lunedì 5 marzo 2012

Quella poesia di Pasolini non mi è mai piaciuta









Un militante No-Tav provoca un poliziotto in Val di Susa ed esplode un improvviso, quanto strumentale, entusiasmo per Pier Paolo Pasolini.
Quella poesia, Il Pci ai giovani!, comunque non mi è mai piaciuta. Forse perché l’immagine di quei poliziotti simili a marionette, più poveri degli altri, esclusi, umiliati, “senza più amicizia col mondo”, mi è sempre sembrata poco vicina al mio presente.
A tanti il nesso è sembrato evidente, ma quel ritratto di emarginazione cosa ha a che vedere con l’oggi? Oggi che chi difende le ragioni dello Stato è sempre nel giusto e le ragioni degli altri sono in genere velleitarie, resistenze al nuovo che avanza, difesa del proprio cortile, se non pretesti per sfoghi violenti di giovani bamboccioni e fannulloni. Oggi che bisogna per forza credere allo sviluppo illimitato, convincersi che smantellare diritti e territori ci farà stare alla fine meglio.
O forse non mi è mai piaciuto il modo in cui quella poesia è divenuta celebre: ricordata per come il poeta solidarizza con chi difende l’ordine costituito, quando probabilmente la vera provocazione fu il dito puntato contro i privilegi di chi quell’ordine lo stava contestando.  Lo smascheramento della protesta sterile di chi è “contro” per moda.
Ma quello che sta accadendo in questi giorni in Italia ha poco a che con fare con le questioni che allora sollevava quella poesia.
Dal Corriere a vari Tg il messaggio è lo stesso: Pasolini era – ma solo con riferimento a quei versi – un profeta e la sua profezia si è avverata. Aveva ragione e ora è chiaro a tutti: i poliziotti sono i buoni, chi si ribella è cattivo.
Perché? Perché un manifestante No Tav non ha usato le buone maniere per dire a un poliziotto che l’anonimato è per troppi di loro un prezioso alibi, mentre il poliziotto ha incassato gli insulti e non ha reagito.
Due uomini bastano per un giudizio su una parte, quanto sull’altra.
Basta un video – ma non uno qualunque, perché di video di No-Tav che parlano ai poliziotti ne esistono altri in rete e molto diversi – a consegnarci la Verità e a indicarci dove sta la ragione e dove il torto. Un modo efficace per non entrare mai nel merito.

Commento di Sergio Ghirardi:

Quando Pasolini scrisse quella ormai famosa lettera stavo gioiosamente partecipando all'occupazione della mia facoltà a Genova. Ricordo di avergli scritto, indignato ante litteram, per dirgli quanto la sua analisi mi sembrasse reazionaria e liberalstalinista. Allora non esistevano blog e posta elettronica ma l'uso odierno di quella lettera da comunista autoritario e bigotto mi è ancora più odiosa. E' paternalista verso i poliziotti che se scelgono di farlo, appunto scelgono, mica sono dementi analfabeti e quando fischiettano faccetta nera o l'internazionale sanno benissimo distinguere le note Quella lettera è piena di un disprezzo semi razzista verso gli studenti come se già allora all'università non ci fosssero stati anche dei proletari e dei figli di proletari. Tra quelli che occupavano le università c'erano moltissimi figli della sinistra postbellica, laica e resistenziale e il termine sinistra non era ancora stato vampirizzato dallo spettacolo quanto lo è oggi. C'erano anche dei figli della borghesia illuminata e c'era il nucleo radicale di quella minoranza di poeti della vita quotidiana cha aveva colto la vera novità dell'epoca.
L'uso improprio del concetto di classe fatto da Pasolini in quella lettera è tipico della parte più reazionaria del pensiero sedicente comunista ma effetivamente autoritario che ha attraversato l'Italia clericofascista per quasi un secolo.
La fine del movimento operaio e della società del lavoro che sta oggi tirando le cuoia era allora impensabile ai più. Eravamo pochi ad aver capito che "Ne travailler jamais" era la conditio sine qua non dell'emancipazione. Oggi è il capitale stesso che ti dice ridendo con la faccia di Monti che il lavoro è noioso, rendendo la vergogna dei sottomessi ancora più vergognosa. Se poi una parte del movimento operaio si è fatta leghista, è che il fascismo rosso continua a fare il suo lavoro e non basta credersi comunisti per non essere gli schiavi salariati consenzienti di una società di sfruttamento ignobile efinire poi per votare Bossi o Le Pen.
Un proletario che non lotta per abolire la sua condizione di proletario non è nulla, diceva qualcuno che di proletari se ne intendeva più di Pasolini, nient'altro che una funzione del capitale. Pasolini aveva una forte verve poetica più che politica e la sua pur giusta denuncia dell'alienazione crescente e del mezzo televisivo, mancava di quegli elementi di radicalità che hanno portato una fetta della mia generazione - la migliore - a rifiutare il lavoro in quanto sfruttamento e a inventarsi delle vite degne di questo nome che resteranno dei modesti esempi concreti della resistenza a questo mondo miserabile e indegno.
 

