mercoledì 5 gennaio 2011

Oltre l’indignazione






Indignatevi! E il libretto di un 93enne partigiano francese che diventa un caso editoriale


Avendo davanti a me una trentina d’anni per indignarmi definitivamente col favore del pubblico (nello spettacolo dominante chi si indigna senza il conforto delle vendite non conta una cippa), lascio al buon Hessel il compito di un bocca a bocca alla morale tubercolosa del capitalismo etico e ribadisco (nell’indifferenza prevedibile delle folle addomesticate di destra e di sinistra) che il superamento che bussa alla porta della civiltà dello sfruttamento del lavoro umano e della natura non ha il suo baricentro nell’ennesimo dover essere morale, ma nell’etica laica del piacere di vivere sostenuto dalla volontà biologica che lo spinge.


Etica e morale hanno radici comuni, ma il termine greco è stato meno ampiamente vampirizzato dal giudeocristianesimo alla radice della nostra misera civiltà.

Tutti i monoteismi, comunque, per non fare gelosi, preparano da sempre il letto per il fiume in piena di un capitalismo etico che laicizzando il business planetario ha chiuso gli esseri umani nell’inferno di un’alienazione che alterna Dio e Padrone per giustificarsi ideologicamente.

Il rivoluzionario St. Just dichiarava nel 1789 che la felicità era un’idea nuova in Europa. I proletari che hanno cercato di abolirsi intorno al 1968 per diventare umani, hanno provato a farne una pratica generalizzabile.

Scacco, ma non matto: dietro il citoyen si nascondeva il bourgeois, dietro il compagno il gauchiste e tutte le altre macchiette ideologiche laiche utili al clero politico per tenere tirato il freno a mano della storia.

Oggi, tuttavia, la natura ci parla con una chiarezza che nessun ideologo può aggirare: o lotteremo per creare le condizioni per il piacere di vivere o la società produttivistica planetaria distruggerà presto le condizioni stesse della vita. Allora i Berlusconi, i Sarkozy, i Bush, i Bin Laden si ridurranno a squallide maschere di una tragedia dell’arte dove l’umano sparirà, spettatore impotente.

Lottare per il piacere di vivere va oltre l’indignazione e fa bene alla salute del mondo.


Sergio Ghirardi