venerdì 22 marzo 2013

DI FRONTE ALLA STORIA




M5S: cinque cosein cui i grillini sbagliano

Di Andrea Scanzi, 22 marzo2013
Due giorni fa ho elencato alcuni aspetti positivi dei parlamentari 5 Stelle. Oggi voglio sottolineare (almeno) cinque cose che non mi convincono.
Comunicazione. Ragazze e ragazzi, a volte sembra che lo facciate apposta. Il fascismo buono, i microchip cutanei, i Vendola finti, i portavoce in silenzio stampa (okay, erano “coordinatori della comunicazione parlamentare”, ma l’autogol resta). Ma che state a ddì? Capisco l’inesperienza. Capisco che tutti non aspettino altro, e che prima di voi non c’erano i Churchill ma i Razzi (e i Razzi ci sono ancora). Capisco tutto. E conosco molto bene i vostri numerosi pregi. Ma datevi una regolata. Se non avete una cosa da dire, non ditela. Se siete in debito di visibilità, scegliete contesti facili (inutile andare a La zanzara e poi lamentarsi di quanto sia cazzara La zanzara: è come tuffarsi nel mare e poi dire “Oh cavolo, mi son bagnato, quanto è stronzo ‘sto mare”). E se non siete ancora in grado di gestire il circo mediatico, lasciate che altri – più bravi e scaltri – parlino per voi. Pizzarotti a settembre se la prese con parte del pubblico del Fatto che lo contestò e mercoledì è stato impeccabile dalla Bignardi. Non si nasce imparati, e ha ragione Sergio Romano quando vi augura (come corso di formazione accelerato) due anni di opposizione perché impariate il mestiere.
Monologhi Stampa. Non è possibile convocare una conferenza stampa e poi esordire dicendo “Niente domande”, come ha fatto la Lombardi. In un paese normale, i giornalisti avrebbero dovuto mandarvi a quel paese (come troppo spesso fate voi) abbandonando la “conferenza” (pardon un monologo). Se dovete comunicare una cosa senza contraddittorio, mandate una mail o scrivete un post (in quello siete esperti, giusto?). In Italia c’è questa moda di accettare ogni ghiribizzo della “star”. Soprattutto in conferenza stampa. Esempio: quando Galliani presentò Balotelli, una giornalista Rai gli ricordò che Berlusconi lo aveva definito “mela marcia”. Galliani non solo negò l’evidenza, ma trattò male la giornalista (rea di avere ragione). I colleghi cosa fecero? Un po’ sghignazzarono e un po’ solidarizzarono (con Galliani, mica con la giornalista). Troppo spesso servi e meri reggitori di microfoni, gli scribi hanno pressoché dimenticato il gusto antico della decenza. Quella decenza che, con rispetto parlando, avrebbe imposto ai giornalisti di rispondere alla Lombardi: “Abbella’, se vuoi cantartela e suonartela da sola, noi togliamo il disturbo”. Le domande (anche quelle stupide e sbagliate) si accettano. Altrimenti non si fa politica.
Non siete Grillo. Cara Rostellato (che non hai salutato la Bindi e te ne sei vantata, salvo poi chiedere scusa) e caro Crimi (che hai detto in streaming che Grillo ha tenuto sveglio Napolitano): non siete il vostro leader (o megafono che sia). Grillo può permettersi molto, se non tutto: ha una carriera alle spalle, credibilità, talento. Se lui dice “Morfeo”, ha un senso (discutibile), ottiene uno scopo e crea la notizia. Voi, no. Apparite arroganti, malamente acerbi e facilmente attaccabili. Datevi una svegliata. E più umiltà: vi tocca crescere in fretta (e non vi daranno tempo).
Aritmetica. Non siete la prima forza del paese. Non lo siete al Senato, non lo siete (di poco) alla Camera. Il M5S ha fatto della “verità” una delle sue battaglie. Appunto: Pd 8.932.523, M5S 8.784.499 (alla Camera e comprensivi dei voti degli italiani all’estero). Non avete preso “più voti degli altri”. Finitela con questa bugia, che peraltro non serve a nulla.
Pragmatica. Il menopeggismo ha ucciso la “sinistra” italiana, e oltretutto è da dimostrare che i D’Alema siano poi così migliori dei Berlusconi. Il M5S ha avuto successo anche perché ha incarnato una terza strada, adatta a chi non potrebbe mai votare questo centrodestra ma al tempo stesso trova che il centrosinistra (spesso, non sempre) sia un’accozzaglia incapace e tristemente comica. Siamo d’accordo. E capisco anche il desiderio di essere “oltre” e “diversi”. Va bene. Io però sono abituato a giocare con le carte che ho in mano (e con quelle che vedo in tavola). Non giriamoci troppo attorno. Al netto delle schermaglie, e mentre il paese muore, le strade sono solo tre: si torna rapidamente al voto (non lo vuole nessuno, men che meno con il Porcellum); si fa un inciucio Pd-Pdl, magari con il neo-intoccabile Grasso (piacerebbe a Berlusconi, a qualche tattico cinico del M5S e pure ai dalemiani, ma porterebbe alla morte del Pd); oppure si cerca – magari dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, lasciando nel frattempo Monti come prorogatio fino ad aprile/maggio – una figura realmente esterna. Non Bersani o Grasso (macché), ma un altro. Uno Zagrebelsky, un Rodotà (o altri che al momento non dico). E ci si accorda su un governo “a tema” che operi insieme, centrosinistra e M5S. Un anno o giù di lì. Poi di nuovo al voto, nemici come prima. So bene che la maggioranza dei votanti M5S sia ortodossa eduropurista; non ignoro che il centrosinistra sia quel che è; e so pure che al momento il M5S stia semplicemente rispettando il proprio programma (formalmente non c’è nulla da eccepire). Eppure, mai come oggi, si scorge la possibilità di sconfiggere definitivamente Berlusconi e di contribuire a creare qualcosa di realmente positivo. Accordarsi (con tanto di fiducia: se non c’è quella, non esiste nessuna legge da “approvare caso per caso”) con il centrosinistra non significa amnistiarlo delle colpe infinite di questi venti anni. E neanche vuol dire sposarlo per sempre. Vuol dire avere il senso dello Stato, delle cose, del presente. Dire “no” adesso ha un senso. Dirlo sempre e a prescindere è una forma di integralismo cinico, sperando nell’inciucio altrui per poi dire “Visto? Noi siamo più fighi”. Di più: è una forma di masturbazione adolescenziale. Null’altro che bimbominkismo politico (spiacenti, non è il mio genere). Se vi mostrerete ricettivi alle (eventuali e non scontate) sirene sincere del Pd, dimostrerete acutezza e maturità; se vi trincererete dietro il “O noi o morte”, la Casta avrà buon gioco a dire che è tutta colpa vostra e siete solo degli sfascisti irresponsabili. 
Provate a costringere il Pd a fare qualcosa di buono, come in Sicilia: se poi il Pd deluderà un’altra volta, e non si scorgeranno Crocetta benemeriti, si andrà al voto. Chiamandovi anzitempo fuori, consegnerete un’altra volta il Pd al Pdl: forse (forse) guadagnerete un po’ di campagna elettorale, ma il paese si sfascerà definitivamente.
Avete preso troppi voti e non vi aspettavate così tante responsabilità? Sì. Comunque vi muoverete, vi attaccheranno? Yes. E’ un gioco troppo difficile e cattivo? Oui. Ma siete stati voi a voler giocare. Ecco: è il momento. E “rendicontare anche le caramelle” non basta. Non adesso.

