Mentre il vecchio mondo muore in una lenta agonia laidamente travestita da sempiterno progresso per cercare di imporre lo sviluppo sostenibile di una mostruosità intollerabile, vi trasmetto qualche notizia e vi traduco qualche riflessione su quello che sta nascendo al riparo dalle telecamere e dalla loro censura spettacolare.
La disinformazione di Stato e di Mercato altera i fatti o tace su quel che ne prepara l’abolizione e il superamento; sta dunque a tutti noi far sapere quel che si sta muovendo, tra le contraddizioni, certo, ma sempre meno in sordina, verso il tanto auspicato rovesciamento di prospettiva.
Un po’ d’aria fresca
Per quanto incredibile possa sembrare, una vera rivoluzione democratica e anticapitalista ha luogo in Islanda in questo stesso momento e nessuno ne parla, nessun media ne rilancia l’informazione, quasi nessuna traccia naviga su google in un clima di black-out totale. Eppure la natura degli avvenimenti in corso in Islanda ha una portata immensa : un popolo che scaccia la destra al potere assediando pacificamente il palazzo presidenziale, una « sinistra » liberale di sostituzione, anch’essa espulsa dalle responsabilità perché intendeva condurre la stessa politica della destra, un referendum imposto dal Popolo per decidere se si dovesee O NO rimborsare le banche capitaliste che hanno gettato con la loro irresponsabilità il paese nella crisi e una vittoria al 93% del NO e una conseguente nazionalizzazione delle banche.
Punto cruciale di questo processo per molti aspetti rivoluzionario, l’elezione di un’assemblea costituente il 27 novembre 2010, incaricata di scrivere le nuove leggi fondamentali che tradurranno in atto d’ora in poi la collera popolare contro il capitalismo e le aspirazioni del popolo a una società diversa. Mentre in tutta Europa brontola la collera dei popoli presi alla gola dal rullo compressore capitalista, l’attualità del freddo nord come del caldo nord africa ci svela che la Storia s’incammina verso un’altra possibilità di sbriciolare assurde certezze e soprattutto di dare alle lotte che emergono anche in Europa una prospettiva: la riconquista democratica e popolare del potere non per esercitarlo come una nuova dittatura ma per scioglierlo al servizio diretto della popolazione.
Il vostro inviato mica tanto speciale dal mondo nuovo, Sergio Ghirardi
Dal ghiaccio…
Ecco qualche elemento di cui, guarda caso, nulla si trova sul Monde diplomatique di questo mese e che si trova invece in “Islande Constitution 2010”.:
Islanda: 25 cittadini ordinari eletti per redigere una nuova costituzione.
Agence France-Presse Reykjavik
Un gruppo di 25 islandesi è stato eletto tra 522 cittadini ordinari candidati per partecipare alla redazione della nuova Costituzione del paese, secondo i risultati pubblicati martedì concernenti uno scrutinio effettuato il sabato precedente. Il tasso di partecipazione è stato di 35,95% e il gruppo eletto rispetta un certo equilibrio tra i sessi, ha precisato la radio pubblica islandese annunciando i risultati..
Dieci donne e quindici uomini sono stati eletti, la maggior parte della regione di Reykjavik, tra i quali si trovano una poetessa e un antico presentatore del telegiornale molto conosciuto in Islanda..
In ReporTerre :
http://www.reporterre.net/spip.php?article1511Libertés
In Islanda i cittadini scrivono la nuova costituzione.
Jean Tosti - 29 décembre 2010
Da sabato 27 novembre, l’Islanda dispone di un’assemblea costituente composta da 25 semplici cittadini eletti dai loro pari. Il suo scopo è riscrivere interamente la costituzione del 1944 traendo lezione in particolare dalla crisi finanziaria che ha colpito in pieno il paese nel 2008.
Dopo quella crisi da cui è lungi dall’esersi ripresa, l’Islanda ha conosciuto un certo numero di cambiamenti assai spettacolari, a cominciare dalla nazionalizzazione delle sue tre banche principali seguita dalle dimissionoi del governo di destra sotto la pressione popolare. Le elezioni legislative del 2009 hanno portato al potere una coalizione di sinistra formata dall’Alleanza (raggruppamento di partiti composto dai socialdemocratici, femministe e excomunisti) e dal Movimento dei Verdi di sinistra. Era una novità per l’Islanda così come la nomina di una donna, Johanna Sigurdardottir, al posto di primo ministro.
Molto presto il nuovo governo si è trovato confrontato con un problema spinoso : il pagamentp all’Olanda e all’Inghilterra di un debito di 3,5milliardi di euro in seguito al fallimento d’Icesave, banca in linea le cui operazioni erano principalmente rivolte a questi due paesi. Sotto la pressione dell’Europa alla quale i socialdemocratici vorrebbero aderire, il governo ha fatto votare, nel gennaio 2010 una legge autorizzante il rimborso in questione, euqivalente a una tassa di circa 100 euro al mese per otto anni per ogni islandese. Non avendo la presidente della Repubblica firmato la ratifica, il testo di legge è stato soppoposto a referendum. Gli Islandesi hanno votato contro il rimborso del debito con una percentuale maggiore al 93%. (6 marzo) e da allora il problema è in sospeso.
