lunedì 5 marzo 2012

Democrazia reale




Alle sensate considerazioni di molti commentatori che mostrano inequivocabilmente le fondate ragioni della resistenza della Val di Susa e dei suoi abitanti, aggiungerei che il notav mette fortemente in luce un nodo centrale della democrazia reale oggi al centro di una riflessione radicale di enorme portata storica. (Indico bibliograficamente in proposito gli ormai datati lavori di Lefort sulla democrazia selvaggia e i più recenti di Abensour sulla democrazia insorgente che personalmente ho molto apprezzato nella revisione della mia Lettera aperta ai sopravvissuti, pubblicata in una prima versione spontanea da Nautilus nel 2007 e che oggi ho totalmente riscritto e tradotto anche in francese, dopo la malaugurata constatazione della sua cresciuta attualità).
Contrariamente ai luoghi comuni diffusi ad arte dai decisionisti embedded, una democrazia reale può risalire dal locale al regionale, al nazionale e oltre, per esempio fino all'Europa (quella che non esiste ancora e non la caricatura antidemocratica che sta bildenberghizzando la Grecia in attesa di passare ai paesi limitrofi) mentre il percorso contrario non può essere che dispotico.
Nelle decisioni locali i primi e prioritari interlocutori devono evidentemente essere gli abitanti dei luoghi in questione.
Certo gli egoismi particolari vanno superati, ma con il dialogo e non con i diktat. La critica sprezzante e caricaturale del NIMBY in nome dell'interesse generale fa parte della perversa manipolazione funzionale al meccanismo lobbistico che gestisce la politica separata dai cittadini.
Gli Stati e il Mercato sono ormai i due poli di un totalitarismo economicista che fa dei cittadini sovrani dei componenti di tribù da rinchiudere nelle riserve per fare passare il treno del progresso economicistico. Si può star certi che trasporterà le coperte al vaiolo per eliminare gli inutili e i fastidiosi che intralciano il processo di valorizzazione finanziario.
Bisogna riprendere la critica dell'economia politica ormai messa nel dimenticatoio e sostituita nello spettacolo dalla propaganda economicista di destra e di sinistra.
Il tema della democrazia diretta - che non esclude la delega, ovviamente necessaria quando il numero supera la dimensione locale - prevede meccanismi di revocabilità immediata che impediscono privilegi e potere. Essa non è una forma diversa di democrazia, ma l'ipotesi radicale di un cambio di paradigma nell'organizzazione sociale planetaria ancora più vasto del passaggio dall'ancien régime alla repubblica borghese.
Bisogna cominciare storicamente a descriverlo per assumerlo prima che il capitalismo azzeri definitivamente l'uomo e la sua potenziale società umana.


Sergio Ghirardi