giovedì 19 aprile 2012

DA HIROSHIMA A FUKUSHIMA E PIÙ SE AFFINITÀ



Hai voglia di due referendum, l’ultimo dei quali con risultati bulgari. Fatto il silenzio radio mediatico su Fukushima che continua a sprofondare in un silenzio assordante, i ratti pronucleari ricominciano a rodere in attesa di una riproposizione del business nucleare che temo non mancherà se l’Italia non si libera della mafia politica che la vampirizza.
Vi ho già tradotto di recente un articolo francese (la Francia è nel cuore del disastro nucleare planetario) sulle tecniche di manipolazione che la lobby nucleare usa per fare breccia nei cittadini “idiotes” prodotti dallo spettacolo. Ieri un articolo sul Fatto del famigerato Aparo “Il nuclearecattivo di cui nessuno si occupa” riapre subdolamente la fogna pronuclearista non con un peana pronucleare civile attualmente impraticabile in Italia ma preoccupandosi con coccodrillesche lacrime per il nucleare militare, quasi a dire che chi lotta contro le centrali è poi indirettamente un fautore della bomba atomica. Si potrebbe archiviare come un delirio, ma ho preferito commentare l’articolo (che vi risparmio per decenza ma che potete sempre consultare sul blog del Fatto)
sintetizzando l’essenziale delle ragioni di una lotta senza quartiere acontro tutto il nucleare senza distinzioni:
·  Il nucleare non è cattivo. E' un'energia sommamente pericolosa, mortale, costosissima e per niente necessaria. .È una follia produttivistica di una civiltà alienata che produce solo il 2/3 % dell'energia planetaria tramite l’energia nucleare. La quale, però, è in grado di fare del pianeta quello che ha già fatto di Chernobyl e di mezzo Giappone: un lazzaretto.
I morti globalmente stimati del nucleare sono 65 milioni ! Dieci olocausti in nome del progresso democratico delle insegne luminose che illuminano la terra e la merce che vi circola.
La forza starategica del crimine nucleare è che non ci sono le camere a gas per denunciare i colpevoli di un crimine contro l'umanità degno di Mengele e compagnia brutta.
Da Hiroshima a Fukushima gli effetti sono gli stessi ma i contesti diversi.
La macchina militare fedele a se stessa e al suo desiderio di distruzione dell'avversario usa il nucleare dalla fine della seconda guerra mondiale e fin da allora un forte movimento antinucleare si è sempre opposto a questa follia assassina. Consultare in proposito OBSOLESCENZA DELL'UOMO, di Anders e alcuni scritti dell'Internazionale situazionista che mostrano la follia nucleare militare e le patetiche, mostruose parate dei rifugi antiatomici conseguenti a un'eventuale guerra nucleare. Siamo negli anni cinquanta!
Il nucleare civile è esploso invece a partire dalla prima crisi petrolifera. La Francia primo paese nuclearizzato al mondo è passata al nucleare civile nei primi anni settanta sotto Pompidou. In tre ore, mentre il presidente era alle prese con la fase terminale di una malattia tumorale, il ministro in funzione dell'energia ha deciso di punto in bianco, con un colpo di telefono (una recente intervista dell'allora direttore di EDF - se non sbaglio - racconta quel che sto dicendo), i protocolli per sei centrali nucleari. Trentacinque anni dopo, quasi l'ottanta per cento dell'elettricità transalpina deriva da 59 reattori sperpagliati sul territorio in decine di centrali. Nessun francese vive a più di 180 Km da una centrale (e gli italiani del nord neppure) mentre intorno alle centrali è stato provato un tasso delle leucemie (particolarmente infantili) superiore del 10% alla media, mentre centinaia di incidenti secondari più o meno gravi sono venuti alla luce solo a tempo scaduto nel totale disprezzo delle popolazioni.
Il plutonio non esiste in natura, è una conseguenza della fissione. Il nucleare non ha nessuna comune misura con gli altri inquinamenti che sono dell'ordine del tempo STORICO.
Tutti gli inquinamenti di una società schiava del totalitarismo economico sono da combattere ma Il nucleare inquina a livello GEOLOGICO per centinaia di migliaia di anni. Le scorie dureranno più dei contenitori in cui sono inserite senza saper dove metterle.
La storia dell'uomo ha diecimila anni. Le scorie dureranno oltre la stessa memoria umana. Per la prima volta in nome del progresso abbiamo introdotto in natura dei problemi per delle generazioni metastoriche.
Vi basta questa urgenza per essere contro tutto il nucleare indistintamente o preferite temere di trovarvi con una candela in mano e senza Porta a Porta? Il Giappone è stato obbligato a chiudere il suo ciclo nucleare dopo Fukushima in qualche mese ma nessuno si è suicidato per questo e le candele non vanno a ruba. Molti invece si sono suicidati e ancor di più son quelli che moriranno a causa del progresso nuclearista.
Per fermare il nucleare militare ci vuole un potere di governo e una coscienza internazionalista che nessun popolo analfabetizzato dai suoi pseudointellettuali mercenari e dall'idiozia reddtizia del pensiero pubblicitario possiede.
Per fermare il nucleare civile potrebbe bastare, in una democrazia reale, la gretta volontà di non correre rischi che anche i più egoisti condividono. (Vedi referendum italiano). Il punto non è di scegliere tra buono e cattivo in un manicheismo stupido come quello che ipnotizza la civiltà occidentale (non che le altre siano molto meglio ma cominciamo le pulizie ideologiche dalla nostra spazzatura che per di più domina il mondo e vuole esportare democrazia magari con bombe all'uranio impoverito) ma di cominciare a fermare immediatamente il rischio massimo: quello dell’estinzione della specie.
Sergio Ghirardi

Mario Previtera in risposta a Sergio Ghirardi:
 Caro Ghirardi, se così posso esprimermi direi che le sue sono parole sante, ben meditate e documentate. Mi permetta, perché l'ho vissuta, di completare la sua storia del nucleare francese. Il sogno di questa nazione è stata alla fine degli anni cinquanta l'autonomia militare e per questo si è data da fare per crearsi una "Force de frappe". Negli anni sessanta, siccome, appunto, le centrali sono essenziali alla produzione di ordigni nucleari , la relativa lobby s'è data da fare per predisporre le condizioni che rendessero necessarie le prime. Si inventò, con la scusa dello smog che appestava le città, un'epoca che fu chiamata del "tout electrique". Via via la Francia, ma anche il vicino Belgio, prese a fare un  uso intensivo dell'elettricità per gli scopi più disparati tra cui, dispendiosissimo e folle vi era il riscaldamento delle abitazioni. Presto ovviamente si arrivò all'inevitabile, ma desiderata e progettata, apparentemente, sgradevole conseguenza di questa politica e cioè i "black out". Per rimediare ai quali .......