venerdì 27 aprile 2012

Lavoratori di tutto il mondo .... RIPOSATEVI!!!



Kamasutra-Posizione Il riposo del guerriero 


NON LAVORATE MAI!

Il Primo maggio è nato ufficialmente il 20 luglio 1889 a Parigi come una giornata di collera e di lotta risoluta dei proletari contro lo sfruttamento capitalistico e il lavoro salariato, in nome della rivoluzione sociale e in vista dell’autogestione generalizzata della vita quotidiana*.
Questa giornata di lotta è stata recuperata e svuotata della sua sostanza contestatrice tanto dai reazionari che dai progressisti. Dai bolscevichi, certamente, che l’hanno strumentalizzata politicamente facendone una giornata non lavorativa dal 1920, appena l’anno prima di massacrare i libertari a Cronstadt e in Ucraina. Poi dai nazisti: Goebbels, infatti, nel 1933, ne ha fatto il “giorno nazionale del lavoro” festivo e pagato.
In Italia, durante il fascismo, la celebrazione del 1° maggio è proibita. La “festa del lavoro” viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma mentre il 1° maggio mantiene una connotazione quanto mai sovversiva, divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.
Nel 1941, il collaborazionista Philippe Petain decreta a sua volta in Francia il Primo Maggio (all’epoca era S. Filippo) “Festa del lavoro e della concordia sociale”, sostituendo con l’aiuto di René Belin, dirigente CGT diventato Segretario di Stato al Lavoro, la rosa canina rossa dei rivoluzionari con il ciuffo di mughetto.
In tal modo la lotta del proletariato contro la schiavitù salariale è stata trasformata in festa del lavoro!



* La scelta della data del primo maggio è legata allo sciopero pacifico di Chicago negli stabilimenti della Mc Cormick  per la riduzione a otto ore della giornata lavorativa (1886)  conclusosi con l’impiccagione di quattro operai (1887).


Con invito a stamparlo e diffonderlo al maggior numero di individui innamorati della libertà.
Sergio Ghirardi