Subito dopo la sparatoria che ha ucciso quattro
persone, tra cui tre bambini, la politica, ufficialmente, sospende la campagna
elettorale. Sia Sarkozy che Hollande però sono giunti sul posto quasi subito
Era inevitabile: la tragedia di Tolosa è piombata come un macigno sulla
campagna elettorale delle presidenziali francesi. A un mese dal primo turno, la
morte di quattro persone, fra cui tre bambini, alunni di una scuola ebraica, si
è tradotta in un vero shock per i francesi. Le forze dell’ordine pensano a un
“lupo solitario”: a un pazzo, privo di implicazioni politiche apparenti nelle
sue gesta. Ma i politici, quelli di professione, candidati e non, si sono
impossessati della vicenda. Fra dolore sincero e strumentalizzazioni possibili.
Che sono sempre in agguato.
Nicolas Sarkozy da
candidato è ridiventato Presidente. E’ accorso subito sul posto, parlando di
“tragedia nazionale”. E assicurando che: “L’odio non vincerà. La Repubblica è
molto più forte”. Sarkozy è apparso commosso e fermo al tempo stesso. I
politologi già ricordano che sa dare il meglio di se stesso in questi
frangenti: sa parlare alla “gente”, sa usare le parole giuste, sa essere
unificatore. E se il contesto lo aiutasse per risalire nei sondaggi? Gli ultimi
lo indicano ancora al secondo posto al primo turno, dietro a Hollande. Anche se
il divario tra i due si sta assottigliando.
Pure il candidato socialista sta accorrendo a Tolosa. In un comunicato ha
espresso il suo cordoglio: “Questo atto, il cui carattere antisemita è evidente
e abietto, colpisce delle famiglie in quello che hanno di più caro, i loro
figli, e fa gravare un profondo lutto sulla nazione”. Anche Sarkozy e altri
politici di ogni colore parlano di “antisemitismo”. Non per essere cinici, ma
ricordiamo che la Francia ha una vasta e potentissima comunità ebraica,
costantemente corteggiata a ogni elezione.
Perfino Marine Le Pen ha puntato il dito contro “questa
sparatoria criminale”. E ha chiesto “ai poteri pubblici di fare tutto il
possibile per impedire un nuovo dramma”. Gli inquirenti, in effetti, ritengono
che il killer sia lo stesso che nei giorni scorsi ha ucciso per strada, a
freddo, tre paracadutisti francesi. Nessun riferimento all’antisemitismo supposto
dell’ultima tragedia da parte della Le Pen, che, comunque, ha voluto reagire al
più presto. Le “frecciate” tipiche contro gli ebrei del padre non fanno parte
del suo repertorio. Anzi, Marine Le Pen sta cercando di fare di tutto per
ricucire con la comunità e con Israele, dove si è addirittura recata negli
ultimi giorni.
“Campagna sospesa” titola a caratteri cubitali in queste ore il sito
Huffington Post, realizzato in collaborazione con Le Monde. E così si esprimono
politici ed esperti. Ma siamo davvero sicuri che in queste ore la campagna per
le presidenziali sia stata sospesa?
Il fatto del 19-3-2012, Leonardo Martinelli
Commento di Sergio Ghirardi:
Non sono un complottista. Non credo, cioè, che tutto sia
prodotto da una manipolazione totalmente controllata dal potere per ottenere i
suoi scopi.
Le religioni monoteiste e i
comunitarismi vari producono ancora e sempre un brodo di coltura favorevole
alla barbarie oscurantista e alla struttura caratteriale fobica (e dunque
fascista, nel senso della psicologia di massa, qualunque ne sia il colore e
l'ideologia).
Se qualche atto terrorista è
stato chiaramente inventato dal potere (Piazza Fontana docet) molto spesso non
c'è che da lasciare esprimere l'alienazione trionfante come nel caso di Tolosa.
Uccidere bambini per una sedicente vendetta di altri bambini morti è una tale
barbarie che rende vergognoso lo stesso fatto di commentarla.
A ogni elezione, però, e in
particolare in Francia, qualche episodio mostruoso finisce per indirizzare
l'irrazionale collettivo verso un raccapricciante abbraccio tra dominati e
dominanti. Nel 2007 la campagna elettorale si è conclusa con lo spot del volto
tumefatto di un vecchio aggredito e picchiato da malavitosi abbronzati, direbbe
lo statista bongo bongo.
Vedere ora Sarkozy avvolto nel
tricolore di una patria unita nel dolore quando è l'uomo della ricchezza
sfottente la povertà che cresce, è l'essenza stessa di quella che i
situazionisti definivano già mezzo secolo fa la società dello spettacolo.
Eppure, noterà qualcuno amante della normalità, non fa che quel che il suo
ruolo prevede. E' vero, nella rappresentazione attuale della società
l'alternativa non esiste e i fatti funzionano per invitare i confusi e i
paurosi a stringersi a coorte tra le gonne della patria.
Lo spettacolo dunque non è solo
la televisione o i media che pure lo servono come tirapiedi. Una tale lettura
miope e ingannevole è quella preferita dagli stessi giornalisti analfabeti che
lo servono ma lo spettacolo è molto più capillare: è l'insieme dei rapporti sociali
mediati dalle immagini e dal discorso elogiativo che la società dominante tiene
su se stessa per incatenare i suoi schiavi, liberi e democratici, naturalmente.
Senza ombra di dubbio, dopo la
tragica diversione di Tolosa la campagna riprenderà falsa e manipolatrice come
prima e i francesi si troveranno a scegliere tra il nucleare socialcomunista e
il nucleare liberalfascista, proprio quando a Fukushima il rischio
d'irradiazione planetaria è altissimo (vedi la situazione della piscina del
reattore n4) ma nessuno ne parla più, mentre le lobby di governo e
d'opposizione - funzionanti in Giappone come in Val di Susa - decidono sulla
pelle dei giapponesi che il business nucleare potrà ricominciare a dicembre
come se nulla fosse.
Solo un risorgimento planetario in nome dell'umano e dei suoi diritti ci
potrà ormai salvare dai mari radioattivi giapponesi, dal plat pays europeo e
dai monti banksters italiani.