Hai voglia di
due referendum, l’ultimo dei quali con risultati bulgari. Fatto il silenzio
radio mediatico su Fukushima che continua a sprofondare in un silenzio
assordante, i ratti pronucleari ricominciano a rodere in attesa di una
riproposizione del business nucleare che temo non mancherà se l’Italia non si
libera della mafia politica che la vampirizza.
Vi ho già tradotto
di recente un articolo francese (la Francia è nel cuore del disastro nucleare
planetario) sulle tecniche di manipolazione che la lobby nucleare usa per fare
breccia nei cittadini “idiotes” prodotti dallo spettacolo. Ieri un articolo sul
Fatto del famigerato Aparo “Il nuclearecattivo di cui nessuno si occupa” riapre subdolamente la fogna pronuclearista
non con un peana pronucleare civile attualmente impraticabile in Italia ma
preoccupandosi con coccodrillesche lacrime per il nucleare militare, quasi a
dire che chi lotta contro le centrali è poi indirettamente un fautore della
bomba atomica. Si potrebbe archiviare come un delirio, ma ho preferito
commentare l’articolo (che vi risparmio per decenza ma che potete sempre
consultare sul blog del Fatto)
sintetizzando l’essenziale delle ragioni di
una lotta senza quartiere acontro tutto il nucleare senza distinzioni:
· Il nucleare non è cattivo. E'
un'energia sommamente pericolosa, mortale, costosissima e per niente
necessaria. .È una follia produttivistica di una civiltà alienata che produce
solo il 2/3 % dell'energia planetaria tramite l’energia nucleare. La quale, però,
è in grado di fare del pianeta quello che ha già fatto di Chernobyl e di mezzo
Giappone: un lazzaretto.
I morti
globalmente stimati del nucleare sono 65 milioni ! Dieci olocausti in nome del
progresso democratico delle insegne luminose che illuminano la terra e la merce
che vi circola.
La forza
starategica del crimine nucleare è che non ci sono le camere a gas per
denunciare i colpevoli di un crimine contro l'umanità degno di Mengele e
compagnia brutta.
Da Hiroshima a
Fukushima gli effetti sono gli stessi ma i contesti diversi.
La macchina
militare fedele a se stessa e al suo desiderio di distruzione dell'avversario
usa il nucleare dalla fine della seconda guerra mondiale e fin da allora un
forte movimento antinucleare si è sempre opposto a questa follia assassina. Consultare
in proposito OBSOLESCENZA DELL'UOMO, di Anders e alcuni scritti
dell'Internazionale situazionista che mostrano la follia nucleare militare e le
patetiche, mostruose parate dei rifugi antiatomici conseguenti a un'eventuale
guerra nucleare. Siamo negli anni cinquanta!
Il nucleare
civile è esploso invece a partire dalla prima crisi petrolifera. La Francia
primo paese nuclearizzato al mondo è passata al nucleare civile nei primi anni
settanta sotto Pompidou. In tre ore, mentre il presidente era alle prese con la
fase terminale di una malattia tumorale, il ministro in funzione dell'energia
ha deciso di punto in bianco, con un colpo di telefono (una recente intervista
dell'allora direttore di EDF - se non sbaglio - racconta quel che sto dicendo),
i protocolli per sei centrali nucleari. Trentacinque anni dopo, quasi l'ottanta
per cento dell'elettricità transalpina deriva da 59 reattori sperpagliati sul
territorio in decine di centrali. Nessun francese vive a più di 180 Km da una centrale (e
gli italiani del nord neppure) mentre intorno alle centrali è stato provato un
tasso delle leucemie (particolarmente infantili) superiore del 10% alla media,
mentre centinaia di incidenti secondari più o meno gravi sono venuti alla luce
solo a tempo scaduto nel totale disprezzo delle popolazioni.
Il plutonio
non esiste in natura, è una conseguenza della fissione. Il nucleare non ha
nessuna comune misura con gli altri inquinamenti che sono dell'ordine del tempo
STORICO.
Tutti gli
inquinamenti di una società schiava del totalitarismo economico sono da
combattere ma Il nucleare inquina a livello GEOLOGICO per centinaia di migliaia
di anni. Le scorie dureranno più dei contenitori in cui sono inserite senza
saper dove metterle.
La storia
dell'uomo ha diecimila anni. Le scorie dureranno oltre la stessa memoria umana.
Per la prima volta in nome del progresso abbiamo introdotto in natura dei
problemi per delle generazioni metastoriche.
Vi basta
questa urgenza per essere contro tutto il nucleare indistintamente o preferite
temere di trovarvi con una candela in mano e senza Porta a Porta? Il Giappone è
stato obbligato a chiudere il suo ciclo nucleare dopo Fukushima in qualche mese
ma nessuno si è suicidato per questo e le candele non vanno a ruba. Molti
invece si sono suicidati e ancor di più son quelli che moriranno a causa del
progresso nuclearista.
Per fermare il
nucleare militare ci vuole un potere di governo e una coscienza
internazionalista che nessun popolo analfabetizzato dai suoi
pseudointellettuali mercenari e dall'idiozia reddtizia del pensiero
pubblicitario possiede.
Per fermare il
nucleare civile potrebbe bastare, in una democrazia reale, la gretta volontà di
non correre rischi che anche i più egoisti condividono. (Vedi referendum
italiano). Il punto non è di scegliere tra buono e cattivo in un manicheismo
stupido come quello che ipnotizza la civiltà occidentale (non che le altre
siano molto meglio ma cominciamo le pulizie ideologiche dalla nostra spazzatura
che per di più domina il mondo e vuole esportare democrazia magari con bombe
all'uranio impoverito) ma di cominciare a fermare immediatamente il rischio
massimo: quello dell’estinzione della specie.
Sergio
Ghirardi
Mario
Previtera in risposta a Sergio Ghirardi:
Caro
Ghirardi, se così posso esprimermi direi che le sue sono parole sante, ben
meditate e documentate. Mi permetta, perché l'ho vissuta, di completare la sua
storia del nucleare francese. Il sogno di questa nazione è stata alla fine
degli anni cinquanta l'autonomia militare e per questo si è data da fare per
crearsi una "Force de frappe". Negli anni sessanta, siccome, appunto,
le centrali sono essenziali alla produzione di ordigni nucleari , la relativa
lobby s'è data da fare per predisporre le condizioni che rendessero necessarie
le prime. Si inventò, con la scusa dello smog che appestava le città, un'epoca
che fu chiamata del "tout electrique". Via via la Francia, ma anche
il vicino Belgio, prese a fare un uso intensivo dell'elettricità per gli
scopi più disparati tra cui, dispendiosissimo e folle vi era il riscaldamento
delle abitazioni. Presto ovviamente si arrivò all'inevitabile, ma desiderata e
progettata, apparentemente, sgradevole conseguenza di questa politica e cioè i
"black out". Per rimediare ai quali .......