mercoledì 28 marzo 2012

LA TERZA VIA




La situazione politica attuale concerne ormai tanto ogni diversa situazione locale che la dimensione planetaria. Ognuno può leggerla a partire dalla sua situazione particolare ma alcuni insegnamenti generali ci riguardano tutti e comunque.
Ciò pone secondo me, la questione di un altro approccio alla politica, all’organizzazione della resistenza e alla questione sociale che abbiamo forse perduto di vista nel trasloco forzato e ininterrotto fin dalla sconfitta vittoriosa del maggio 68 e dintorni.
Le considerazioni seguenti vengono da lontano, ma mi sembrano oggi più centrali che mai:

1) La democrazia rappresentativa è l’appropriazione del potere politico degli individui, ribattezzati elettori da parte di chi ha deciso di  rappresentarli. Il voto funge da legittimazione formale dei “padroni” e garantisce al contempo la separazione permanente tra la soggettività individuale e ogni potere politico.
La democrazia rappresentativa segue il corso dello sviluppo borghese originario passando dalla funzione di compromesso e di arbitrato tra borghesi in conflitto aperto tra loro al ruolo di strumento di uno Stato centralizzato (“è la mia natura” direbbe lo scorpione di Orson Welles) nelle mani di una burocrazia che esercita il potere nel quadro formale della democrazia rappresentativa (In Italia del quadro formale non resta che la cornice risicata per mari e monti dalle termiti mafiose).

2) La burocrazia, oltre che del lavoro di stabilizzazione e mantenimento dell’economia come forza separata, si occupa di livellare politicamente le classi sociali per garantirne la permanenza formale. Essa razionalizza la riduzione di ciascuno, in seno all’economia, a delle variazioni del ruolo di consumatore.
Non c’è miglior modo di preservare la povertà che piangere i poveri.

3) Siccome la burocrazia maschera questa vita vergognosa opponendole un discorso retorico d’emancipazione, la povertà dell’esistenza diventa visibile e tabù nello stesso tempo. La denuncia di un tale misfatto è accusata subito di mancanza di pragmatismo dai credenti eccitati che s’accontentano del pragmatismo spettacolare di girotondi militanti.

4)Il ruolo storico dei proletari che siamo è di realizzare il progetto dell’ultima classe della storia in una fase terminale del capitalismo ancorato all’interclassismo dello spettacolo e all’opposizione di caste integrate nel totalitarismo produttivista.
Gli operai favorevoli al nucleare non sono niente se non una funzione morbosa del capitale.

5) Che sia borghese o burocratica, di destra o di sinistra, la classe dominante fa l’esperienza della parcellizzazione dell’esistenza come una conferma della sua esistenza: la parcellizzazione è il suo potere ed è questo potere che dà ai dominanti l’apparenza di un’esistenza umana. Mentre i “socialisti” di ogni bordo ne gestiscono la miseria, il proletariato fa l’esperienza della parcellizzazione come realtà di un’esistenza disumana e conferma della sua impotenza.
Proletario è chi non ha nessun potere sulla propria vita e LO SA.

6) Il potere del proletario s’esprime nella democrazia diretta. Il delegato di una democrazia diretta appare quando il potere politico dell’individuo non è più separato dal suo potere sociale. Nessuno detiene il potere sociale o politico altrui.



7) I Consigli operai sono stati mistificati storicamente dalle controrivoluzioni del comunismo autoritario. Diventati Consigli di autogestione generalizzata della vita quotidiana nel maggio 68, sono stati abbandonati dal gauchismo seduto sulla sconfitta permanente del proletariato, da una sinistra alternativa all’altra.
La ripresa del movimento verso l’emancipazione ricomincerà là dove il vecchio movimento si è fermato.

(Tra riflessione, traduzione e détournement) Sergio Ghirardi