Commento di Sergio Ghirardi:

Scanzi analizza bene la situazione ma solo dall'interno del sistema parlamentare. Senza alcuna imbarazzante pretesa profetica, ho sostenuto fin dal giorno dopo il voto la necessità di una scelta strategica in vista del progetto del movimento anziché un rigido massimalismo formale, speculare all’inciucismo da politicanti. Radicalità non estremismo, per un progetto che giustamente Grillo apre sull'internazionale anche se pochi sembrano intendere l'importanza cruciale di questa mossa.
L'analisi della situazione deve complicarsi dell'esigenza fondamentale per il M5s di transitare verso una democrazia cosiddetta diretta. Grillo for president neppure per sogno. Non ne voglio e penso neppure lui. I parlamentari sono sovraesposti a una visibilità assurda, dovuta a un potere che incarnano contro natura, solo perché non è stato ancora abolito e trasferito all’assemblea, al consiglio di cittadinanza che abrogherà il parlamento rappresentativo.
Si tratta dunque di operare, in questa fase di transizione, delle scelte strategiche per il NoTav, per il salario per tutti, per l’abolizione dei finanziamenti ecc. Sono quasi tutte scelte incompatibili con la corruzione strutturale della democrazia spettacolare.
La serie di gaffe enumerata da Scanzi è grave solo se si considera il parlamentarismo la forma unica di governo possibile. Per ora ci siamo tutti dentro, certo, come nella monarchia nel 1788, ma si tratta di operare per un ‘89 diverso, non più foriero di ghigliottina e terrore.

POSSIBILE ABOLENDO IL POTERE GERARCHICO E DISTRIBUENDOLO AI CONSIGLI di una Comune d'Europa che unisca i comuni e le nazioni di tutto il continente. Questa rivoluzione il vecchio mondo e i suoi servi non possono neppure concepirla, i cittadini a 5 o cinquemila stelle possono farla. Perché non osare quando la storia bussa alla porta?