Sbaglia chi definisce populista il Movimento 5 stelle fondato
da Beppe Grillo. Certo, alcune sparate del comico genovese ricordano quelle di Umberto
Bossi. I suoi toni e e le sue parole possono, legittimamente, non
piacere.
Ma molti temi da lui proposti sono importanti, meritevoli di essere
discussi o semplicemente condivisibili. E sopratutto dietro a Grillo esiste un popolo
di militanti tra i quali non è poi così raro scorgere il meglio del
Paese.
Chi ha partecipato agli incontri organizzati dai meetup sa che questi
gruppi sono composti da cittadini informati solitamente ad
alto tasso di scolarizzazione, impegnati nel sociale o in iniziative legate
alle condizioni del territorio: inquinamento, energia, modelli di sviluppo,
spesa pubblica nei comuni e nelle regioni.
Ovviamente, se davvero alle prossime amministrative il Movimento
raccoglierà quel successo vaticinato dagli ultimi sondaggi, questo sarà dovuto
anche al voto di protesta. Ma la cosa non basta per bollare i
5 Stelle come espressione dell’anti-politica, come fanno gli spaventati
Pierluigi Bersani e Niki Vendola o, su quasi tutti i giornali, i grandi commentatori
del secolo scorso.
Gli osservatori attenti e in buona fede, infatti, non possono negare che
l’attività degli attivisti e dei rappresentanti dei cittadini fin qui eletti
nei comuni e nelle regioni, dimostra proprio il contrario.
Le scelta di rinunciare ai finanziamenti pubblici, di mettere un tetto al
numero di candidature consecutive, la presenza di programmi precisi, sono un
fatto politico. Così come sono state politica, con la P maiuscola, le
raccolte di firme per le leggi d’iniziativa popolare che il parlamento ha
scandalosamente ignorato.
Solo negli anni a venire sapremo se il Movimento 5 stelle sarà parte (e
quale parte) di quel grande cambiamento di cui ha bisogno il Paese. Che
Grillo dica di non aspirare a nessuna carica pubblica è
un buona cosa. Meno buono è invece il suo atteggiamento nei confronti di chi la
pensa diversamente da lui o esercita il diritto di cronaca e di critica.
Ma al di là dei giudizi sulle singole iniziative e prese di posizione,
resta un fatto. Il Movimento 5 stelle è vivo e vuole crescere. E questo oggi, in
un mondo popolato da partiti e leader ormai (politicamente) morti,
è già tanto.
Se poi sia abbastanza non dipenderà da Grillo. Ma dalla qualità, le
capacità e la volontà, dei cittadini che corrono con lui.
Commento di Sergio Ghirardi:
La struttura dei partiti è una struttura di potere e di
gestione di privilegi ormai anacronistica. Il M5S è il sintomo di una
transizione difficile tra la vecchia politica e una democrazia consigliare che
ha le radici nel passato e i fiori in un futuro che i mercenari della politica
cercano di rendere impossibile nel presente.
Il M5S ha la sua ragion d'essere nella rottura con una
politica corrotta ormai visibilmente fino alla mafiosità lobbistica.
Solo in questo senso buono il M5S è antipolitica. Il
rischio semmai è che si faccia recuperare alla politica corrotta che lo
circonda e che sicuramente tenterà e ha già tentato, fisiologicamente, di
recuperarlo.
Se diventa un partito, il M5S è morto. Se veramente
emergeranno dei despoti il movimento li eliminerà o smetterà di esistere. Senza
essere naif, è inutile e sbagliato fare processi alle intenzioni: i fatti si
mostreranno nella loro testardaggine e se il M5S si mostrasse come l'ennesimo
partito di potere seguirebbe gli altri nella loro ineluttabile decadenza e
disparizione.
La situazione è talmente marcia che solo i nostalgici
masochisti della miseria presente possono essere ipercritici a priori di una
proposta che nasce. Si tratta di renderla radicalmente migliore anziché
ragliare impotenti in preda a quell'oclocrazia che ha distrutto il tessuto
sociale dell'Italia e del mondo.
Certo bisognerà vedere che strada prende il M5S, ma
questo dipende dall'attenzione critica dei cittadini e dalla loro capacità
soggettiva di impadronirsi della politica come di un linguaggio sociale diffuso
riguardante tutti in prima persona, senza leader né guru.
Basta con gli spettatori elettori a tele-comando!
C'è una vera rivoluzione sociale già in atto e che
potrebbe anche essere essenzialmente pacifica, ma questo dipenderà dalla
capacità di ognuno a esprimere la propria volontà di autogestione della vita
quotidiana, rifiutando altrettanto di essere guerrieri, martiri o servitori
volontari.
Si tratta di organizzare dal basso una società in cui
tutto il potere vada al consigli di autogestione generalizzata della vita
quotidiana. Purtroppo l'educazione politica delle popolazioni è stata tenuta
volontariamente bassissima da chi voleva mentenerne la gestione redditizia e
una vera e propria rivoluzione culturale è necessaria. FACCIAMOLA !.
Il M5S non garantisce il superamento di un vecchio mondo
in decomposizione ma è il sintomo positivo di un'esigenza di mutazione radicale
della gestione della società.
Si tratta di una tendenza imternazionale, così come
planetario è ormai il processo di decomposizione di un capitalismo che raschia
dovunque il fondo del barile dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo
economizzato.
Mai ci siamo trovati così costretti a scegliere il meglio
di una democrazia diretta ancora tutta da instaurare contro il peggio di un
rapido disfacimento del sociale sotto i colpi del totalitarismo economicista
che sta distruggendo l'ecosistema e la socialità del pianeta.
Questa è la crisi che comprende tutte le altre, compresa
quella economica, ricatto con cui cercano di ipnotizzare la voglia crescente di
rivolta dei sopravvissuti.
Siamo a un tornante della storia in cui tutto è
possibile.