È in questo contesto che l’Islandsa ha deciso di modificare la costituzione che in realtà non è mai stata effettivamente redatta: quando nel 1944 era stata proclamata la repubblica, ci si era accontentati di riprendere per sommi capi la costituzione della Danimarca, paese da cui l’Islanda dipendeva da decenni, sostituendo semplicemente “re” con “presidente della repubblica”. Si tratta dunque di scrivere una costituzione nuova di zecca e per questo si è concessa fiducia al popolo sovrano. C’è stato prima un appello a candidatura (tutti potevano presentarsi esclusi gli eletti nazionali, a condizione di avere compiuto 18 anni ed essere sostenuti da almeno 30 persone) al quale hanno risposto 522 cittadini/e. Tra loro sono stati eletti i 25 costituenti.
Questi ultimi cominceranno a riunirsi alla metà di febbraio e chiuderanno i lavori prima dell’estate. Tra le proposizioni che emergono più spesso si può notare la separazione tra la Chiesa e lo Stato, la nazionalizzazione dell’insieme delle risorse naturali e una separazione chiara tra il potere esecutivo e legislativo.
Certo, l’Islanda non è che un piccolo paese di circa 320000 abitanti. Tuttavia dà una bella lezione di democrazia ai grandi Stati come la Francia: ricordiamoci che in Francia la riforma costituzionale del 2008 è stata interamente redatta all’Eliseo e che i parlamentari non l’hanno adottata che per due voti, dopo essere stati sottoposti per settimane a pressioni intollerabili da parte del capo dello Stato.
Source : http://www.bbec.lautre.net/www/spip...
Ascoltate anche : Etienne Chouard, ce que pourrait être une constitution démocratique
…alla sabbia.
Tunisini, dov’è l’islamismo?
(Abbondanti estratti dall’articolo di Daniel Schneidermann da Liberation del 24 -1 – 2011)
Li amiamo i tunisini, li adoriamo più che mai, non li abbiamo mai amati tanto, ma francamente, hanno esagerato. Immaginatevi! Prima hanno osato sorprendere nel suo confort la classe politica francese. La destra ( che la sera prima proponeva ancora amabilmente a Ben Alì i suoi cannoni ad acqua) e la sinistra (che ha scoperto - ma che sorpresa! - che il partito di Ben Alì era ancora membro dell’internazionale socialista). E non è tutto.
…Presi in contropiede, le televisioni e i loro inviati speciali hanno aspettato una buona decina di giorni prima di accorgersi che forse qualcosa stava succedendo in Tunisia
…Il peggio è il tiro giocato agli esperti in “crescita dell’islamismo”….Fa pena la delusione appena dissimulata dei presentatori dall’inizio degli “avvenimenti”. Bisognava vederlo Pujadas (corrispettivo di un mezzobusto del Minzculpop- ndt) in diretta da Tunisi, lunedì sera, alla ricerca con il lanternino dei suoi islamisti all’uscita di una moschea. Purtroppo non ne trovava, solo semplici fedeli che spiegavano che, sì, certo, degli islamisti alle elezioni, al governo, perché no, se non disturbano nessuno. Ma, allora questi islamisti erano solo un fantasma?
Infatti, ecco quel che hanno appena fatto i tunisini: rendere desuete le immagini immemoriali dei telegiornali e dunque anche un po’ le nostre, di francesi. Nel telegiornale la “piazza araba” è inevitabilmemte fanatizzata, esprime un urlo di rabbia e di dolore … e non è capace d’altro che di bruciare delle bandiere americane. Poi, d’improvviso, da una rivoluzione araba spuntano delle parole d’ordine uscite direttamente dalle rivoluzioni europee e dall’Illuminismo che credevamo di esclusivo copyright occidentale: libertà, dignità, giustizia, dibattito pluralista e democrazia.
E chi si vede? Mentre il presentatore francese sta ancora tremando all’idea di vedere “degli islamisti” entrare a far parte del governo tunisino, salta fuori un blogger pieno di facezie e di humor, SLIM 404 (così chiamato per la frase “errore 404”che compariva, sotto Ben Alì, al posto dei siti censurati dal potere). Slim 404, dunque, alias Slim Amamou, segretario di Stato della gioventù e dello Sport che ha twittato minuto per minuto il primo Consiglio dei ministri….
…” Fa godere sentire il ministro della giustizia leggere il mandato d’arresto cominciando dal nome di Ben Alì”, twittava Slim 404.
“I funzionari del ministero non vogliono membri del governo, me incluso”. Oppure questo messaggio ai suoi vecchi amici di manifestazione: “Se ho capito bene il ministro dell’Economia, finora abbiamo perso il 3% del PIL per colpa delle sue cazzate”. E la nostra preferita nella sua sobrietà solenne: “ Il ministero della difesa ci assicura che le frontiere sono ben guardate”. In qualche ora e qualche twit, Slim 404 ha sdrammattizzato la rivoluzione, reso i suoi diritti alla leggerezza al centro di un momento storico, abbozzato quel che potrebbe essere un controllo della cittadinanza su un governo, reinventando tranquillamente la funzione di portaparola del governo. Mica poco! …
…Nello spazio di poche ore, non solo il vecchio regime di Ben Alì, ma tutta la solennità francese, i resoconti del Consiglio dei ministri impacciati nelle fioriture, il politichese dei comunicati, il “benalismo” cortigiano che fa incancrenire gli animi, hanno preso mille anni in un colpo solo. È troppo. No, tunisini, la Francia eterna non vi dice grazie..