La situazione politica attuale concerne ormai tanto ogni
diversa situazione locale che la dimensione planetaria. Ognuno può leggerla a
partire dalla sua situazione particolare ma alcuni insegnamenti generali ci
riguardano tutti e comunque.
Ciò pone secondo me, la questione di un altro approccio
alla politica, all’organizzazione della resistenza e alla questione sociale che
abbiamo forse perduto di vista nel trasloco forzato e ininterrotto fin dalla
sconfitta vittoriosa del maggio 68 e dintorni.
Le considerazioni seguenti vengono da lontano, ma mi
sembrano oggi più centrali che mai:
1) La democrazia rappresentativa è l’appropriazione del
potere politico degli individui, ribattezzati elettori da parte di chi ha
deciso di rappresentarli. Il voto funge
da legittimazione formale dei “padroni” e garantisce al contempo la separazione
permanente tra la soggettività individuale e ogni potere politico.
La democrazia rappresentativa segue il corso dello
sviluppo borghese originario passando dalla funzione di compromesso e di
arbitrato tra borghesi in conflitto aperto tra loro al ruolo di strumento di
uno Stato centralizzato (“è la mia natura” direbbe lo scorpione di Orson
Welles) nelle mani di una burocrazia che esercita il potere nel quadro formale
della democrazia rappresentativa (In Italia del quadro formale non resta che la
cornice risicata per mari e monti dalle termiti mafiose).
2) La burocrazia, oltre che del lavoro di stabilizzazione
e mantenimento dell’economia come forza separata, si occupa di livellare
politicamente le classi sociali per garantirne la permanenza formale. Essa
razionalizza la riduzione di ciascuno, in seno all’economia, a delle variazioni
del ruolo di consumatore.
Non c’è miglior modo di preservare la povertà che
piangere i poveri.
3) Siccome la burocrazia maschera questa vita vergognosa
opponendole un discorso retorico d’emancipazione, la povertà dell’esistenza
diventa visibile e tabù nello stesso tempo. La denuncia di un tale misfatto è
accusata subito di mancanza di pragmatismo dai credenti eccitati che
s’accontentano del pragmatismo spettacolare di girotondi militanti.
4)Il ruolo storico dei proletari che siamo è di
realizzare il progetto dell’ultima classe della storia in una fase terminale
del capitalismo ancorato all’interclassismo dello spettacolo e all’opposizione
di caste integrate nel totalitarismo produttivista.
Gli operai favorevoli al nucleare non sono niente se non
una funzione morbosa del capitale.
5) Che sia borghese o burocratica, di destra o di
sinistra, la classe dominante fa l’esperienza della parcellizzazione
dell’esistenza come una conferma della sua esistenza: la parcellizzazione è il
suo potere ed è questo potere che dà ai dominanti l’apparenza di un’esistenza
umana. Mentre i “socialisti” di ogni bordo ne gestiscono la miseria, il
proletariato fa l’esperienza della parcellizzazione come realtà di un’esistenza
disumana e conferma della sua impotenza.
Proletario è chi non ha nessun potere sulla propria vita
e LO SA.
6) Il potere del proletario s’esprime nella democrazia
diretta. Il delegato di una democrazia diretta appare quando il potere politico
dell’individuo non è più separato dal suo potere sociale. Nessuno detiene il
potere sociale o politico altrui.
7) I Consigli operai sono stati mistificati storicamente
dalle controrivoluzioni del comunismo autoritario. Diventati Consigli di
autogestione generalizzata della vita quotidiana nel maggio 68, sono stati
abbandonati dal gauchismo seduto sulla sconfitta permanente del proletariato,
da una sinistra alternativa all’altra.
La ripresa del movimento verso l’emancipazione
ricomincerà là dove il vecchio movimento si è fermato.
(Tra
riflessione, traduzione e détournement) Sergio Ghirardi