domenica 4 marzo 2012

No Tav? La violenza è figlia dell’impotenza




per l'immagine si ringrazia Micromega

Mettere un lavoratore contro l’altro, è questo il gioco. Non è nuovo. Si chiama “divide et impera”. La Sitaf che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia, mette 150 dipendenti in cassa integrazione. E dà la colpa alle manifestazioni dei No Tav. Il turismo da neve in Val di Susa è in calo, e la Federalberghi se la prende con le manifestazioni dei No Tav: gli italiani guardano i tafferugli in tv e rinunciano ad andare a sciare.
E se invece si trattasse del prezzo della benzina, del costo delle autostrade, della scomparsa dei risparmi, della paura di spendere? Macché. Sono stati i No Tav. Quella banda di poveri illusi che, da anni, chiedono di essere ascoltati. Perché, guardi, signora mia, il ministro Cancellieri adora l’idea del dialogo, ce l’ha proprio nel dna, ma la decisione è di “non rinunciare al Tav”. Ed è già stata presa.
C’è da stupirsi se la comunità dei cittadini, che quella linea ferroviaria non la vuole, né nel suo “backgarden” né, in assoluto, nel Paese, tira due sassi, reagisce alla presenza massiccia della polizia, blocca un’autostrada? La violenza, da tutti ordinatamente esecrata a parole, come in un mantra, è quasi sempre figlia dell’impotenza. È quando nessuno ti ascolta, che alzi la voce.
Lidia Ravera

Commento di Sergio Ghirardi:
Sui blog come in televisione la barbarie becera di certi commenti fa venire la pelle d'oca. I violenti di ogni obbedienza sono dei malati, degli appestati emozionali. In una società civile si dovrebbero aiutare, curarli educandoli a un'umanizzazione che evidentemente ha fallito. Ottusità e violenza fanno entrambe pensare che c'è ancora posto per il fascismo tra gli optional dei servitori volontari. Il poliziotto che spacca teste fischiettando faccetta nera e l'arrabbiato serial killer che spedisce pacchi bomba sono i sintomi di una società in decomposizione da lunga data. La base della società capitalista è malata di peste emozionale ma anche i leader spesso ne sono il degno corollario.
Berlusconi ha offerto generosamente al mondo la sua patologia per un ventennio, ma Ieri sera a Servizio pubblico è stato Bersani a dar prova di un'irresponsabilità che mi ha colpito. I burocrati liberalsocialisti sono davvero alla canna del gas se per ritrovare un po' di consenso sono ridotti a sventolare paure e fantasmi del passato. Pazienza se qualche anonimo più disturbato che ignorante esprime un mix di odio e paura verso tutto ciò che non è conforme. La personalità autoritaria diffusa trova adepti inconsci a ogni angolo di una vita quotidiana umiliata. Ma che il capo del partito che si pretende l'erede del movimento operaio amalgami tutta la sensibilità libertaria e anarchica alle sparute frange di deliranti che mandano pacchi bomba è un insulto alla storia, alla verità e all'intelligenza. Malgrado il suo passato di chierichetto e la sua carriera da burocrate nel partito e nelle istituzioni, Bersani manteneva fino all'altroieri una patina di buon senso conviviale e di rispettabilità superficiale. Ieri è sembrato depresso e sull'orlo di una crisi di nervi, interpretando in modo paranoico il discorso di Travaglio che non lo ha affatto indicato al pubblico ludibrio se non a posteriori, ipotizzandone giustamente la coda di paglia.
In sintesi sarebbe meglio che dalla base della mandria fino ai cowboys della politica si distinguesse l'esercizio del fondamentale diritto di opinione dagli eventuali fatti criminali di aggressioni e violenze agli individui. Si può non essere libertari, odiare la libertà e amare il liberalismo o addirittura sognare di mettere tutti in galera. Ognuno ha il diritto alla propria orribile idiozia ma non può inventare dal nulla quella degli altri.
A forza di gridare al terrorista lo si evoca e lo si invita ad apparire. E forse è quello che si vuole: piazza Fontana docet! Bersani non dovrebbe dimenticare mai che le Brigate Rosse furono un moralismo estremista  di origine leninista e che i libertari da sempre si sono battuti contro il nichilismo di stile marxistaleninista. Certo l'anarchismo ha una forte componente pacifista ma una sua frangia fortemente minoritaria  include la violenza. Come nel PD ci deve essere una frangia, non so se minoritaria, di persone oneste che non vanno confuse con i ladri. Vero Bersani?
Il Bersani vede insurrezionalisti assatanati dappertutto proprio come il suo collega di merende nell'appoggio a Monti vede comunisti dappertutto. E' lo stesso livello di becerismo poliziesco autoreferenziale che prima incrimina e poi analizza i fatti, alla faccia della presunzione d'innocenza. Ognuno è responsabile dei suoi atti ma solo  dei bugiardi e dei  perversi possono fare processi alle intenzioni sprovvisti della minima prova  Chi fa questo per interesse è un essere putrido, se invece è in buona fede è un idiota. Ora, come diceva il piccolo padre dei popoli che ha probabilmente influito insieme a comunione e liberazione sulla formazione giovanile di Bersani, gli idioti sono sempre utili a qualcuno, ma mai, aggiungo io, a cambiare il mondo in meglio rendendolo più umano.