lunedì 16 aprile 2012

TUTTO IL POTERE AI CONSIGLI







Sbaglia chi definisce populista il Movimento 5 stelle fondato da Beppe Grillo. Certo, alcune sparate del comico genovese ricordano quelle di Umberto Bossi. I suoi toni e e le sue parole possono, legittimamente, non piacere.
Ma molti temi da lui proposti sono importanti, meritevoli di essere discussi o semplicemente condivisibili. E sopratutto dietro a Grillo esiste un popolo di militanti tra i quali non è poi così raro scorgere il meglio del Paese.
Chi ha partecipato agli incontri organizzati dai meetup sa che questi gruppi sono composti da cittadini informati solitamente ad alto tasso di scolarizzazione, impegnati nel sociale o in iniziative legate alle condizioni del territorio: inquinamento, energia, modelli di sviluppo, spesa pubblica nei comuni e nelle regioni.
Ovviamente, se davvero alle prossime amministrative il Movimento raccoglierà quel successo vaticinato dagli ultimi sondaggi, questo sarà dovuto anche al voto di protesta. Ma la cosa non basta per bollare i 5 Stelle come espressione dell’anti-politica, come fanno gli spaventati Pierluigi Bersani e Niki Vendola o, su quasi tutti i giornali, i grandi commentatori del secolo scorso.
Gli osservatori attenti e in buona fede, infatti, non possono negare che l’attività degli attivisti e dei rappresentanti dei cittadini fin qui eletti nei comuni e nelle regioni, dimostra proprio il contrario.
Le scelta di rinunciare ai finanziamenti pubblici, di mettere un tetto al numero di candidature consecutive, la presenza di programmi precisi, sono un fatto politico. Così come sono state politica, con la P maiuscola, le raccolte di firme per le leggi d’iniziativa popolare che il parlamento ha scandalosamente ignorato.
Solo negli anni a venire sapremo se il Movimento 5 stelle sarà parte (e quale parte) di quel grande cambiamento di cui ha bisogno il Paese. Che Grillo dica di non aspirare a nessuna carica pubblica è un buona cosa. Meno buono è invece il suo atteggiamento nei confronti di chi la pensa diversamente da lui o esercita il diritto di cronaca e di critica.
Ma al di là dei giudizi sulle singole iniziative e prese di posizione, resta un fatto. Il Movimento 5 stelle è vivo e vuole crescere. E questo oggi, in un mondo popolato da partiti e leader ormai (politicamente) morti, è già tanto.
Se poi sia abbastanza non dipenderà da Grillo. Ma dalla qualità, le capacità e la volontà, dei cittadini che corrono con lui.

Commento di Sergio Ghirardi:

La struttura dei partiti è una struttura di potere e di gestione di privilegi ormai anacronistica. Il M5S è il sintomo di una transizione difficile tra la vecchia politica e una democrazia consigliare che ha le radici nel passato e i fiori in un futuro che i mercenari della politica cercano di rendere impossibile nel presente.
Il M5S ha la sua ragion d'essere nella rottura con una politica corrotta ormai visibilmente fino alla mafiosità lobbistica.
Solo in questo senso buono il M5S è antipolitica. Il rischio semmai è che si faccia recuperare alla politica corrotta che lo circonda e che sicuramente tenterà e ha già tentato, fisiologicamente, di recuperarlo.
Se diventa un partito, il M5S è morto. Se veramente emergeranno dei despoti il movimento li eliminerà o smetterà di esistere. Senza essere naif, è inutile e sbagliato fare processi alle intenzioni: i fatti si mostreranno nella loro testardaggine e se il M5S si mostrasse come l'ennesimo partito di potere seguirebbe gli altri nella loro ineluttabile decadenza e disparizione.
La situazione è talmente marcia che solo i nostalgici masochisti della miseria presente possono essere ipercritici a priori di una proposta che nasce. Si tratta di renderla radicalmente migliore anziché ragliare impotenti in preda a quell'oclocrazia che ha distrutto il tessuto sociale dell'Italia e del mondo.
Certo bisognerà vedere che strada prende il M5S, ma questo dipende dall'attenzione critica dei cittadini e dalla loro capacità soggettiva di impadronirsi della politica come di un linguaggio sociale diffuso riguardante tutti in prima persona, senza leader né guru.
Basta con gli spettatori elettori a tele-comando!
C'è una vera rivoluzione sociale già in atto e che potrebbe anche essere essenzialmente pacifica, ma questo dipenderà dalla capacità di ognuno a esprimere la propria volontà di autogestione della vita quotidiana, rifiutando altrettanto di essere guerrieri, martiri o servitori volontari.
Si tratta di organizzare dal basso una società in cui tutto il potere vada al consigli di autogestione generalizzata della vita quotidiana. Purtroppo l'educazione politica delle popolazioni è stata tenuta volontariamente bassissima da chi voleva mentenerne la gestione redditizia e una vera e propria rivoluzione culturale è necessaria. FACCIAMOLA !.
Il M5S non garantisce il superamento di un vecchio mondo in decomposizione ma è il sintomo positivo di un'esigenza di mutazione radicale della gestione della società.
Si tratta di una tendenza imternazionale, così come planetario è ormai il processo di decomposizione di un capitalismo che raschia dovunque il fondo del barile dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo economizzato.
Mai ci siamo trovati così costretti a scegliere il meglio di una democrazia diretta ancora tutta da instaurare contro il peggio di un rapido disfacimento del sociale sotto i colpi del totalitarismo economicista che sta distruggendo l'ecosistema e la socialità del pianeta.
Questa è la crisi che comprende tutte le altre, compresa quella economica, ricatto con cui cercano di ipnotizzare la voglia crescente di rivolta dei sopravvissuti.
Siamo a un tornante della storia in cui tutto è possibile.