mercoledì 7 marzo 2012

PER LA CRITICA DELL’IDIOZIA... VIRTUALE


 
Purtroppo i blog sono una cartina di tornasole sconcertante del neoanalfabetismo della società dello spettacolo al crepuscolo. Ci sono pecore e pecorelle che hanno il cagnolino incorporato e non rientrano nell'ovile perché non ne sono mai uscite. Ci raccontano, però, e soprattutto si raccontano, di mondi terribili e pericolosi da cui fuggono ogni giorno di una vita persa vanamente a guadagnarsela sempre peggio e sempre meno.
Sono gli adepti crudeli e masochisti di democrazie da incubo orwelliano che nel loro delirio masochistico descrivono come fossero paradisi terrestri dalla logica poetica e umanistica.
Per questi disperati cultori della loro stessa umiliazione, la repressione è un dono degli dei. Si compiacciono che chi osa ribellarsi venga bacchettato, picchiato, ucciso e considerano, invece, una violenza intollerabile ogni insubordinazione. Amano talmente il potere subito che inneggiano ai soprusi della pedagogia repressiva messa in atto da qualunque forza dell’ordine.
Affermano con fierezza il monopolio della violenza da parte dello Stato anziché indignarsene in nome della liberta perché questa parola è stata cancellata dal loro vocabolario di schiavi consenzienti.
I malati di personalità autoritaria sognano in segreto di farsi frustare ma non osano ammetterlo e allora sniffano il dovere come una droga e travestono la loro peste emozionale in civismo.
E' il magma di idiozia coltivata dalla cultura della merce feticizzata che rende possibile il totalitarismo che continuano a chiamare, seppure con crescente difficoltà, democrazia.
Usciremo da questa gabbia di matti votanti insieme agli indigeni del Chiapas e della Val di Susa, della Grecia e di tutta l'Europa; oltre l'indignazione, pacificamente ma pronti a resistere in tutti i modi nel nome di un rovesciamento di prospettiva che non può più aspettare, forti dei principi troppo spesso dimenticati dei diritti dell'essere umano.
Basta con i vigliacchi pronti a vendere la loro libertà per un posto sotto il tavolo degli sfruttatori. Basta con gli sfruttati che si battono tra loro con un diploma tra i denti per il tragico privilegio di poter servire i satrapi della società dello spettacolo in cambio di un misero salario.
Degli uomini e donne senza paura possono inventare un mondo consono ai nostri desideri di umanità, giustizia e godimento della vita.
Né guerrieri né martiri, non stanchiamoci di ripetercelo.

Sergio Ghirardi