioso del Gattopardo: “Bisogna
che tutto cambi perché non cambi nulla”.
Di
nuovo, oggi, emerge dal suo seno un movimento politico, il M5s, che si batte
sul terreno parlamentare per la transizione pacifica dalla truffa
parlamentarista, arcaica e borghese, verso una democrazia reale che riguardi
finalmente tutto il popolo.
“Popolo”,
ecco che l’ambigua parola è gettata nella mischia e dietro a una preda tanto
ambita, i nuovi cani da guardia si scatenano, delirando sul populismo presunto
di una tale critica radicale.
Tutti
i mercenari, politici e giornalai, di destra e di sinistra, si sbizzariscono
nel denunciare il populismo di Beppe Grillo - questo Coluche genovese che non
molla l’osso - e a fortiori del M5s. Tutta la stampa e i media “imbedded” con
il capitalismo liberale di destra e sinistra puzzano di florilegio
propagandista anti movimento. E mica solo in Italia, perché questi specialisti
in populismo, dal Midi Libre a Libération, dalle radio ai canali televisivi,
abbondano anche in Francia come nel resto del “mondo libero”.
Cerchiamo
dunque di fare opera di controinformazione, in modo che ognuno si faccia la
propria idea critica, poiché non si tratta di essere dei tifosi di Grillo più
che i suoi detrattori, ma di manifestarsi come uomini e donne libere, come i
partigiani appassionati di una democrazia reale che manca crudelmente in Italia
ma anche in Francia… e Navarra.
Ben
sapendo che nella storia le cadute degli imperi possono prendere molto tempo,
siamo di fronte al disgregarsi del capitalismo planetario obbligato a
moltiplicare il nichilismo, la ferocia e gli affari loschi, mentre è spinto dai
suoi spin doctors a travestire il suo
crollo in crisi economica.
Ebbene,
il M5s è nato in Italia dall’incontro dell’intenzione testarda di due individui
(Beppe Grillo e Roberto Casaleggio) con la volontà di una massa d’italiani di
farla finita con la corruzione dei politici e dei media in nome di una
riappropriazione della politica e dell’informazione.
Il
blog di Beppe Grillo - tra i dieci blog più consultati del mondo nella galassia
del web - è stato il collante che ha riunito un popolo di nuovi cittadini
schifati dalle pantomime mafiose della banda berlusconiana e dai Casini afFini per
mari e per Monti, ma anche dagli scandali riguardanti i burocrati della
sinistra postcommunista. Questi antichi sostenitori di un socialismo
autoritario nascosto sotto una ridicola maschera umana, hanno infatti barattato
l’ideologia socialista in perdizione con quella di un liberalismo sobrio e
controllato statalmente, coprendolo con la stessa maschera, sempre più
grottesca. Sono ora di fronte al loro fallimento politico, handicappati dai
loro arrangiamenti sornioni con Berlusconi mentre esplodono accuse d’illegalità
su diverse operazioni economiche più che ambigue (vedi MPS).
Contro
gli affari della “casta”, le cinque
stelle del movimento sono diventate sette nel programma presentato alle
elezioni della settimana scorsa: Stato e cittadini, Energia, Informazione,
Economia, Trasporti, Salute, Istruzione (Programma
del movimento cinque stelle-blog di Beppe Grillo).
Questo
documento di 15 pagine include la volontà di realizzazione delle scelte
referendarie vinte dai cittadini ma ignorate dalla casta al potere, come
l’acqua pubblica e la fine del finanziamento pubblico dei partiti e della
stampa privata. In esso sono menzionate anche le due ipotesi sicuramente più
“abbiette e populiste”: la creazione di un salario sociale minimo per tutti e
il blocco immediato del tunnel in Val di Susa!
Come
stupirsi della virulenza degli attacchi portati da tutti i servitori volontari
che sognano di atterrare in aereo à Notre Dame des Landes (dove una resitenza
analoga al NoTav si oppone alla realizzazione di un aeroporto voluto dalla
sinistra socialista del primo ministro francese Ayrault - ndt)?
Ma
dove sta il populismo in tutto questo? Nell’apertura a una sensibilità alla
decrescita, nella volontà di solidarietà, nella volontà di restituire ai
cittadini un diritto di decisione su quel che li riguarda, nella pretesa di
ridurre drasticamente gli emolumenti alla casta politica e mediatica che
vampirizza il paese mentre gli eletti del M5s (più di cento alla Camera e 56 in Senato) rinunciano
d’ufficio alle prebende che provocano l’indignazione?
Opporsi
al capitalismo, al suo sfruttamento e alla sua alienazione è dunque sinonimo di
populismo?
Nessuno
può anticipare l’evoluzione di un movimento che deve ancora dare prova di sé e
il giudizio sarà senza appello, verificando che la logica del Gattopardo (“Bisogna che tutto cambi perché non cambi
nulla”) sia stata finalmente annichilita.
Tuttavia,
chi parla oggi di populismo è solo un cortigiano di una Versailles mediatica.
La
storia ci ricorda qual è il destino di una tale feccia.
Sergio Ghirardi