Never 8 in risposta a Sergio Ghirardi:
Compagno Ghirardi, di Pasolini non hai capito un tubo come non avevi capito un tubo allora come non hai capito un tubo oggi. Prova provata.
Voi, allora, volevate per l'Italia quello che l'URSS aveva ed era, devi esserti fatto una gran dormita dal 1989 in poi per non esserti accorto che non era poi un destino cosi' sperabile. Anche Pasolini a dire il vero e qui si', hai ragione, era piu' poeta che intellettuale.
I tuoi famosi figli della sinistra postbellica erano borghesi pure loro, dato che i padri postbellici non erano operai di massima ma gente che lavorava di testa e non faceva i conti con la fame. Il concetto di classe si enuclea se vuoi in base a 2 cose: che lavoro fa papi, quanti soldi hai in tasca? Tu dici che un operaio che non fa la lotta di classe non e' niente? Io ti dico che uno che non vive la fatica del lavoro e la miseria e' uno che gioca a fare la lotta di classe conto terzi, non uno che la fa veramente perche' non e' di quella classe.
Poi l'enorme corbelleria: rifiutare il lavoro in quanto sfruttamento. Capirei se tu avessi detto: rifiutare il lavoro dipendente. Ma rifiutare il lavoro e' osceno e parassita. La pastasciutta che mangerai a mezzogiorno e' autoprodotta o frutto del lavoro di qualcuno? E le brache e il maglione che indossi sono autoprodotti o il frutto del lavoro di qualcuno? E il computer che stai usando, magari prodotto in una fabbrica lager del sud est asiatico tipo Cina, sei stato attento che fosse prodotto non sfruttando nessuno? Se e' vero che tu rifiuti il lavoro tout court o sei un rentier, quindi un parassita capitalista, oppure sei comunque un parassita perche' qualcuno ti mantiene visto che non hai denaro tuo, e comunque sfrutti il lavoro altrui esattamente come il capitalista.
Infine il proletariato dove lo vedi? Gli operai dove li vedi? Quasi tutti sono nel terziario, prole ne hanno poca o niente, gli operai stessi hanno una mente borghese che piu' borghese non si puo', e in un certo senso Pasolini aveva pure previsto gli operai leghisti.
Sai che c'e', te lo spiego io. Allora era tutto molto bello, la liberta', la sensazione di fare grandi cose, essere giovani, un futuro migliore. Insomma un immenso rave party ma con dentro la politica. Era la moda del momento, allora non potevi fare a meno del libretto rosso e oggi dell'iphone e di allora ci sono due tipi di soggetti, i sopravvissuti che con l'apologia del 68 e del comunismo in realta' fanno l'apologia della loro gioventu', la maliconia del tempo che passa, e quelli che sono classe dirigente oggi e che sono per dirla con te gli sfruttatori. Ideologicamente e politicamente compagno che a te piaccia far finta di essere ancora giovane, permettimi, non mi interessa un tubo.
Commento di Sergio Ghirardi a Never 8:

Avevo già risposto al tuo becero commento al mio post di ieri ma almeno per il momento i moderatori se lo tengono stretto.
Eppure so disprezzare educatamente.

In sintesi, ammiro la tua passione almeno quanto trovo deliranti e inconseguenti i tuoi sillogismi pseudo politici. Non so che cosa hai letto e che cosa hai vissuto ma ci azzecchi molto poco, come direbbe un politico che sono sicuro apprezza la famosa lettera in questione e deve aver letto e capito Marx almeno quanto te. Ora non deludere la mia sensibilità, sommergimi della tua finissima dialettica, non penso che troverò la voglia di andare più lontano.
Ddavidoff in risposta a Sergio Ghirardi:
Il disprezzo e la mancanza di empatia che leggo qui, verso i poliziotti "che scelgono di farlo", e' appunto il tema centrale dello scritto di Pasolini, contro coloro che, come il commentatore, non appartengono certo al sottoproletariato, ma si autoinvestono del ruolo di difensore dei loro diritti. "L'uso improprio del concetto di classe" non e' altro che lo svelamento della realta', spogliata dei pregiudizi politici. L'analisi di Pasolini ha in se' un'onesta intellettuale ed una franchezza, che sono tra le cose migliori di quegli anni, a dispetto della sua generazione.
Commento di Sergio Ghirardi a Ddavidoff :
Il disprezzo e la mancanza di empatia verso i ruoli mercenari di difesa del potere dominante l'assumo effettivamente ma cio non m'impedisce di discutere con preti e poliziotti rispettando la parcella di umanità che, malgrado tutto, li abita. Naturalmente se non mi manganellano o non mi bruciano su un rogo.
"...contro coloro che, come il commentatore, non appartengono certo al sottoproletariato, ma si autoinvestono del ruolo di difensore dei loro diritti" è una frase incasinata e poco comprensibile oltre le singole parole e lascia adito a interpretazioni diverse. Chi sono i sottoproletari e perché appaiono qui ? I poliziotti, come hai ben capito, mica li difendo. Gli studenti? Boh! Mistero. Certo io mi autoinvesto della difesa dei miei diritti individualmente come individuo singolo e collettivamente come individuo sociale. E allora?
L'uso improprio del concetto di classe e e lo svelamento della realtà senza pregiudizi politici sono due cose diverse. Non c'è alcun bisogno del primo per praticare il secondo. Anzi capire il senso dei concetti è una base inderogabile di ogni filosofia ma anche più modestamente di un discorso ragionevole e non contradditorio.
Quanto al giudizio sull'analisi di Pasolini ti appartiene il tuo quanto a me il mio. Que te vaya bien..