martedì 6 marzo 2012

primo consigliere "espulso" dal M5S




Non sono molto addentro alla questione oltre le letture assidue e qualche contatto personale. Non sono il militante di niente, ma se come mi pare evidente il M5S ha per vocazione esplicita di essere e restare un contenitore informale, espressione di una sensibilità critica della corruzione della politica, dello svuotamento della democrazia e della forma partito, mi pare logico che un tentativo di formalizzazione partitica si faccia al di fuori del M5S.
Tutta la polemica mi pare falsa perché chi vuole incontrarsi tra persone reali -ottima cosa in sé - può e deve farlo a partire dalle motivazioni di questa volontà, non annettendosi tutta la struttura simbolica di un movimento politico nato come pungolo verso una democrazia diretta ancora inesistente. Almeno, in questo io vedo l'interesse sia pur confuso di questo movimento.
La tendenza a diventare partito è un vecchio demone di tutti quelli che nella storia moderna hanno provato a cambiare una società. Il partito è un limite rassicurante e una macchima da guerra implacabile. Peccato che non serve ad abolire il potere ma a prenderlo.
Il problema dell'organizzazione e la sua trasparenza sono sempre al cuore della lotta politica e del rischio di essere recuperati alle manipolazioni e agli intrallazzi di corridoio e di gabinetto (nel senso di toilette).
Il partito bolscevico ha seguito questo itinerario per diventare l'unico partito, anzi il partito unico. Alla faccia dei soviet che prima ha osteggiato poi annesso come un logo pubblicitario svuotato di significato.
Che non si voglia andare in quel senso disastroso per i popoli e per la democrazia mi sembra una preoccupazione saggia. Grillo per me conta solo uno e zero rispetto alla mia autonomia di pensiero ed azione. Non so se siamo già alla “vera scissione del M5S”, ma chiunque deve poter sviluppare in piena autonomia le sue tendenze.
Anziché di espulsione parlerei dunque di scissione necessaria perché ognuno continui ad avere o ritrovi la propria libertà d'azione.
L'annessione ideologica di un logo è invece una squallida operazione pubblicitaria da biechi elettoralisti che va chiaramente denunciata.
La forza di un movimento come il M5S dovrebbe essere quella di non essere necessario per fare politica ma indispensabile per unirsi nello spazzare davanti alla propria porta e magari anche davanti a quella del vicino.
Chi sogna un partito può prendere il suo sogno per una realtà e praticarlo, oppure uscire dall'incubo e operare politicamente per porre la vera questione sociale radicale; democrazia spettacolare o democrazia diretta?
Tutto il resto arriva dopo. Se con o senza Grillo, a mio avviso (e, mi auguro per lui, anche di Grillo) poco importa, se non per Grillo, beninteso.
Tre grilli in una sola frase, che sia culto della personalità? Meglio diffidare delle complicità tra genovesi!
Sergio Ghirardi